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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BILANCIA

Donato Potenza 10 luglio 1951. Serial killer. In gioventù ha compiuto furti e rapine. Poi il gioco d’azzardo è diventato la sua principale occupazione. Nell’87 ha subito un trauma: il fratello si è suicidato buttandosi sotto un treno con il figlioletto in braccio. In sei mesi,
tra il 97 e il 98, ha commesso 17 omicidi in Liguria e Piemonte usando sempre
la sua Smith & Wesson. è stato fermato il 6 maggio del 98. Otto giorni dopo l’arresto ha confessato. Al termine di 36 udienze, con sentenza della Corte d’Assise, è stato condannato a 13 ergastoli e 28 anni di reclusione. Nel 2004 fece molto
discutere l’intervista che gli fece Bonolis per
Domenica in • «Origini lucane, si trasferisce da bambino a Genova. Celibe, non ha mai avuto
lunghi legami sentimentali. Nel 1974 viene fermato per detenzione abusiva d’armi, due anni dopo viene arrestato per rapina. Evade dal carcere in pigiama.
Nel 1981 finisce sotto inchiesta per aggressione e, nel 1990, è ancora sotto inchiesta per lo stesso reato dopo aver colpito una prostituta. La
catena d’omicidi che gli vengono attribuiti inizia la sera del 17 ottobre 1997: la prima
vittima è Giorgio Centenaro, 52 anni, gestore di una bisca clandestina a Genova. Di
seguito, ucciderà altre sedici volte. Ad aprile del 1998, poco prima di essere arrestato, uccide
due donne nella toilette del vagone dove viaggiavano nel tratto Ventimiglia-La
Spezia» (Panorama)
• «Simpatico ed esuberante, ma sotto sotto complessato e chiuso in se stesso.
Gradasso, ma anche timoroso e gentile. Nessuna confessata passione per le armi,
eppure una vocazione all’omicidio. Ha detto di sé: “Mi accadeva un fatto inquietante. Uscivo di casa e decidevo di ammazzare, come
avrei potuto decidere d’andare al ristorante”» (Marcella Andreoli) • Raccontò la mamma Anna Mazzaturo ai tempi dell’arresto: «Un figlio premuroso, attento, telefonava ogni sera per sapere se stavamo bene.
Veniva spesso a trovarci. Da ragazzo era vivace, pieno di vita. Era unito con
il fratello. Da piccoli erano però tutti e due delicati di salute, i medici ci hanno consigliato un clima di mare.
Per questo mio marito Rocco ha chiesto il trasferimento in Liguria. Prima
eravamo arrivati da Potenza ad Asti. Ci siamo rimasti un anno, poi siamo
passati a Genova. Lì stavamo bene, i bambini hanno superato tutti i problemi di salute. Crescendo,
Donato ha combinato guai, ma cose non gravi. C’è una bella differenza con le accuse di adesso. Aveva il vizio del gioco, questo
sì. Ma non è un delitto. Non sapeva smettere. Frequentava tante ragazze, qualcuna la portava
anche da noi, per farcele conoscere. Aveva un bel negozio di abbigliamento a
Genova. Non riusciamo a capire» (da un’intervista di Enrica Cerrato)
• Carlo Cecchi lo ha interpretato nel film-tv L’ultima pallottola di Michele Soavi, dove si adombra l’idea che la voglia di uccidere gli venisse quando perdeva troppo al gioco.