Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
BOLDI Massimo Luino (Varese) 23 luglio 1945. Attore comico. «Bisogna morire per essere riabilitati»
BOLDI Massimo Luino (Varese) 23 luglio 1945. Attore comico. «Bisogna morire per essere riabilitati». VITA Figlio di un pasticciere-decoratore. Ha raccontato lui stesso la sua infanzia a Claudio Sabelli Fioretti: «Ho avuto un’infanzia dura e infelice. Mio padre si costruì un’aziendina di dolciumi per pasticceria, ma nel 64 ebbe un ictus e morì. Io avevo 18 anni. Mia madre 42. I miei due fratelli erano piccoli. Non avevamo una lira. Sabato e domenica suonavo la batteria (con i Mimitoki - ndr), gli altri giorni facevo il vetrinista e vendevo le brioche. Giravo col camioncino della Motta. Panettoncini, brioche, caramelle col buco. Entravo nei bar: “Buongiorno signora, le brioche”. “No, grazie non servono”. A casa mangiavamo brioche e caramelle col buco. Mia madre era disperata. Stava sempre a letto e si ubriacava di cognac. Era molto fragile. Oggi ha 84 anni, e sta bene» • Nella stessa intervista ha raccontato così i suoi inizi: «Io già all’asilo facevo ridere. Facevo le facce, raccontavo le storie e i bambini ridevano. Poi da ragazzo ho deciso di suonare la batteria. Ma quando sono arrivato al Derby, il tempio del cabaret, ho capito che c’era qualcosa di magico. Mi sono detto: io voglio vivere qua. C’erano Paolo Villaggio proprio agli inizi, Cochi e Renato, i Gufi, Gianfranco Funari. Io suonavo la batteria, 5 mila lire al giorno, tutti i giorni, dalle nove di sera alle quattro del mattino, nel mio gruppo La pattuglia azzurra: io, mio fratello Fabio, Giulio Cavalli, Carlino Cecconi che oggi fa il fattorino al Corriere della Sera. Il capo del Derby era Gianni Bongiovanni. Quando stavo con Villaggio e con Renato lo imitavo. Loro mi chiedevano: “Allora, Bongiovanni, com’è la scaletta stasera?”. Ed io: “Cioè, allora, dunque, praticamente, boof, du du du, bon bon, poi lui dice… e tu no… allora io… primo così e poi… certo… va bene… insomma fate come volete”. Loro diventavano pazzi. Un giorno Bongiovanni mi scoprì mentre facevo la scenetta. Mi prese da parte e mi disse: “Adesso tu questa cosa la vai a fare sul palcoscenico” (...)» • Nel 1972 conosce Christian De Sica: «Io e mio fratello continuavamo a esibirci al Derby di Milano. Un giorno il nostro impresario, lo stesso di Iva Zanicchi, Gino Paoli, Ornella Vanoni, mi chiama e mi fa: “Ho un cantante straordinario, lo devi assolutamente conoscere”. Pochi giorni dopo mi trovo davanti la facciona di un ragazzotto ciccione, molto elegante, che portava il suo microfono personale chiuso dentro un astuccio. Noi suonavamo la musica del momento, Christian aveva messo su un complesso con il fratello. Ci disse subito che cantava il jazz, che sapeva fare bene i pezzi di Frank Sinatra. Abbiamo provato ed è andata benissimo, per un po’ ci siamo esibiti insieme, poi ci perdemmo di vista, per ritrovarci in Yuppies. Da quel momento abbiamo recitato fianco a fianco in tanti film e, a poco a poco, è venuto fuori il duo» • Debutto in tv nel 1974 con Canzonissima dove interpreta il personaggio di Max Cipollino e del cuoco toscano “Mario Vigorone che prepara il minestrone”. «Mi chiamarono Cochi e Renato per Canzonissima. Era il 1974. Prendevo 50 mila lire a puntata. Facevo ciao bella gioia. Fu un grande successo e dovetti decidere. Lascio la batteria? Mio suocero mi diceva: “Lascia la batteria ma lascia anche il resto e compra un taxi”. Quasi mi convinse. L’autista l’avevo già fatto per un certo conte Vistarino che doveva darmi 6 mila lire al giorno ma non mi pagava mai. Mentre stavo dipingendo di bianco la macchina e facevo le pratiche Bongiovanni mi offrì 15 mila lire al giorno per uno spettacolo che mi avrebbe montato Jannacci. Lo feci. Fu un fiasco. La gente urlava: “Basta! Vai a casa!”