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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BRIATORE

Flavio Cuneo 12 aprile 1950. Manager di Formula 1. Con la Benetton ha conquistato il
mondiale piloti (Michael Schumacher) nel 94 e nel 95, attualmente alla Renault,
ha condotto Alonso al titolo 2005. Inventore e proprietario della discoteca più amata e più detestata dell’estate italiana, il Billionaire, in Costa Smeralda. È noto anche per le fidanzate: Naomi Campbell, Heidi Klum ecc. «Io creo posti di lavoro e passo per essere quello farfallone. In Italia invece i
manager bravi sono quelli che hanno inventato la cassa integrazione»
• L’ultima di queste fidanzate È Elisabetta Gregoraci, coinvolta nello scandalo detto “vallettopoli” che ha colpito il portavoce di Fini Salvatore Sottile (luglio 2006). Briatore l’ha difesa a spada tratta, dichiarandosi pronto a dare in suo onore una festa
faraonica con promessa di matrimonio. S’È poi portato in barca a Porto Cervo anche i genitori di lei, mamma Melina e papà Mario, nonché la sorella Marzia e ha lasciato che i fotografi scattassero
• È il geometra più famoso d’Italia: «Ho preso il diploma di geometra da privatista, dopo essere stato bocciato due
volte, in seconda e in terza, nell’istituto pubblico. Non me ne fregava niente, avevo scelto quella scuola perché qualcuno mi aveva detto che era la più facile. Alla maturità ho presentato come tesina il progetto di una stalla, quando sono diventato un
manager di successo, quindi antipatico a molti, hanno detto che all’entrata della stalla avevo disegnato anche i gradini. È una balla»
• «Può non essere d’accordo, eppure incarna e porta fino all’estrema conseguenza la legge filosofica che viene chiamata il rasoio di Occam.
Il principio che prese il suo nome da quello di un aristotelico francescano del
1300 dice: “Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem”, non bisogna presumere che esistano più cose del necessario. Briatore ha asciugato il concetto all’essenziale. L’unica cosa che gli È necessaria È il denaro. Tutte le altre sono semplicemente delle derivate. “I soldi - dice - servono a pagare i dottori”. Deve essere un proverbio contadino ereditato dal nonno o dal padre, e portato
giù dalle montagne piemontesi dov’È nato. Malvolentieri» (Dario Cresto-Dina) • È cresciuto a Verzuolo, un paese del Saluzzese a 462 metri sul livello del mare
conosciuto per le cartiere Burgo. I genitori erano insegnanti elementari a
Montaldo di Mondovì • «Se nasci in mezzo al Congo mica vorrai dire di essere stato fortunato. Io non
sono nato in Congo, ma tra quelle montagne già da bambino avvertivo un certo malessere, sentivo che ero uno senza radici.
Quando mi domandavano che cosa volessi fare da grande, se il pompiere, l’avvocato o il notaio, rispondevo che volevo prima di ogni altra cosa andare via
di lì, da quelle asperità, da quelle fatiche, da quei sacrifici» • «La carriera di Briatore comincia al servizio di Attilio Dutto, finanziere di
Cuneo che negli anni Settanta rileva la Paramatti (azienda di vernici un tempo
nell’orbita di Michele Sindona) e che nel 1979 muore nell’esplosione della sua macchina. Briatore si sposta a Milano, dove viene
considerato un discografico, forse perché gira con Iva Zanicchi, e dove finisce per la prima volta sui giornali come
imputato nella leggendaria truffa ai danni di ricchi e ingenui giocatori d’azzardo. Gli sequestrano una agendina in cui c’È pure il numero di telefono della G & G dei mafiosi John Gambino e Tony Genovese, a New York. Decine di personaggi più o meno celebri, dal cantante Pupo a Gianfranco Castiglioni della Cagiva,
perdono un sacco di soldi in partite a carte truccate. Briatore, che È tra quelli che convince i potenziali polli a sedersi al tavolo verde, spesso a
casa sua a Milano, È condannato prima a Bergamo nel 1984 (un anno e sei mesi) e poi a Milano nel
1986 (tre anni). Non va in carcere perché se la svigna ai Caraibi e poi beneficia di un’amnistia. Tra i due processi, il suo nome finisce pure nelle indagini che
portano in galera il libico Gabriel Tannouri, accusato di commerciare materiale
per confezionare piccole atomiche. A depositare azioni delle Generali a
garanzia del finanziamento dell’operazione, presso la banca Lambert, sarebbero stati Achille Caproni e Flavio
Briatore. Il quale oggi dice: “Parliamo di cose di tanti anni fa. Da giovani si può sbagliare. Poi ci si ravvede, no?”» (Maurizio Maggi)
• Arrivò in Formula 1 da perfetto sconosciuto: «All’inizio mi guardavano tutti storto. Non avevo esperienza e si diceva che era un
mondo difficile, per geni. Dopo qualche giorno ho telefonato a Luciano Benetton
e gli ho detto: “Mi sa che questi li battiamo tutti”. E così È stato» • «Vincere in F1 È facile, basta avere elasticità e inventiva, È molto più complicato vendere magliette Benetton a New York» • «Faccio parte anch’io del made in Italy che ha successo nel mondo, l’unica differenza È che mi sono imposto all’estero, non nel mio paese. Sono un grande prodotto d’esportazione» • «Più di tanti altri incarna i modelli culturali del centrodestra, È un esempio di successo. Chioma brizzolata, sangue freddo, eterna abbronzatura,
sfolgorante capacità comunicativa, disinvoltura etica ai limiti della spregiudicatezza, accentuata
ibridazione linguistica in direzione anglo-italiana, dal “team manager” Benetton al “soft drink” del Billionaire, dove peraltro una piccola acqua minerale pare che costi 25
euro. Viene quasi dal nulla, Briatore, e un po’ come Toni Renis ha avuto quasi tutto, secondo un archetipo sociale e perfino
antropologico che in Berlusconi vibra al massimo della sua compiuta risonanza.
