Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
CAGNOTTO
Giorgio Torino 2 giugno 1947. Dopo Klaus Dibiasi, il più grande tuffatore italiano di tutti i tempi. Medaglia d’oro agli Europei del 70, una medaglia d’argento e una di bronzo alle Olimpiadi del 1972, un argento alle Olimpiadi del
1976, un bronzo ai Mondiali del 78 e un altro bronzo alle Olimpiadi del 1980.
Si è ritirato nel 1981 • è il padre e l’allenatore di Tania Cagnotto • «Si chiamava Franco - è diventato Giorgio a gradi, molti nel Piemonte vengono battezzati con un certo
nome, per esempio in omaggio al nonno, però ne assumono progressivamente un altro che vince, magari in omaggio ad uno zio
-, la storia dicevamo data all’inizio degli anni Cinquanta, quando nella sua Torino c’erano molti tuffatori bravi, da Lino Quattrin a Marisa Zambrini a Laura Conter,
e facevano capo ideologicamente a un volatore anteguerra, Renzo Rustichelli
detto il Rustica, l’omologo a Torino dell’americano a Roma Alberto Sordi, piemontese speaking e California dreaming. Il
Rustica ormai vecchio per far gare chiudeva le riunioni col suo numero, cioè volava in acqua vestito da clown dal lucernario della piscina comunale coperta,
lanciando un grido di finto terrore, ed in braccio teneva un bambinetto che si
prendeva tanti applausi. Il bambinetto era Franco/Giorgio Cagnotto, lì per via dello zio che era (ed è, mentre il Rustica non c’è più) Quattrin, il quale aveva deciso che se uno non comincia a volare in acqua da
bambinetto poi si prende strane paure. Molti anni dopo, nel pieno della sua
grande carriera di campione di tuffi, Giorgio (ormai sparito Franco) ci diceva
che quei voli da bambinetto lo avevano segnato, nel senso che sempre aveva
preferito il trampolino da 3 metri alla piattaforma da 10, frequentata sì ma con qualche timore. Le gare lo avevano fatto cittadino del mondo e di
Bolzano, dove si allenava con l’amico-rivale Klaus Dibiasi, plurimedagliato, baciato dagli dei della classe
pura, angelo biondo tanto quanto lui era diavolo bruno, e dove si è trasferito definitivamente sposando una tuffatrice altoatesina, Carmen
Casteiner, lei sì specialista dai 10 metri. Tempi in cui c’era una Federnuoto povera e allegra corte dei miracoli: l’allenatore dei tuffi, un tedesco, aveva perso in guerra una gamba, il capo
ufficio-stampa sempre in guerra un braccio, il segretario era senza un occhio,
idem il capo dei giudici di gara. Dibiasi e Cagnotto dominavano Olimpiadi ed
Europei, i colleghi stranieri ci chiedevano quanti facevano tuffi in Italia,
noi dicevamo due, “due milioni?”, no due, Dibiasi e Cagnotto» (Gian Paolo Ormezzano).