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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

Biografia di Silvio Berlusconi

Silvio Milano 29 settembre 1936. Politico. Padrone di Mediaset e del Milan. È l’uomo più ricco d’Italia e fra i trenta più ricchi del mondo. «Faccio di tutto per tenere a bada il mio complesso di superiorità»


VITA Presidente del Consiglio nel 1994 e per tutta la XIV legislatura (2001-2006, due
governi). Primo di tre figli (fratello Paolo, sorella Maria Antonietta), padre
Luigi, funzionario e poi direttore della Banca Rasini, alla cui memoria È stato intitolato un torneo di calcio che si disputa in genere prima del
campionato; madre stenografa-dattilografa alla Pirelli (vedi Rosa).
Infanzia qualunque a Milano, medie e liceo al Sant’Ambrogio dei salesiani di via Copernico 9. Laurea alla statale con una tesi
intitolata:
Il contratto di pubblicità per inserzione (lode e premio di due milioni come primo classificato al concorso indetto dalla
Manzoni). Aveva 25 anni e parecchie esperienze lavorative alle spalle: a 14
anni tre mesi di barista a Clusone, durante l’università fotografo di matrimoni e funerali (Time), agente immobiliare, rappresentante di
elettrodomestici, cantante nel complessino di Fedele Confalonieri con cui
andava anche in crociera. Appena laureato si dà all’edilizia, partendo da un terreno in via Alciati a Milano, 190 milioni garantiti
dal padre. La madre Rosa su questo inizio che i suoi avversari qualificano come
oscuro: «Carlo Rasini, proprietario della banca dove lavorava mio marito, gli concesse un
prestito. Noi gli demmo tutto quello che avevamo da parte. “Però ricòrdati che di figli ne ho tre”, gli disse suo padre, “perciò un giorno dovrai aiutare la Maria Antonietta e il Paolo”. Alla fine mio marito lasciò la banca per seguire le imprese di Silvio. In casa avevamo valigie piene di
cambiali. Ogni tanto el me Gino diseva: “Rosella, me buti giò de la finestra”» (Lorenzetto)
• Costruisce a Brugherio e poi a Segrate Est il complesso oggi noto come Milano 2
(«un bizzarro mix tra la città ideale del Rinascimento italiano e una versione sterilizzata e un po’ kitsch del sogno suburbano americano», Alexander Stille). Entra nel business della tv per offrire agli abitanti di
Milano 2 un servizio in più, una televisione via cavo riservata. La chiama Telemilano e comincia a
trasmettere il 24 settembre 1974, la sede viene sistemata nella sala congressi
dell’hotel Jolly di Milano 2. Cesare Medail, che partecipò all’impresa: «La prima trasmissione fu un’intervista fatta in francese e senza traduzione al capo della resistenza curda.
Trasmettevamo soprattutto dibattiti politici. Accettarono di venire anche
Scalfari (che non aveva ancora fondato Repubblica), Bocca, Massimo Fini.
Qualche film che piratavamo ai preti delle edizioni San Paolo. Berlusconi si
faceva sentire di rado» (Maurizio Caverzan). Nel 1976 la Corte costituzionale sentenziò che in Italia l’emittenza privata era ammessa, ma solo in ambito locale. Medail racconta di aver
sentito Berlusconi calcolare ad alta voce che a quel punto Telemilano avrebbe
potuto produrre programmi da vendere alle altre tv private (in quel momento
erano 434) finanziandosi con la pubblicità da inserire nelle trasmissioni. Berlusconi trasforma quindi “Telemilano via cavo” in “Telemilano 58”, rete locale via etere, e dà inizio all’escalation televisiva le cui tappe fondamentali sono: 1) assunzione di Mike
Bongiorno; 2) assunzione di Adriano Galliani; 3) interconnesione virtuale 4)
acquisizione dei diritti del Mundialito; 5) acquisto di Italia1 da Rusconi; 6)
acquisto di Rete4 da Mondadori
• Sul primo punto vedi alla voce BONGIORNO Mike • Galliani: «Il primo novembre del 1979 Berlusconi mi invitò a cena. Non l’avevo mai visto prima di allora. La mia società, Elettronica Industriale, fabbricava apparati per ricevere le tv estere. Io
capii che attraverso questa strada che passava per i tetti si poteva accelerare
la diffusione delle tv locali che intanto erano nate. Provai a convincere prima
Rizzoli, poi Mondadori, poi ancora Rusconi. Niente. Quella sera, a cena,
Berlusconi dopo un’ora mi disse che era d’accordo nel rilevare la metà dell’azienda. Per un miliardo. E così nacque il nostro sodalizio» (Maida)
• L’avvocato Aldo Bonomo (1929-2005) inventò l’interconnessione funzionale, un grimaldello giuridico che consentiva a
Telemilano, ribattezzata intanto Canale5, di trasmettere in tutta Italia: in
pratica si trattava di fare una cassetta del programma e di farla avere subito
