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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BUSI Aldo Montichiari (Brescia) 25 febbraio 1948. Scrittore • Come dice lui di se stesso: «Il più grande scrittore italiano»

BUSI Aldo Montichiari (Brescia) 25 febbraio 1948. Scrittore • Come dice lui di se stesso: «Il più grande scrittore italiano». Come dicono i suoi numerosi nemici: «Scrittore omosessuale» • Grande dimestichezza col mezzo televisivo dove non ha avuto difficoltà ad apparire anche in forma di vamp. Da ultimo ha tenuto una rubrica culturale all’interno della trasmissione Amici di Maria De Filippi • «Io sono sempre stato una celebrità, tanto che poi mio padre mi pestava a sangue con la cinghia. A tre anni e mezzo ero in ospedale per otite o chissà, e da solo scavalcai il cancello e me ne tornai a casa. Se ne parlò per giorni, in paese. Ne avevo sette o otto e percorrevo il tratto dalla tabaccaia al sagrato danzando sulle punte, in odio a chi andava in chiesa. Ero già scandaloso. Io sono sempre stato un grande scrittore, i miei temi circolavano alle elementari anche fuori dalla mia classe» • «Si pensa alla nota di Piero Bertolucci che mancava alla prima edizione di Seminario sulla gioventù del 1984 e che ha cominciato ad apparire in tutte le numerose ristampe Oscar: racconta di come un giorno nell’ufficio dell’Adelphi in centro a Milano, apparve il ragazzo del bar Pinguino di via Verri, un diciassettenne alto e ricciolino. “Il grembiule bianco era legato quasi sotto le ascelle, la sinistra teneva, vicino alla spalla, un vassoio con alcuni bicchieri vuoti e cinque bottigliette di Campari Soda, anch’esse vuote... Con la destra mi porgeva un dattiloscritto enorme...”. Seminario sulla gioventù allora era intitolato Il Monoclino e l’editore lesse quasi tutte le 500 pagine fitte, “stupefatto di trovarmi davanti ogni tanto, nella farragine indescrivibile di quella colata di parole, una pagina perfetta, magistrale”. Era il 1965 e le pagine magistrali con tutto il resto furono pubblicate nel 1984, proprio dall’Adelphi, ma intanto erano passati 19 anni, e la vita si era accumulata, con tutto il suo patire, su quello che da grazioso giovinetto capace di rossore, concupito da commesse e professionisti, si era trasformato in un bell’uomo di 36 anni che ne aveva viste di ogni colore in mezzo mondo, ma di lì non si era mosso: uno che scrive tutta la vita, anche se barista, è uno scrittore, e alla fine anche i più riluttanti tra gli editori (troppo rumore, troppa estraneità, troppa alterigia, troppo talento, troppi sberleffi, troppo dispettoso esibizionismo) dovettero cedere. Prima Adelphi, poi Mondadori» (Natalia Aspesi) • «Per Seminario sulla gioventù Calasso mi diede un anticipo di 800 mila lire, un furto: quel primo romanzo l’avevo cominciato a 14 anni e riscritto 14 volte bruciando a poco a poco tutte le stesure, perché sono un piromane. Una settimana dopo portai all’editore, finito, Vita standard di un venditore provvisorio di collant, ed ero già alla fine del terzo e a metà del quarto romanzo» • «Quel che ricordo nitidamente dell’infanzia e giovinezza sono la mia esaltazione psichica ed erotica, la rabbia, l’odio, il desiderio di vendetta. Li ho dentro ancora, intatti. Se penso al passato, sento solo salire un fuoco dallo stomaco che morirà con me» • «Scrivo, e quando non ho niente da scrivere dormo e vegeto sino a che non riprende la mia splendida, autistica tempesta: non incontro, non vedo, non partecipo, esco di media una volta ogni tre settimane. Sono un cittadino esemplare perché la disonestà porta via troppe energie psichiche e perché l’onestà, essendo più sbrigativa, tiene alla larga gli scocciatori. Non ho amici, solo conoscenti: non ho amanti, né fissi né passeggeri» • «Non è mio lettore chi interpreta le mie opere sotto una luce autobiografica, poiché io, sempre e anche se decido di farmi punto di vista letterario, smetto di esistere come uomo quando scrivo. Io ho scritto dei capolavori assoluti nella storia dell’umanità servendomi di me non più e non di meno che dell’io di tutti gli altri, mica pagine di diario: quasi ogni mia opera è l’autobiografia di un altro, di ogni altro che non sono io e nel quale non mi identifico per cultura, linguaggio, morale, tic, eccetera» • L’ultima opera si intitola Bisogna avere i coglioni per prenderlo nel culo (Mondadori 2006). La manchette che pubblicizzava il libro, comparsa sulla prima pagina del Corriere della Sera, ha suscitato le proteste dell’Associazione Consumatori e dello stesso Comitato di Redazione del giornale, che si sono detti offesi da quell’inserzione e hanno sostenuto che il giornale avrebbe dovuto rifiutarla.