Cinquantamila.it La storia raccontata da Giorgio Dell'Arti

BRASS Tinto (Giovanni) Milano 26 marzo 1933. Regista. Veneziano adottivo, vanta un passato da cinefilo stretto. Prima di passare al filone sexy è stato aiuto regista di Rossellini e del celebre documentarista Ioris Ivens. Debutto con Chi lavora è perduto (63), film anarchico lagunare, a Venezia; ha diretto la coppia Sordi-Vitti nel Disco volante (63) e lavorato con De Laurentiis per commedie come La mia signora (64) con la coppia Mangano-Sordi. è stato anche regista di fiducia della coppia Redgrave-Nero, in Dropout (70) e La vacanza (71). Primo film scandalo fu Salon Kitty (75) che lanciò il filone nazi-erotico. Segue La chiave, ispirato al libro di Tanizaki, con una Stefania Sandrelli in un ruolo sexy che fino a quel momento nessuno aveva pensato di offrirle. Ha portato al successo Serena Grandi in Miranda (85, ispirato alla Locandiera di Goldoni), Francesca Dellera in Capriccio (87), Deborah Caprioglio in Paprika (91), Claudia Koll in Così fan tutte (92), la coppia Galiena-Garko in Senso 45 (2002). «La mia tesi: il cinema per metà è nato in salotto ma per l’altra metà in una casa di tolleranza» • «Lavorando al casellario della Mostra di Venezia, avevo conosciuto una collaboratrice di Henry Langlois, il fondatore della cineteca. Sono andato a trovarla nel 1957. Mi hanno preso per uno stage e ci sono rimasto tre anni. Mi occupavo anche delle proiezioni nelle scuole, vedevo fino a sei film al giorno. Quando è arrivato Roberto Rossellini ho collaborato al montaggio del suo documentario sull’India. Un periodo favoloso, si respirava l’amore per il cinema e ho scoperto la passione per il montaggio. Nel 60 sono tornato in Italia come aiuto di Rossellini per Il generale Della Rovere. Mi piaceva, ma mi mancava il contatto fisico con la pellicola. Ho cominciato a fare il regista proprio per aver il materiale da montare in moviola. Io lavoro in moviola ancora oggi, ignoro l’Avid, il montaggio elettronico» • «Non mi invitano ai festival? Pazienza, avere dieci film alla Cinémathèque Française è come avere un festival tutto per me, è come per un pittore esporre al Louvre» • «Per i francesi è un’antica tradizione quella di celebrare personaggi ignorati nel loro paese, da Rossellini in poi lo hanno sempre fatto. Anzi, sono più bravi nel celebrare che nel fare. Ed è vero che in Francia il sesso è considerato un grande spettacolo e mi riconoscono qualità di autore» • «Oggi la creatività, in tutti i sensi, viene dalle donne, personalmente non leggo più libri scritti da uomini. Nel campo dell’erotismo le donne possono scatenarsi finalmente in cose fino a poco fa a loro proibite. E poi le donne sono più porche degli uomini. Però mi fa ridere la mania di parlare di sesso estremo e lanciare i film con slogan sul “sesso vero”. Che importanza ha? Come se si lanciassero i western dicendo che le pistole sparano sul serio e ci sono veri morti. è solo promozione, il tentativo di uscire da un mercato di nicchia» • «La pornografia può dare ad un uomo un’erezione e a una donna una lubrificazione, ma tutto finisce lì. Un film erotico ti dà un’emozione che ciascuno elabora, qualcosa che rimane. Per questo è più pericolosa, e non a caso la censura è molto più rigida con l’erotismo che con la pornografia. E purtroppo la televisione, con la sua spinta al consumo immediato, diseduca la gente alle emozioni» (da un’intervista di Maria Pia Fusco) • «Io non sono ossessionato dal sedere, ma da come lo riprendo col cinema, della cui mediazione ho un bisogno erotico. L’hanno capito i critici francesi che sono il più erotomane dei cineasti e il più cineasta degli erotomani» • «Ho seguito la lezione che ci ha dato Courbet col suo famoso quadro, L’origine del mondo» • «Ha scritto un giornalista russo: “Brass sta al cinema come Boccaccio alla letteratura”» (Claudio Lazzaro) • Sua disperazione per la morte della moglie Carla Cipriani, scomparsa il 12 agosto 2006. Erano sposati da mezzo secolo: «Senza Tinta sono un uomo dimezzato, lei era il fiammifero della mia lussuria». Ha raccontato di averla conosciuta alla cassa dell’Harry’s Bar di suo padre e di essere stato colpito dai suoi occhi pieni di lussuria.