Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BOSELLI

Enrico Bologna 7 gennaio 1957. Politico. Diploma di maturità, dirigente d’azienda, iscritto al Psi, dal 73 all’81 è stato segretario della Federazione giovanile socialista, nell’87 vicesindaco di Bologna, dal 90 al 93 presidente della giunta regionale dell’Emilia-Romagna. Segretario dei socialisti italiani (Si) dal 1994, deputato dallo stesso anno. Nel 2006 è stato eletto alla Camera per la Rosa nel Pugno. «è da sempre un pokerista della politica, uno che rischia il piatto senza
scomporsi. L’ex deputato socialista Franco Piro, che lo conosce fin da ragazzo, lo racconta
così: “Fa politica con quella faccia d’angelo e può fregarti anche dieci volte. Ha il sangue freddo di D’Alema e lo spirito curiale di Romano Prodi: un cocktail micidiale”. E di sangue freddo ne ha avuto, se è vero che di un’intera generazione di giovani dirigenti socialisti è l’unico che si è ritagliato uno spicchio di futuro nella Seconda repubblica. Non tutti direbbero
che il suo esordio è stato da anarchico, a 16 anni, quando frequentava il circolo Camillo Berneri di
Bologna. “Aveva i capelli più lunghi” ricorda un compagno “ma era identico a oggi: calmo e imperturbabile”. All’inizio degli anni Settanta il passaggio dall’anarchia ai giovani socialisti, dove esordisce come demartiniano: mai
estremista, mai scomposto. La Fgsi a quei tempi era tutta a sinistra,
maggioranza lombardiana: Boselli riscopre la matrice radicale e al congresso
del 1979 fa il primo salto di carriera: “Fra lui ed Enrico Mentana che aspirava alla stessa carica”, racconta Pietro Caruso (giornalista del Corriere di Romagna, allora presidente
dell’organizzazione giovanile), “ci fu quasi un duello: Mentana, martelliano, era un vulcano di fantasia, Boselli
un carrarmato, e diventò vicesegretario”. L’anno dopo è il numero 1. Nel luglio 1978 altro episodio illuminante: è nella delegazione che partecipa al Festival mondiale della gioventù a Cuba. Alla testa dei giovani comunisti c’è Massimo D’Alema. I due sfiorano la rottura quando i figiessini preparano un documento che
condanna l’intervento di Cuba in Ogaden: D’Alema vorrebbe che fosse ritirato, lui non molla: la delegazione presenta il
documento. Nell’85 è eletto alle amministrative. Nell’87 diventa vicesindaco di Bologna, al fianco di Renzo Imbeni. Nel 1990 il
capolavoro: convince Craxi a candidarlo alla presidenza dell’Emilia Romagna. Rimane alla testa della giunta per 2 anni, poi viene candidato
alla successione di Craxi, dopo la prima onda di Tangentopoli. Ugo Intini, che
con lui ha fondato lo Sdi, si oppone con una battuta micidiale: “Diranno che il Führer manda al fronte la HitlerJugend”. Non ce la fa, infatti. Gianni De Michelis, leader del rivale Ps: “Nel 1994 si è alleato con Ad, nel 1995 con Segni, nel 1996 con Dini”. “Se succede una catastrofe” dicono i collaboratori “la sua frase chiave è: ‘C’è un problemino’”» (Luca Telese).