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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BONGIORNO

Giulia Palermo 22 marzo 1966. Avvocato. Divenuta famosa per avere vittoriosamente
difeso Giulio Andreotti. Dal 2006 deputato di Alleanza Nazionale (anche se nel
2005 aveva detto che in politica «occorre un’attitudine al compromesso che forse non ho») • «Campionessa di basket e jogging, asciutta come una canna, l’avvocatessa più nota d’Italia. Ha aperto uno studio a San Lorenzo in Lucina, nella centralissima piazza
romana dove s’affaccia il mitico studio privato di Andreotti. Il padre, Girolamo Bongiorno,
cattedratico di Procedura civile all’Università La Sapienza di Roma, terrore di Giurisprudenza a Palermo dove tanti studenti
non riuscivano a laurearsi perché superare il suo esame era come scalare l’Everest. Deve essere stata questa scuola a forgiare i nervi di Giulia, a
concentrarli sulla professione d’avvocato fino a far coincidere carte processuali e vita quotidiana. Ma forse
nemmeno il padre, Gimmy per gli amici, immaginava cosa sarebbe accaduto nei
dieci anni della storia palermitana di Andreotti. Fiero di aver creato e
avviato una macchinetta a moto perpetuo capace di operare 24 ore su 24, anche
saltando i pasti, producendo e sfornando memorie, ricostruzioni, riscontri,
idee, sogni tutti esclusivamente finalizzati per anni e anni ai processi contro
Andreotti. E non solo. L’anno d’esordio è l’89. Ma non nello studio di civilista che il padre ha ancora a Palermo con l’altra figlia, Roberta. Comincia subito da penalista, Giulia. Seguendo Gioacchino
Sbacchi, dal 92 avvocato degli eccellenti, da Bruno Contrada ad Andreotti. è lui il “primo maestro”. è lui a creare il primo contatto con Andreotti e l’altro difensore, Franco Coppi, il professore catturato dalle capacità della “giovane di studio”, pronto a offrirle un posto al sole, a Roma. E, d’accordo con Sbacchi e Coppi, accetta la proposta benedetta da Andreotti: sarà lei a seguire il processo di Palermo per tre giorni a settimana e quello di
Perugia la prima settimana di ogni mese. Prima con il compito di studiare le
carte e preparare le udienze, poi con responsabilità sempre maggiori. E stando sempre di più a Roma per consultazioni, consigli, dialoghi continui con “il presidente”, fino a familiarizzare come forse nessuno è mai riuscito a fare con Andreotti» (Felice Cavallaro)
• «Andreotti ha capito che la mia vita era cambiata per lui. E una sera, nel 96,
sapendo che ero sola mi invitò a cena. Con la moglie e un’altra coppia. Età media, 80 anni. Sembravo la nipotina. Andammo al Tor di Valle, all’ippodromo. E il “preside” fece società con me. Riuscimmo a farci un piccolo gruzzolo di vecchie lire» • Altri imputati eccellenti: Cragnotti (crac Cirio), i calciatori Bettarini
(scandalo scommesse del 2004) e Totti (davanti alla giustizia sportiva dell’Europeo spagnolo del 2004 dopo lo sputo a Poulsen), Pacini Battaglia (al posto
dell’avvocato Lucibello, uno dei filoni principali di Mani pulite), Piero Angela
(querelato dalla Società Italiana dei Medici Omeopatici, e vittorioso in aula), Clementina Forleo
(mandato di reagire agli attacchi dopo la sentenza relativa ai presunti
terroristici islamici), la Impregilo (indagata dalla procura di Monza) e da
ultimo Alessandro Moggi (caso Gea)
• Soffre di celiachia, va a messa tutti i giorni e ha imposto le ostie senza
glutine. Le piacerebbe portare i capelli lunghi, ma li porta corti perché così va dal parrucchiere ogni due mesi e mezzo per 40 minuti. In primavera gioca a
calcetto nello studio legale dell’avvocato Gambino. Ci tiene a segnare e a vincere. Relazioni sociali ridotte al
minimo, due volte a settimana e senza mancare mai dal salotto di Maria
Angiolillo • «Tutta dedita al lavoro. Innamorata mai? “Ho avuto degli spasimanti”. Dove li ha trovati? In tribunale? Cancellieri? Giudici? Avvocati? “O personale degli aeroporti”. Non potrebbe prendere tutto un po’ più alla leggera? Poco poco? “Sono la donna degli eccessi. Ho adottato la regola del cinque. Vede quelle
carte? Bisogna leggerle cinque volte. La prima volta rapidamente, la seconda
con attenzione, la terza sottolineando con evidenziatori di colori diversi, la
quarta attaccando i post-it, la quinta volta si può dire di conoscerle se un attimo prima di leggere il rigo già lo si sa a memoria”» (da un’intervista a Claudio Sabelli Fioretti)
• Suo racconto, sempre a Sabelli Fioretti, del giorno in cui Andreotti fu
condannato (al secondo grado del processo: al terzo e decisivo è stato assolto): «La notte successiva alla sentenza a 24 anni non riuscivo a dormire aspettando
che venisse giorno per andare da lui. Quando mi ha vista, alle sei, si è reso conto che stavo malissimo. Mi ha detto: “Giulia, io non posso prendere la condanna da sola e isolarla. Ho avuto
tantissimo nella vita. Sono stato il grande potente. Il bilancio totale della
mia vita va alla grande”. La cosa più bella che potesse dirmi. Ma poi ho pensato: “E io? Io ho solo 24 anni e una grande sconfitta”».