Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
BONINO
Emma Bra (Cuneo) 9 marzo 1948. Politico. Radicale. Nel 2006 eletta alla Camera con la
Rosa nel pugno. Nominata ministro per le Politiche comunitarie nel II governo
Prodi (2006) • «Infanzia serena e studi brillanti. Si laurea in Lingue alla Bocconi di Milano
nel 1972. Nel 1975 entra nel Cisa (Centro Informazione Sterilizzazione Aborto)
di Adele Faccio e ne partecipa alla fondazione. Per rendere il problema dell’aborto clandestino un caso politico si autodenuncia e aiuta altre donne a
interrompere gravidanze indesiderate. Per questo, nello stesso anno viene
arrestata: tre settimane di detenzione. È il primo di una lunga serie di arresti (a Varsavia nell’85 e a New York nel 91) e di fermi. Nel 76 entra alla Camera col Partito
Radicale e viene rieletta in tutte le legislature, fino al 1994. Nel 78 È una delle promotrici della raccolta di 700mila firme per il referendum contro
il Nucleare, bocciato dalla Corte costituzionale. L’anno dopo, È eletta parlamentare europeo e comincia a occuparsi della fame nel mondo e di
sottosviluppo: con Marco Pannella avvia la campagna
Olocausto del nostro tempo. Segue il Manifesto dei premi Nobel, nel quale oltre cento illustri firmatari chiedono interventi a favore del
Terzo e Quarto mondo. Nell’86, inizia a promuovere iniziative internazionali per la difesa dei diritti
civili, umani e politici nei paesi dell’Est europeo. In seguito, sarà molto coinvolta negli avvenimenti dell’ex Jugoslavia e si batterà per il riconoscimento delle Repubbliche di Croazia, Bosnia Macedonia e Kosovo.
Dal 91 al 93 È presidente del Partito radicale transnazionale. In quegli anni rilancia l’offensiva per la liberalizzazione della droga, mettendo in pratica molte forme
di disubbidienza civile antiproibizionista. Dal 93 al 94 È segretario del Partito radicale: È il periodo delle campagne internazionali per la creazione di un Tribunale
speciale sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia; per l’istituzione di una corte penale permanente; e per la proclamazione di una
moratoria sulla pena di morte. Nel 94, i radicali partecipano alle elezioni
nelle file del Polo delle libertà. Il governo Berlusconi la nomina commissario all’Unione Europea per la Politica dei consumatori. Due anni dopo Jacques Delors le
attribuisce un riconoscimento molto ambito: “europea dell’anno”» (Il Venerdì)
• «Ove si applica, questa piemontese devolve l’anima, letteralmente. Lo ha fatto tra il 1995 e il 2000 all’Unione europea quand’era commissario agli aiuti umanitari, ma allo stesso modo e con eguale zelo e
passione si È spesa come commissario alla Pesca, impegnata per mesi in una non esaltante
guerra commerciale fra Europa e Canada con in palio le quote di merluzzo e di
sogliola da spartirsi nei Grand Banks al largo di Terranova. Una dura prova di
carattere per una signora passionale e insieme ispida come filo spinato, capace
di adoperare le leve del potere e insieme di commuoversi di fronte a certi
sciupii della dignità umana. Chi non la ricorda nei falansteri del Rwanda, nelle bidonville di Manila
e della Malaysia, a Cuba, nel Kosovo, una specie di scricciolo rabbioso che
levava il dito contro l’indifferenza del mondo ricco, rampognando la Banca Mondiale e il Fondo monetario
internazionale per quel loro notarile conteggio degli interessi sul debito del
Terzo mondo? Ci siamo già dimenticati di quel 27 settembre del 1997, quando venne sequestrata dai
talebani in un ospedale di Kabul dove era andata a verificare il funzionamento
degli aiuti umanitari europei e ne uscì denunciando in tutto il mondo le terribili condizioni di vita delle donne
afgane? Quanti come lei passano con disinvoltura da una tavola rotonda di
denuncia contro l’infibulazione nel mondo islamico a un sit in contro la pena di morte come se ciò fosse nient’altro che il suo agire quotidiano? La sostiene — per quanto cerchi di dissimularlo — un retaggio umanista che l’accompagna da sempre, anche se dagli anni Settanta la sua militanza nel partito
radicale non concede spazio ad equivoci ed ambiguità né lei ha mai fatto mistero delle sue posizioni libertarie, abortiste,
deregulatorie in tema di droghe leggere e di carcerazione preventiva. In altre
parole Emma Bonino — che non È e non aspira ad essere una santa — È a modo suo una risorsa. Non solo per noi italiani (talora non aiutati a
stimarla dai suoi stessi modi e dal padrinaggio pesante di Pannella), ma
certamente lo È e lo può essere anche per la comunità internazionale: la sua vasta esperienza in tema di aiuti ai rifugiati È nota» (Giorgio Ferrari)
• «L’arresto più famoso rimane quello di Bra, nel 75, dopo la sua presa di posizione sull’aborto, il processo di Firenze, la fuga in Francia. Quello fu il suo primo vero
spot politico. “Eravamo vicini alle elezioni. Mi telefonano i compagni radicali, allora erano
compagni, che chiedono un aiuto. Noi del Pdup di Bra eravamo al 13 per cento,
una vera forza politica, e cercammo di dar loro una mano”. Il ricordo È di Carlin Petrini, presidente di Slow Food, ma allora in campo: “Mi dissero: domani Emma rientra in Italia, a Bra, per votare. Dovete farla
arrestare al seggio, così tutti ne parleranno. Mi ricordo che avvertimmo il maresciallo Cosmai, che non
ne voleva sapere: ‘La Bonino vada a farsi arrestare da un’altra parte. Io non ci penso proprio’. Poi, in qualche modo l’arresto s’organizzò, con tanto di fotografi”. E nacque la Bonino dura e pura, quella col cartello Leone go home, appeso al
collo. O la Bonino di Bari 78, congresso radicale, anche lei sull’infida mezzeria di quella stagione terroristica: “Tra la violenza dello Stato e quella delle Brigate Rosse, noi radicali
rappresentiamo la via della non violenza alternativa”. O la Bonino che per il reato di bestemmia finisce “discussa” in Corte Costituzionale. O la Bonino dei grandi digiuni pannelliani» (Cesare Fiumi)
• «Li chiamano “La ragazza e il vampiro”. Forse l’immagine sembrerà un po’ irriguardosa, ma calzante senza dubbio lo È. E, per verificarlo, basta dare un’occhiata alle fotografie che li ritraggono insieme, su qualche palco. Lei,
piccolina, pallida e minuta com’È, ha sempre un’aria fresca e, nonostante qualche ruga sulla fronte, mostra un sorriso
frizzante. Lui, oltre che canuto, straripante e con un ghigno da Nosferatu, le
incombe addosso e, a volte, quando le bisbiglia qualcosa all’orecchio, pare quasi tentato di addentarle il collo. Lei, per intenderci, È Emma Bonino; lui, Marco Pannella» (Guido Quaranta).