Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BONAVIRI

Giuseppe Mineo (Catania) 11 luglio 1924. Scrittore. «Uno scrittore famoso. Tra i viventi italiani, uno dei più grandi: imprevedibile, raffinato, fantastico, ironico, surreale e insieme
realistico e consapevole del male di vivere in un suo modo personalissimo che
mescola immaginazione e biologia, letteratura e scienza, paese natale e spazi
profondi dell’universo. Più volte candidato al Nobel» (Laura Lilli) • «Siciliano di Mineo, dove trascorse l’infanzia, è approdato in seguito ad altre residenze (dalla Catania degli studi superiori e
dell’università, al Piemonte monferrino di Casale dove fece il servizio militare come
ufficiale-medico, alla Ciociaria di Sora e Frosinone dove ha esercitato a lungo
la professione come cardiologo e dove tuttora vive), ma è rimasto sempre legato alla forza magnetica delle impressioni natali e
addirittura prenatali, alla memoria prima e primaria dell’origine, all’enorme tempo dell’essere. Autore di una cinquantina di opere, dall’esordio einaudiano del 1954 con
Il sarto della stradalunga (replicato dieci anni dopo con Il fiume di pietra) alle “fiabe folli”, E il verde ramo oscillò, scritte con la figlia psichiatra e pubblicate da Piero Manni, è un autore di continuità, nel senso che la sua opera non presenta tagli netti e forti cesure. Proprio a
proposito del Sarto, fu Calvino a scrivere subito con convinzione a Vittorini, il 19 febbraio 1952:
“è tutto scritto bene, con una continua inventiva di linguaggio e di spirito”. L’opera “intera” di Bonaviri mira ad esprimere un mondo popolare e arcaico, fatto di formulari,
filastrocche, cantilene, dialettismi, neologismi, cultismi, conciliando in una
sorta di unità eterodossa e favolosa elementi disparati di civiltà. Ma più di tutto mira a sgranare un linguaggio che impasta l’ingenuità nativa e persino selvaggia con scelte di derivazione alta e preziosa» (Giovanni Tesio).