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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BILLÉ

Sergio Messina 11 gennaio 1947. Avvocato. Ex presidente della Confcommercio (dal 95 al
2005, quando fu costretto alle dimissioni seguendo la sorte degli altri “furbetti del quartierino”: vedi RICUCCI Stefano). Ereditata dal padre una pasticceria, comincia a tessere
rapporti con gli altri commercianti della città. Nel 76 entra come dirigente nella Fipe (Federazione Italiana Pubblici
Esercizi), il più numeroso sindacato di categoria. Il primo incarico è alla Federazione italiana pubblici esercizi, di cui diviene presidente nell’88. Nel 92, ottiene la presidenza della Federazione regionale del commercio e
del turismo di Sicilia. Nel 95, quando diventa il numero uno della
Confcommercio, riceve i voti non solo dei delegati del Sud, ma anche quelli
meno scontati di Piemonte, Veneto e Liguria
• «Specialista in cannoli, in lotta al racket e quando serve in serrate di
protesta. A Messina è famoso per il bar pasticceria che gestisce nella piazza centrale,
frequentatissima dalle famiglie la domenica mattina. Ma nel resto d’Italia è noto soprattutto per le denunce anti-racket, raccolte in un Libro bianco pubblicato dalla Fipe (la Federazione dei pubblici esercizi di cui è presidente), e per il suo ruolo di leader in quella che fu una delle ultime
grandi battaglie della categoria: la lotta contro la minimum tax. Fu lui
infatti il “falco” che propose la serrata dei negozi contro la misura varata dal governo per
mettere a nudo le evasioni della categoria. Ma fu ancora lui, qualche anno
prima, a dimostrare nascoste doti di talent-scout facendo debuttare sugli
schermi della sua televisione privata un personaggio che poi Renzo Arbore
avrebbe reso famosissimo come “frate Antonino da Scasazza”. Già, Nino Frassica, deve qualcosa a Sergio Billè» (Luisa Grion ai tempi dell’elezione ai vertici di Confcommercio)
• «A passare gli archivi si trovano un sacco di “lo ha dichiarato Billè...”, di “lo ha sottolineato Billè...”, di “forte denuncia di Billè...”, di “dura requisitoria di Billè...”, perfino di “severo monito di Billè...”, quando il “severo monito” è di solito prerogativa del presidente della Repubblica, e quel “severo monito di Billè...” è più o meno il “severo monito” di quattro milioni di elettori. Non si trovano invece dei “lo ha fatto Billè...”. Billè non fa, in genere. Lui dà la linea» (Mattia Feltri)
• L’operazione che ha messo Billè nei guai, gli ha fatto perdere la presidenza della Confcommercio e lo ha fatto
entrare tra gli inquisiti del megascandalo Banca di Lodi, è la seguente: il finanziere Stefano Ricucci, avendo comprato da Gianpiero
Fiorani per 12,5 milioni di euro un immobile in via Lima a Roma, lo rivendette
52 giorni dopo alla Confcommercio di Billè per 60 milioni, facendosi rilasciare subito un anticipo di 39 milioni. I soldi
furono versati a una società delle Isole Vergini (la Garlsson) e secondo i magistrati servirono a finanziare
le scalate di Ricucci. Billè attinse per il pagamento a un conto riservato del presidente della
Confcommercio di cui fino a quel momento non si era avuta notizia. Stupore
degli iscritti all’associazione dei commercianti quando si vide che la casa di Billè era piena di oggetti costosi, stimati in circa due milioni di euro.