. Allora cominciai a studiare un personaggio mio, con l’aiuto di Renato: il mobiliere di Lissone. Andò benissimo. Ma la vita cambiò veramente quando nel 1981 con Teocoli andammo ad Antenna Tre. Ci vide Berlusconi e ci fece un contratto fantastico. Da lì Drive In e Cipollino» • Il programma su Antenna 3 si chiamava Non lo sapessi ma lo so ed era di Beppe Recchia. Comincia così una straordinaria carriera tele-cinematografica, che produrrà tra l’altro incassi record al botteghino (è stato calcolato che i soli film con Christian De Sica hanno fruttato più di mille miliardi di lire) • Boldi è troppo spesso un comico accoppiato a un altro comico, dove nessuno dei due elementi fa da spalla all’altro. La cosa in definitiva non gli piace: a Sabelli Fioretti, che gli ha domandato se non si stancava a lavorare sempre in coppia ha risposto: «Tanto. è difficile andare d’accordo. Ad un certo punto uno dei due vuole comandare, essere il più bello, il più intelligente, il più comico. Io non voglio essere affascinante. Però il comico sono io» • Molta conflittualità con i suoi compagni. Teocoli: «Quando ho cominciato ad avere i primi risultati stavo male, non accettavo il successo. Mi sentivo oppresso. Finivo il programma, venivo a casa e piangevo. Così per tre anni. Teo Teocoli è un personaggio un po’ strano, mi bastonava in tutti i modi ed io non ero capace di reagire. Però quando mi portavano sul palcoscenico, tac! Svaniva tutto. E tornavo il Boldi felice. Poi di nuovo giù. Diventavo matto [...] Con Teo ci mettevamo proprio le mani addosso. Una volta abbiamo litigato davanti al Ciak, a Milano. Io lo cacciai dalla macchina a calci in culo. In camerino arrivammo a spaccarci le sedie in testa. Abbiamo fatto il nostro spettacolo e poi, appena calato il sipario, abbiamo ricominciato a insultarci». Il sodalizio con Christian De Sica, clamorosamente fortunato al cinema, si è rotto per volontà di Boldi, insofferente soprattutto della moglie del partner, Silvia Verdone (sorella di Carlo). Boldi ha provocato il divorzio con una serie di interviste molto risentite: «Christian è solo una pedina nelle mani della moglie Silvia… è stato il suo clan che mi ha costretto a lasciarlo, non è stata colpa sua… sua moglie non è sicuramente un vantaggio per lui se non economico». E ancora: «L’unico modo che ha il signor De Sica per farsi notare è fare i film con me; quando ha fatto da solo The clan l’hanno visto in 30 persone», ecc. • Debutto al cinema nel 1976 in Come ti rapisco il pupo di Lucio De Caro, con Walter Chiari, Teocoli, Franca Valeri, cui seguono una quantità di pellicole dalla comicità cosiddetta facile. Tra questi: Sturmtruppen (1976, con Teocoli e Cochi-Renato), Fracchia la belva umana (1981, con Villaggio), Eccezziunale...veramente (1982, con Abatantuono), I due carabinieri (1984, con Verdone e Montesano), I pompieri (1985) e Grandi Magazzini (1986) che preparano il grande successo di Yuppie (diretto da Carlo Vanzina) e Yuppie 2 (diretto da Enrico Oldoini). Comincia a questo punto la lunga serie di film diretti da Vanzina, Oldoini o Parenti che riempiranno le sale cinematografiche a ogni Natale fino a oggi e di cui Boldi e Christian De Sica saranno i protagonisti assoluti • In televisione, dopo il Drive in del 1983, segnaliamo il Fantastico 8 con Celentano del 1987-88 per fare il quale dovette rompere il