Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
BO Vittorio Buenos Aires (Argentina) 3 luglio 1953. Editore. «Cresciuto tra Sestri Levante e Genova, è nipote del Carlo Bo che è stato tra i più importanti critici letterari del Novecento italiano
BO Vittorio Buenos Aires (Argentina) 3 luglio 1953. Editore. «Cresciuto tra Sestri Levante e Genova, è nipote del Carlo Bo che è stato tra i più importanti critici letterari del Novecento italiano. è anche fratello di altri sei Bo, pure loro nati tra l’Argentina e la Liguria, e cugino di un’infinita cuginanza di Bo, uomini e donne sparsi tra Chiavari e Genova e per lo più devoti a mestieri intellettuali. La famiglia d’origine dei Bo si componeva di cinque maschi: un medico, un notaio, un farmacista, un avvocato e l’ultimo, Vittorio, che invece se ne andò in Inghilterra per importare ed esportare legname. Il nipote, che lo ricorda nel nome, deve aver ereditato un po’ di quella inquieta intraprendenza perché, invece di restare buonino a fare l’amministratore delegato di Einaudi, nel 2001 ha lasciato la casa editrice e l’anno dopo s’è inventato il Festival della Scienza di Genova» (Maria Latella) • «Ero a cena col sindaco di Genova, Pericu. Si parlava di quel che avrebbe voluto fare per la sua città nel 2004, quando sarebbe stata la capitale della cultura... Il Festival della Scienza era un’idea alla quale lavoravo da un po’, gliel’ho proposto. Il sindaco mi ha consigliato di parlarne con Manuela Arata, direttore dell’Istituto di fisica per la materia di Genova. Sono andato a trovarla, poi ho mandato il progetto ad Andrea Kerbaker, direttore del Progetto Italia di Telecom... Siamo partiti. Incrociare compagni di viaggio che credono quanto te in quel che stai facendo è stato determinante. Volevo cambiare. Lì per lì, quando ho lasciato l’Einaudi, non avevo progetti, non sapevo bene che cosa mi attendeva. Le idee sono venute in quel periodo di zona franca in cui, a parte una consulenza con la casa editrice, non avevo molto altro da fare. Pensavo a quel che avrei fatto dopo. Leggevo, per esempio un fondamentale saggio di Philip Kotler sul marketing dei musei, l’avevamo pubblicato in Einaudi. In fondo, non è durata a lungo, un paio di mesi, più o meno, perché mi sono mosso quasi subito. Andavo a Edimburgo, al Festival della Scienza, in giro a curiosare, e intanto cominciavo a occuparmi di marketing culturale. Prima al museo Egizio di Torino, poi a Palazzo Te a Mantova. La cultura può essere una merce di scambio, e proprio nel senso splendido del termine. Però c’è bisogno di rigore, di competenza, dei compagni di viaggio giusti».