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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BEVILACQUA

Alberto Parma 27 giugno 1934. Scrittore. Libri: La califfa (64), Questa specie d’amore (66, Premio Campiello), L’occhio del gatto (68, Premio Strega), Il curioso delle donne (83), I sensi incantati (91). Ha firmato la regia di diversi film spesso tratti dai suoi libri, da La califfa (70) a La donna delle meraviglie (85). Per la tv ha curato nel 69 la riduzione di Futili inganni di Giovanni Arpino per la serie Racconti italiani e ha realizzato lo
sceneggiato Le rose di Danzica (79), andato in onda in tre puntate dal 7 ottobre 1981, oltre a vari
documentari • «“Mio padre sposò mia madre quattro anni dopo la mia nascita”. La madre, Lisa Cantadori che, diciottenne, rimane incinta, non ancora sposata,
e non vuole abortire, contro tutto e contro tutti (“Buttalo a mare, quel figlio”, “Dài, uccidilo, Lisa”). E fa la serva, “strisciando nella sporcizia altrui”, sfregando pavimenti con strofinacci e spazzoloni, pur di crearlo al meglio
delle sue forze. “Nessuno ti voleva, garibaldino. Nemmeno tuo padre, che poi ha saputo lavarsi la
coscienza, ed è stato un buon padre. Nessuno ti voleva, solo io... Mi sarei fatta ammazzare
piuttosto che liberarmi di quella pancia piena di te...”. Alberto nasce. Il padre, Mario, aviatore, acrobata dell’aria, in seguito epurato per aver partecipato alle avventure di Italo Balbo,
riappare e sposa Lisa “in chiesa”. Nasce un’altra figlia. La madre (Alberto ha 14 anni) precipita in uno stato depressivo
terribile, fino all’esplosione di un incubo: la paura di uccidere i figli per troppo amore. Gli
internamenti in ospedale si alternano a fugaci rientri a casa, ma gli
elettroshock non alleviano l’ossessione. Alberto l’assiste per quello che può. “Il tuo non voler figli è dipeso da me, vero?”, gli chiederà un giorno. “Ti sei sentito la causa di quanto soffrivo. E hai avuto paura di passare a un
figlio lo stesso tormento della testa che io ho passato a te”. Avanti negli anni Lisa guarisce e recupera il culto dell’ironia e del sorriso, il piacere dell’allegria, la vitalità giovanile di quando era bella e ammirata e raccontava alla gente del suo
quartiere tante “vaghèzie”: parabole un po’ inventate e un po’ no. Alberto la porta anche a Parigi e realizza un suo sogno di ragazza. “Allora è vero?”, esclama dal balcone della camera d’albergo davanti allo spettacolo della città. Madre e figlio ritrovano una gioia comune. Sono giorni anche di reciproche
confessioni. “Una vita a sé, incastonata, che è valsa mille vite in una”, annota Bevilacqua. Tre mesi dopo, Lisa non c’è più: la uccide una malattia organica» (Luigi Vaccari)
• «Ero un ragazzino sbandato, che non aveva né patria né famiglia, perché mia madre era malata di nervi, e mio padre ebbe un processo di epurazione, e
non capimmo mai il perché. Mio padre era un aviatore, un uomo eccezionale. I miei veri compagni di strada
che avevano venti o trent’anni più di me da Volponi a Sciascia, a Parise, a Fenoglio, sono scomparsi. E oggi mi
trovo orfano. Quella era la mia generazione» • «Vivevo in una casa poverissima, senza telefono. Sciascia mi rintracciò, era arrivato a Parma a sorpresa, non l’avevo mai visto. Fu mia madre a dirmi: “C’è di là un signore tutto vestito di nero che ti aspetta e non dice una parola”. Era il 1955. Avevo scritto La polvere sull’erba, primo romanzo che non ho mai pubblicato (è poi uscito da Einaudi nel 2000). L’aveva letto tramite uno scrittore parmigiano precocemente scomparso, Mario
Colombi Guidotti, che aveva pubblicato nella collana diretta da Sciascia, “I Quaderni di Galleria”. Ne era rimasto molto colpito. Mi disse che il testo era troppo lungo per i
suoi quaderni. Dove stampò le Prove d’autore poetiche con cui preparo sempre l’atmosfera di ogni mio libro. Però mi disse anche che pubblicare il romanzo allora, mi avrebbe scatenato addosso
un putiferio censorio» • La califfa favorì una tormentata relazione sentimentale con Romy Schneider.