contratto con la Fininvest e subire una penale di due miliardi e mezzo di lire (poi abbuonata da Berlusconi), la conduzione con Villaggio di Striscia la notizia nel 1997 e la conduzione con Teocoli di varie edizioni di Scherzi a parte (1993, 2002-2005) • Da ultimo con Mario Mattioli, Barbara De Rossi e Monica Scattini per Un ciclone in famiglia 1 e 2 (in onda su Canale5) dove si raccontano le disavventure del milanese combinaguai e del suo degno compare, il romano spaccamondo. Ottimo successo sia di pubblico che di critica, apprezzamenti per l’assenza di ogni volgarità • Pupi Avati ne ha sfruttato la maschera in un film drammatico, Festival. Boldi: «Molti critici dicono che la migliore interpretazione della mia carriera l’abbia fatta in Festival di Pupi, un film drammatico, molto serio. Che non ha incassato una lira e nessuno ha mai visto» (Vanity Fair) • David di Donatello (con Christian De Sica) nel 2000 • Vedovo di Marisa, tre figli: Micaela (32 anni), Manuela (25), Marta (15). Anche il primo nipote è stato chiamato con la M: Massimino (sulla mania di dare ai figli nomi che iniziano con la stessa lettera vedi anche BERTI Orietta e DORELLI Johnny). è da poco diventato nonno. CRITICA «Boldi e De Sica sono stati definiti i “Franco e Ciccio degli anni Novanta”. I meccanismi comici spesso di grana grossa, ma d’effetto e consolidati (gestacci, ammiccamenti, palpate, doppi sensi) li hanno resi i re indiscussi del genere comicarolo di questi anni, così come i loro film spesso radiografano un’Italia malata di vippismo e teledipendenza (Anni 90, Paparazzi, Bodyguards) senza troppe velleità sociologiche o pretese di buon gusto. I meccanismi della coppia e i loro personaggi sono inossidabili: l’uno agile e spaccone (De Sica), l’altro impacciato e clownesco (Boldi). Sono complementari nelle debolezze: De Sica cerca di nascondere debiti di gioco, un’amante o una famiglia intera, Boldi è in cerca d’avventure, poi si pente o un impedimento fisico manda tutto in fumo (secondo uno schema classico della commedia» (Luca Barnabè) • «In questo contesto goliardico, tra “gnocchi alla gnocca” e “tronchetti della felicità”, piercing sulla punta del… e teste che fuoriescono dal sedere di un tacchino gigante, Boldi e De Sica trovano la loro forma migliore, più compiuta e sfacciata» (Michele Anselmi) • «è un grande comico, completamente surreale, capace di voli pindarici» (Christian De Sica) • «Comici purtroppo non si diventa. Gassman è diventato comico con Monicelli. ma con parrucca e denti finti. Non ha però quella anomalia genetica che ha Boldi. Boldi è anche malato di mente» (Paolo Villaggio). POLITICA Nel 1992 ha tentato di farsi eleggere in Parlamento nel Psi di Craxi («Un giorno ero in vacanza a Lech con il povero Michele Alboreto, che era mio cugino, e con la mia famiglia, quando ho ricevuto una telefonata: “Ciao Massimo, devi andare a firmare domani, il notaio Fiore ti aspetta: Como, Lecco, Sondrio, Varese. Prendi la macchina, vieni giù, vedrai, sarà divertente”. E così mi sono fatto la mia campagna elettorale e cazzo è crollato il Partito Socialista») • Ha dato una mano a Gabriella Carlucci che doveva essere eletta alla Camera per Forza Italia (campagna elettorale del 2001: «Le ho fatto tre giorni di campagna elettorale in Puglia. è stata eletta ed è sparita. Nemmeno un grazie!») • Ha dedicato una poesia a Silvio Berlusconi: «Silvio mio, il tuo nome fa rima con Dio...». TIFO Milanista. «Il mio sogno erotico è fare l’amore durante il derby Milan-Inter. Potrei stendermi comodamente nella porta rossonera senza aver paura d’essere disturbato».