Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
BOMBASSEI
Alberto Vicenza 5 ottobre 1940. Industriale. Proprietario della Brembo (dischi frenanti
per moto e auto). Numero due di Confindustria (con delega alle relazioni
sindacali). «Un viaggio tranquillo. Un po’ di campagna inglese, la Manica, il lungo attraversamento della Francia, il
confine italiano e, finalmente, le prime nebbie lombarde, leggere, quasi
familiari. All’improvviso uno sbandamento. Un colpo di sonno, un gatto... il destino. Il camion
che esce di strada. Un incidente banale, solitario nella modesta tranquillità del traffico di allora - siamo nel 1964 - se non fosse che da quella fiancata
riversa sull’erba, da quel carico sparso sui primi steli di grano nasce una storia di
competizione, di tenacia, di inventiva italiana. Alla vista dei primi soccorsi
il camion non trasportava nulla di così misterioso da trasformare una semplice officina bergamasca in un marchio
riconosciuto nel mondo, partner della Ferrari, premiato dal Financial Times
come una delle eccellenze dell’industria italiana, capace di proporre a Jean Nouvel la progettazione del suo
nuovo Centro ricerche. È di freni che parla questa storia. I freni che schiaccia Michael Schumacher e
che ormai segnano il suo stile di guida, i freni che Porsche, Maserati,
Mercedes, Bmw e Audi hanno scelto per le loro vetture, e quelli che sulle due
ruote accompagnano dal 1996 le vittorie di Valentino Rossi. E ancora i freni,
in 30 milioni di esemplari per 2.500 veicoli che Brembo produce ogni anno. “Si può capire perché all’Alfa scoppiò il panico alla notizia di quel camion rovesciato e degli irreparabili danni.
Noi che eravamo già fornitori di Arese venimmo subito chiamati. ‘Vedete un po’ cosa si può fare’ ci raccomandarono. E così nella nostra officina arrivarono, storti e un po’ ammaccati, i famosi freni a disco inglesi. Erano lavorati con molta cura, È vero, ma capimmo quasi subito che avremmo potuto produrli anche noi. ‘Va bene’, ci dissero quelli dell’Alfa. Un’apertura di credito, un’iniezione di fiducia che rivoluzionò la nostra vita, compreso il ritmo di moltissime domeniche e di qualche Natale,
tanto era alta la richiesta e piccoli i nostri mezzi di produzione”» (Laura Leonelli).