Più che per le corse automobilistiche, dove pure ha ottenuto diverse coppe e
vittorie, milioni di maschi italiani hanno imparato a conoscerlo sotto la
spinta insieme misera e potente dell’invidia - altro sentimento che il Cavaliere rinfaccia spesso ai suoi nemici -
per via del tempestoso flirt con Naomi Campbell. Ma anche ora che la Venere
Nera non c’È più - e lui probabilmente È il primo a compiacersene - Briatore resta certamente inviso a una parte della
popolazione per il contesto entro cui si muove e opera; una cornice che via via
si riempie di affari, immagine, marketing, ma anche di barche lussuose, feste
un po’ volgari, accessori pacchiani, agguati di paparazzi, limousine, gorilla,
iper-modelle e astuta beneficenza, tra Londra e Saluzzo, il Kenya e la Costa
Smeralda. Come pochi altri vive in pubblico il proprio privato» (Filippo Ceccarelli)
• «Lo si può trovare in ufficio di mattina come a sera tardi senza che sbandieri in giro il
suo stakanovismo. Anzi, il Briatore noto, su cui i suoi nemici (tanti)
spettegolano, È quello esagerato e modaiolo del Billionaire. Attività cui dedica poco tempo e ancor meno presenze, ma che gli rende molto sul piano
della popolarità» (La Gazzetta dello Sport) • «Il Billionaire È il sogno di migliaia di italiani, e funziona come una sorta di paradiso
terrestre: a cerchi sempre più esclusivi. Nel primo, si accede abbastanza facilmente e si può soltanto ballare. Nella seconda cerchia, i fortunati che possono sedere al
ristorante, selezionati con cura da guardie del corpo e addetti alle pubbliche
relazioni. Nella terza, c’È una piccola pista da ballo che si stringe attorno al trono di Briatore, un
posto dove può sedere solo lui… E la sera, in centinaia, partono come per una gita: “andiamo a vedere chi entrerà al Billionaire”. Il dio dell’estate sarda sa perfettamente di avere azionato un meccanismo infernale. E ride:
“In vacanza È giusto vivere alla grande, giocare, uscire dalla tristezza e dal grigiore della
vita vera. Ero anche io uno di quei ragazzi che andavano in Sardegna per vedere
le barche dei ricchi. Partivamo da Cuneo, un posto dove nessuno aveva mai visto
né una lira, né un ricco, era il Sessantasette… Dormivamo in sacco a pelo, in campeggio, sulla spiaggia dell’Isola Rossa, guardavamo le barche a vela dei grandi imprenditori. Era come
essere al cinema di prima visione, sognavamo di diventare come loro, di avere
le donne più belle, le ville, gli yacht. A volte penso che ci divertivamo più allora… Con Peppo e Bobo, che oggi lavorano con me, ce lo chiediamo spesso, quando
vediamo i ragazzini fuori dal locale”» (Barbara Palombelli)
• «Da un punto di vista umano Briatore non mi piace. Penso a come si comportò nei confronti miei, ma anche al caso Trulli. La sua politica È quella del terrore. Nei momenti in cui hai bisogno di conforto ti dà una pedata in giù, piuttosto che in su. Però i risultati parlano a suo favore. Sa mettere gli uomini giusti nei posti giusti» (Patrese) • «Briatore È un uomo estremamente pratico. Vai forte? Bravo, ti faccio avere quello che
vuoi. Hai un momento di debolezza? Oh, bambino, prendi i tuoi stracci e
vattene, non abbiamo bisogno di te» (Alex Zanardi) • «A me Briatore piace. Lo osservo da lontano, come quelli delle ville vicine
osservavano il Grande Gatsby» (Carlo Rossella) • Da anni si parla di un suo imminente impegno nel calcio: «Il calcio È un affare in cui la ragione sociale È la perdita. Ho fatto fatica a guadagnarli, i miei soldi, nel calcio non entro» • «Quando entro in un posto mi intimoriscono gli sguardi della gente. Porto sempre
gli occhiali per difendermi».