Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
BIGGERI
Luigi Bibbiena (Arezzo) 20 ottobre 1939. Presidente dell’Istat (dal 2001). «Professore di Statistica economica, era stato per quattro anni presidente dell’Associazione italiana di statistica e presidente della Commissione di garanzia per l’informazione statistica. All’epoca, la sua nomina era stata contestata dal centrodestra: non per le qualità della persona, ma, spiegò il ministro delle Attività produttive Antonio Marzano, per “una questione di metodo”. La verità è che quella poltrona era troppo importante per lasciarla a cuor leggero a un
uomo nominato dallo schieramento politico opposto, dove tutti erano ormai
rassegnati a perdere il confronto elettorale. Biggeri era stato designato al
posto di Alberto Zuliani, nel marzo del 2001, dall’ultimo governo di centrosinistra, quello presieduto da Giuliano Amato. La
decisione era stata ratificata il 9 maggio, proprio in zona Cesarini,
approfittando dell’ultimo Consiglio dei ministri prima delle elezioni politiche del 13 maggio.
Appena nominato, proclamò che avrebbe difeso l’indipendenza dell’Istituto di statistica. E non ha sprecato una sola occasione. Nel rapporto
annuale del 2001, per esempio, l’Istat argomentò che “la soglia dei 15 dipendenti non sembra rappresentare un punto di discontinuità chiaramente riscontrabile” per l’andamento dell’occupazione, assestando una mazzata tremenda al progetto governativo di riforma
dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (il reintegro dei lavoratori licenziati
senza giusta causa nelle imprese con più di 15 addetti) che proprio in quei giorni, nel maggio 2002, era oggetto di un
duro scontro con i sindacati. Qualche settimana più tardi Biggeri si incaricò di correggere, al rialzo, le stime sulla pressione fiscale contenute nel
Documento di programmazione economico finanziaria. E la stessa cosa avrebbe poi
fatto esattamente l’anno seguente: soltanto qualche mese dopo aver delineato, nel suo secondo
rapporto annuale, l’immagine di un Paese al palo, con un made in Italy che perdeva pericolosamente
colpi. Né più teneri sono stati i giudizi del presidente dell’Istat sulle varie leggi finanziarie. Particolarmente bruciante è stata la bocciatura decretata dall’Istat per una delle misure del decretone di fine 2003 a cui il ministro del
Welfare Roberto Maroni teneva di più: il bonus di mille euro per i nuovi nati, dal secondo figlio in poi. “La disuguaglianza nella distribuzione dei redditi familiari si ridurrebbe in
modo quasi impercettibile”, sentenziò alla Camera Biggeri» (Sergio Rizzo).