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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BRAIBANTI

Aldo Fiorenzuola d’Arda (Piacenza) 23 settembre 1922. Filosofo. Pittore. Scrittore. Già membro del Comitato centrale del Pci, da cui uscì - prima dello scandalo che lo riguarda - imputando al partito un eccesso di
centralismo • Alla fine degli anni Sessanta, il padre di un Giovanni Sanfratello, 18 anni, lo
accusò di avergli sequestrato il figlio e di averne plagiato la mente. Trascinato in
tribunale, Sanfratello disse di non aver subìto alcun tipo di coercizione e di aver convissuto con Braibanti per sua libera
scelta. Un altro giovane che stava in casa con l’esponente comunista - Piercarlo Toscani, 19 anni - disse invece: «Braibanti ha tentato di introdursi nella mia mente». Basandosi soprattutto su questa testimonianza, al termine di una requisitoria
in cui l’accusa aveva insistito sui concetti di “omosessualità”, “balletti verdi” eccetera, e in un contesto in cui erano state strumentalmente esaltate le
pretese stranezze del soggetto (viveva in un torrione sperduto nel piacentino,
teneva un cane cieco, studiava le formiche, scriveva tragedie ecc.), venne
condannato a nove anni di carcere per “plagio”, un reato previsto dal Codice ma mai richiamato in alcun processo né prima né dopo (14 luglio 1968). Durante la requisitoria venne definito «diabolico, raffinato seduttore di spiriti, affetto da omosessualità intellettuale». Carlo Casalegno, che fu poi ammazzato dai terroristi, scrisse: «Se è così, allora un secolo fa qualche padre reazionario avrebbe potuto trascinare in
processo Giuseppe Garibaldi: plagiava i giovani, trascinandoli in avventure
illegali come l’impresa dei Mille»
• Uscì dal carcere dopo due anni (il condono gli fu concesso in quanto ex partigiano).
Ad attenderlo fuori c’era la poetessa Amelia Rosselli (suicida a Roma nel 96). In galera gli avevano
sequestrato una formica regina, che Braibanti voleva ammaestrare in cella
(definita dai secondini, come raccontò Gigi Ghirotti, «vermine pericoloso»). Mentre stava dentro aveva pure composto una tragedia ispirata al Filottete di Sofocle • Giovanni Sanfratello, ricoverato per quindici mesi in clinica, fu sottoposto a
elettrochoc e choc insulinici. La sua famiglia è stata definita come “ultracattolica” • Il reato di plagio è stato abrogato dalla Corte costituzionale nel 1981 • Braibanti sostiene di essere stato condannato non tanto perché omosessuale, quanto perché comunista • Nel luglio del 2006 i deputati Franco Grillini e Maurizio Migliavacca (Ds) hanno
chiesto che a Braibanti sia riconosciuto il vitalizio previsto dalla legge
Bacchelli per cittadini che si sono distinti nel mondo della cultura, dell’arte, dello spettacolo e dello sport, ma che versano in condizioni di indigenza.
Il centrodestra, e in particolare Il Secolo d’Italia, sostenendo che Braibanti non ha poi prodotto opere così notevoli, si sono opposti. Braibanti vive adesso a Roma, nella vecchia casa di
via Portico d’Ottavia che abitava anche all’epoca dello scandalo.