Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
BONITO OLIVA
Achillle Caggiano (Salerno) 4 novembre 1939. Critico d’arte. Nel 79, in un articolo sulla rivista Flash Art, inventò la definizione Transavanguardia dando vita all’omonimo movimento (Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De
Maria, Mimmo Paladino) • «L’amore che nutro nei confronti dell’arte arriva al punto da perseguitarla» • «Alla fine degli anni Sessanta da Napoli venni a Roma e aderii al Gruppo 63. Fui
indicato a Nanni Balestrini da Roland Barthes. Dalla poesia alla quale mi ero
inizialmente dedicato mi spostai verso la critica d’arte. Sentivo una maggiore vitalità nei movimenti dell’arte, forse perché non doveva essere tradotta» • «Oggi come allora non ha dubbi: con la Transavanguardia finisce quell’identità eroica e furente delle avanguardie storiche e nuove, finisce il “noi” collettivo e torna in scena un “io” più domestico, nel senso di accasato nella antica casa della pittura. In altri
termini, dice, è il matrimonio morganatico tra Picasso - figura e colore - e Duchamp - citazione
ironica. Ma non basta. “Quei cinque artisti non operavano in comune, eppure qualcosa di forte in comune
lo avevano: una sensibilità mediterranea,
dunque la fiducia nel passato piuttosto che nel futuro, il piacere di lavorare
sulla memoria. Anzi direi che la loro era una risposta meridionale alla crisi
del mondo circostante, una risposta basata sul recupero, sul riciclaggio, sul
piacere di convivere con i propri antenati, sul meticciato» (Elisabetta Rasy) • «Come ben sanno gli addetti ai lavori, è il “gran Narciso” della critica d’arte italiana. Talmente narciso che è arrivato a presentare se stesso (nudo) come opera d’arte al catalogo Bolaffi. Blandito e osannato, dileggiato ed esecrato a seconda
dell’andamento ondivago del suo potere nell’industria delle esposizioni» (Mario Perazzi) • «Slanciato verso il basso (napoletano), quasi il bignamino di un Marinetti
rivisitato, manda avanti una vita megalomane, taccagna, geniale, irritante al
punto di aver dato celebrità e celebrità alla Transavanguardia, il solo movimento pittorico fatto in casa che sia
riuscito a imporsi in campo internazionale. è un critico d’urto, ma spesso anche “critico d’arto” (quando c’è di mezzo una donna); sostenitore del presenzialismo mondano (più prezzemolo che Oliva); Gran Premio Antipatia (al punto di teorizzarla in un
volume come sentimento portante dell’Arte). Quindi innesta i furori e il disprezzo di tanti colleghi e artisti. “Cialtrone”, “privo di modestia storica, esibizionista, espone più se stesso che i suoi artisti”, “tipico esempio del malcostume dominante”, “copista di se stesso”, “uno dei tanti pagliacci nazionali che siamo riusciti ad esportare”. Sono solo alcuni esempi del livore e della vertiginosa invidia che provoca con
i suoi atteggiamenti e con le sue invettive. Comunque, la migliore opera
illustrata e lanciata da Achille Bonito Oliva è Achille Bonito stesso» (Pietrangelo Buttafuoco)
• «Per A. B. O. il dispiacere di non essere nato a Napoli è grande. Va bene che in Campania sono tutti napoletani, ma quando arriva la
domanda crudele: “Napoli Napoli?” lui sempre a Caggiano (Valle di Diano) è nato. Anche se sgrana il rosario: sono un ragazzo di buona famiglia; possiedo
alcuni moggi di terra; Giuseppe Ducrot ha scolpito la mia testa nel marmo» (Letizia Paolozzi) • Considera i film di Totò come una guida all’arte contemporanea (vedi la sua messa in scena di un dialogo tra Totò e Duchamp nel 1999 oppure la mostra sul Dada organizzata a Pavia dal settembre
2006).