Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
BETTEGA
Roberto Torino 27 dicembre 1950. Ex calciatore. «Lanciato dal Varese, praticamente tutta la carriera nella Juve, ha finito in
Canada con i Toronto Blizzard». Attaccante moderno e versatile, grande visione di gioco, nel colpo di testa
ricorda John Charles. Sa concludere e suggerire con rara maestria. Nella
stagione 1971-72, in piena escalation, una complicata forma di pleurite lo
ferma per mesi: la tecnica, eccezionale, e il carattere da leader lo tengono a
galla e anticipano l’evoluzione da punta-punta a «centravanti» arretrato, un Hidegkuti di sinistra. Fra i suoi gol, resta indimenticabile il
colpo di tacco con il quale beffa Cudicini in un Milan-Juve 1-4. Bilancio in
campionato: 326 presenze, 129 gol. Conquista sette scudetti (1972, 1973, 1975,
1977, 1978, 1981, 1982), due Coppe Italia (1979, 1983), una Coppa Uefa (1977).
Si laurea capocannoniere nel 1980 (16 reti). Vice presidente della Juve dal
1994 al 2006. Nazionale: titolare fisso dell’era Bearzot, colleziona 42 presenze e 19 gol. Strepitosa la rete di testa, in
tuffo, che sigla contro l’Inghilterra a Roma. In archivio, anche un poker torinese alla Finlandia.
Protagonista ai Mondiali argentini del 78, un grave infortunio lo priva della
trionfale edizione 82. Quarto nella classifica del Pallone d’oro 77 e 78, 15° nel 76
• «Nonostante la grave malattia che a ventuno anni rischiò di comprometterne la carriera e si limitò invece a restituirlo diverso, fisicamente e tatticamente, rientra nella
ristretta cerchia dei grandi di ogni epoca. I suoi gol di testa hanno fatto il
giro del mondo e si può dire che su una tipologia in particolare, il tuffo in volo radente a colpire il
pallone parallelamente al terreno, abbia impresso un indelebile copyright:
memorabile quello all’Inghilterra il 17 novembre 1976, su cross tagliato da sinistra dall’artista Causio. E poi, a lui spetta il merito del gol più bello del mondiale 1978, l’unico che riuscì a spezzare l’assedio della predestinata Argentina. Quella volta il leggendario Bobby gol
arrivò al cuore dei biancocelesti al culmine di un arioso triangolo con Pablito Rossi,
chiuso con un diagonale di quasi solenne precisione. Era cresciuto nelle
giovanili bianconere e aveva conosciuto il primo calcio importante a Varese, in
B, dove a diciannove anni aveva subito impresso il marchio della sua classe,
viatico per un pronto ritorno alla base. La pleurite lo colse nel pieno di una
spaventosa media gol (10 reti in 14 partite) e lo restituì l’anno dopo appesantito, meno rapido nei movimenti minimi, ma straordinariamente
cresciuto nell’intelligenza tattica. Da quel momento, dopo un breve apprendistato nella nuova
condizione, divenne una colonna della grande Juventus di Trapattoni e poi della
Nazionale. Regale nell’incedere, l’abilità nello smarcare i compagni come nel concludere direttamente a rete secondo
antiche abitudini gli tolse la specificità del ruolo, facendone un attaccante atipico quasi impossibile da neutralizzare:
troppo punta per un mediano, troppo rifinitore per un mastino d’area. Meritava più di tutti il Mondiale 1982, ma la sfortuna si accanì ancora contro di lui, un grave infortunio in una collisione con Munaron,
portiere dell’Anderlecht, sospese il suo volo a 31 anni, nuovamente nel pieno di una
sensazionale media gol in campionato: 5 gol in 7 partite» (Carlo F. Chiesa)
• Con Moggi e Giraudo la famigerata triade bianconera: «È l’uomo di facciata della società bianconera: da buon vice presidente il suo ruolo principale È quello di curare i rapporti tra la Juventus e le altre società, federazione compresa. Fa parte della Triade dal 1994, anno in cui successe ad
un’altra storica bandiera bianconera, Giampiero Boniperti. Il suo ciclo comprende
le grandi vittorie di Lippi, ma anche decisioni difficili come l’esonero di Ancelotti e cessioni importanti per far quadrare il bilancio. Scelte
talvolta impopolari, ma sempre fatte nel bene e nell’interesse della società. Se Moggi È l’uomo mercato e Giraudo È il manager, l’arma di Bettega È quella della diplomazia. Ha il compito di ambasciatore in Europa e nel mondo
dei colori bianconeri. Tocca a lui presenziare alla serata di gala della
Uefa-Champions League, presenziare ai sorteggi ed alle decisioni sul mondo del
calcio dei saggi, dei club più popolari al mondo. E, non ultimo, per la sua perfetta conoscenza della lingua
inglese, Bettega spesso e volentieri precede nelle trattative estere di mercato
Luciano Moggi» (Alberto Mauro)
• Liberato quasi subito da ogni sospetto, È tornato a lavorare per la Juve, anche se non ancora con una carica ufficiale
(si occupa di mercato).