Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
BERSANI
Samuele Rimini 1 ottobre 1970. Cantante. Autore. Si è rivelato prestissimo, nel 92, con l’album C’hanno preso tutto • «Tipetto all’apparenza quieto - uno che non alza mai la voce e al quale nessuno chiede mai un
parere. Scoperto e lanciato da Lucio Dalla. Canta il quotidiano surreale che ci
circonda» (Marinella Venegoni) • Tra i suoi brani più famosi, Cattiva: ispirato dal delitto di Cogne, ironizzava sulla spettacolarizzazione in
televisione e sui giornali di certi fatti violenti • «Babbo musicista, mamma metteva i dischi a casa, nel senso che si ascoltava
quello che le piaceva. Giovanna Marini. O Tenco, o gli Inti Illimani. Erano,
per capirci, autentica sinistra romagnola» • «Mi sono sentito sempre sfalsato. A dieci anni volevo averne venti, e così via» • «Io ho il difetto che non telefono, non scrivo, o almeno ci metto tantissimo a
rispondere a chi mi cerca. Poi capita d’incontrare persone anche molto diverse da me e mi parlano delle mie canzoni.
Nessuno mi chiede: parla di questo e quello. Mi ascoltano e molti mi dicono, ho
capito questo e quello» • «Nella vita di tutti i giorni non canto mai. Canto solo nei concerti e quando
scrivo un nuovo disco. Mi considero più musicista che autore di testi. Parto dalla musica, è lei che mi detta le parole, le armonie mi suggeriscono quello che devo dire» • «Vorrei essere chiamato cantastorie, perché credo sia fondamentale raccontare qualcosa. Ho sempre scritto canzoni molto
diverse l’una dall’altra, senza seguire un filone preciso. E questo credo sia positivo. Quello che
mi spinge ad andare avanti è la curiosità». «Non sono un metodico, quando sono sotto stress l’ispirazione mi arriva per disperazione» • «Mi fa cagare molta musica rap: sono troppi quelli che fanno dei testi con il
rimario e si vestono da rapper senza esserlo dentro. Poi mi fa cagare la musica
di Sanremo, cioè il fatto che ci sia ancora chi dice: “Ma questa non è una canzone da Sanremo!”. E mi fa cagare questo sistema che prima o poi ci obbligherà a fare canzoni da tre minuti e mezzo, altrimenti le radio non le passano. Così come non sopporto quel tipo di discografico che ti dice: “Bella
Replay! Ma adesso mi fai una canzoncina carina per l’estate?”. Infine mi fanno cagare quelli che ho amato di più, ma che a distanza di venti anni non hanno più niente da dire» • «L’unico modo che ho per lavorare è sapere che c’è una scadenza da rispettare».