Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
BOLLATI
Romilda Parma. Figlia dei baroni di Saint-Pierre. Imprenditore. Donna seducente,
concreta, esuberante. Padrona della Carpano e della Baratti, due imperi
alimentari ereditati nel 1979 dal primo marito Attilio Turati (il secondo fu il
leader democristiano Toni Bisaglia, morto annegato a Santa Margherita Ligure in
circostanze non chiarissime il 24 giugno 1984). Sorella dell’editore Giulio Bollati (casa editrice Bollati Boringhieri) • Accese il cuore di Cesare Pavese, anche se non fu per lei che lo scrittore si
suicidò (18 agosto 1950, la critica è concorde nell’imputare all’attrice Constance Dowling la causa ultima del gesto) • «Cesare Pavese lo consideravo un amico, malinconico e più vecchio. La vita per lui era come compiuta. Mi propose una sera di andare in
osteria. Scelsi un paio di scarpe sbagliate: bianche e blu con il tacchetto, in
tinta con il vestitino adorno di gardenia. Su e giù per la collina, un gran mal di piedi, per quattro giorni me ne rimasi a letto.
Se ripenso alle nostre uscite: lavoravo allora nella moda e stavo lì ad annoiarlo con questioni di sartoria. Però lui si divertiva, la frivolezza come un balsamo. Era diverso dagli altri,
dolente e un po’ appartato. Tutto il branco impegnato in grandi scorribande, le gite al mare, i
bagni notturni, le follie dell’età. Pavese no. Fino a quel giorno d’agosto, nel 1950. La notizia me la diede Giulio, severo. “Così impari a trattare il cuore degli uomini come barattoli vuoti”. Uno schiaffo, e un gran senso di colpa: per non aver capito. Da allora la vita
m’è cambiata».