Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
BORTOLOTTI
Adalberto Bologna 28 marzo 1936. Giornalista. Sportivo. Tra i più grandi. Adesso in pensione, ha lavorato, tra l’altro, con Corriere dello Sport e Guerin Sportivo. «Terso, pulito nelle parole e nello stile. Ma sì, va detto: quasi irritante» (Andrea Aloi). «Il calcio non è stato il primo amore, è venuto dopo il basket. Il fatto è che in Italia, per diventare giornalista sportivo, il football è una scelta obbligata. Le Olimpiadi di Roma nel 60 le ho raccontate per
Tuttosport e non ero neanche assunto. Avevo mosso i primi passi fra Ansa e
Avvenire. Mio fratello Rino, tredici anni più di me, lavorava a Stadio, era capo rubrica per tennis e ippica, collaborava ad
altri giornali, fra cui Tuttosport e io ho cominciato aiutandolo. Una volta mi
manda a una partita di baseball. Gente che corre, si ferma, Non ci capisco un
accidente. Va bene, mi dico, chiederò alla fine il risultato. Con mia grande sorpresa la partita finisce e io torno a
mani vuote: uno smacco. Allora frequentavo il liceo classico Minghetti,
scrivevo bene, mi piaceva, così immagina la frustrazione quando mi presento in redazione da mio fratello senza
risultato. Un collega di Rino mi dice: “Tu puoi fare di tutto, tranne il giornalista”».