Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BILOTTI

Carlo Cosenza 18 agosto 1934. Mecenate. «Un Paul Getty di origine calabrese emigrato poco più che ventenne negli Stati Uniti e diventato miliardario commerciando non il
petrolio, ma i profumi di Nina Ricci e di Pierre Cardin. Capace di ricavar
denaro da qualunque cosa gli capitasse fra le mani, Bilotti ancor prima di
diventare un ricchissimo businessman si era fatto conoscere come un
collezionista dal fiuto speciale, amico di artisti come Salvador Dalí, Giorgio de Chirico e Andy Warhol, a cui commissionava opere come fossero
camicie su misura. Presidente di un paio di importanti musei a New York e a San
Pietroburgo e infaticabile nell’organizzare mostre internazionali, in Italia Bilotti era quasi sconosciuto.
Finché, a settant’anni suonati, si è deciso a tornare alle origini. Aveva donato a Cosenza, la città dove è nato, una spettacolare raccolta di statue di Dalí e di Giacomo Manzù, di Mirò e di Robert Indiana. Con due patti. Che le opere fossero piazzate nel cuore
della città, in mezzo all’area pedonale, e che una piazza fosse intitolata a sua figlia Lisa, morta a vent’anni per una leucemia. Poi è stata la volta di Roma, il luogo della sua giovinezza. Sono bastati pochi
incontri con Walter Veltroni (“Un uomo con una capacità operativa che mi ha sorpreso, sembra quasi un americano”) perché l’ultra moderato Bilotti decidesse di donare a Roma una collezione di venti quadri
di Giorgio de Chirico, oltre a opere di Gino Severini e Andy Warhol» (Chiara Valentini).