alle altre emittenti, in modo che la trasmissione, sia pure distanziata di
qualche minuto o di qualche secondo, venisse di fatto irradiata su tutto il
territorio nazionale (Bruzzone). Berlusconi per non correre rischi trasmetteva
come Canale5 al Nord e come Canale 10 al Centro e al Sud
• Aldo Grasso sul Mundialito: «Il Mundialito per nazioni È un torneo di calcio che nel 1981 si È svolto in Uruguay (dal 30 dicembre 1980 al 10 gennaio 1981) e di cui Canale5 ha
acquistato i diritti, dando il via alla competizione con la Rai. Il primo
tentativo del network Fininvest di scalzare il monopolio delle reti di stato
sulle dirette sportive È stato seguito da un’operazione ben più consistente: il 16 giugno del 1982 Canale5 ha prodotto il suo torneo per
squadre di club (ripetendolo il 25 giugno 1983 e il 22 giugno 1987). Questo
Mundialito, uno dei primi grandi impegni produttivi della rete privata, È totalmente predisposto in funzione delle telecamere, secondo una formula già collaudata dalla televisione americana. Inquadrature tempestive del dettaglio,
utilizzo opportuno del replay da tre angolazioni diverse, una dozzina di
telecamere, due telecronisti e interviste dalla tribuna e a bordo campo in ogni
intervallo di gioco fanno della telecronaca uno spettacolo e dello sport un
evento mediatico»
• Edilio Rusconi, editore di Gente, aveva creato la rete televisiva Italia1 il 3
gennaio 1982. Avendo verificato immediatamente che i costi di produzione erano
immensi e le speranze di margine pressoché nulle, alla fine dell’anno la vendette a Berlusconi per 35 miliardi di lire • Rete4, costituita un giorno dopo Italia1 (e cioÈ il 4 gennaio 1982) da Mondadori (64%), Perrone (l’editore del Secolo XIX, 25%) e Carlo Caracciolo (editore dell’Espresso e di Repubblica, 11%), raggruppava 23 emittenti locali. Tentò di conquistare il mercato acquisendo programmi dall’americana Abc, in particolare il serial Venti di guerra. Canale5 rispose con Uccelli di rovo e Dallas, che Berlusconi aveva soffiato alla Rai dal 1981. Sbaragliato, il direttore
generale Mario Formenton (scomparso nel 1987) si dimise e il suo successore
Leonardo Mondadori (scomparso nel 2002) vendette la rete a Berlusconi per 135
miliardi (28 agosto 1984) • All’attacco dei pretori di Roma Torino e Pescara, che nell’ottobre del 1984 gli oscurarono le reti sostenendo che l’interconnessione funzionale era fuori legge, Berlusconi rispose chiedendo aiuto
al suo grande protettore, il presidente del Consiglio Bettino Craxi
(1934-2000), in quel momento a Londra in visita ufficiale. Craxi tornò di corsa a Roma e emanò un decreto che consentiva a Berlusconi di trasmettere in attesa della legge che
avrebbe regolamentato il settore e che il Parlamento italiano approvò poi solo nel 1990 (legge Mammì). Il ruolo di Bettino Craxi, segretario del Partito socialista italiano dal
1976, È fondamentale nell’ascesa di Berlusconi per almeno tre ragioni: 1) gli consentì di operare in regime di “deregulation”, cioÈ senza norme che ne limitassero l’attività (fino al 1990); 2) operò attraverso il presidente socialista della Rai, Enrico Manca, affinché l’azienda di Stato tenesse un profilo concorrenziale basso (pax televisiva); 3)
gli procurò un vasto credito bancario, imperniato soprattutto sulla Banca Nazionale del
Lavoro, di cui il Psi era il referente politico. Si tenga conto che negli anni
Ottanta Berlusconi mise in moto investimenti molto rilevanti sia per comprare
all’estero pacchetti di film e di programmi televisivi sia per sottrarre alla Rai i
migliori comici, presentatori, giornalisti sia per finanziare le altre sue
attività, sempre più imponenti: acquisto da Giussi Farina del Milan il 10 febbraio 1986 (ne diventa
presidente il 24 marzo), che dopo una formidabile opera di potenziamento in
campioni, allenatori, dirigenti e strutture aziendali lo porterà a vincere sette scudetti (1987-88, 1991-92, 1992-93, 1993-94, 1995-96, 1998-99,
2003-04), quattro coppe dei campioni (1988-89, 1989-90, 1993-94, 2002-03) e due
coppe intercontinentali (1989, 1990); acquisto del pacchetto di maggioranza
assoluta del quotidiano di Montanelli, il Giornale, di cui Berlusconi aveva
preso il 12 per cento nel 1977 e il 37,5 nel 1979 (passato poi al fratello
Paolo quando la legge Mammì proibì ai proprietari di televisioni di possedere anche quotidiani); acquisto della
casa editrice Mondadori al termine di un’aspra battaglia legale e finanziaria con Carlo De Benedetti (l’erede Luca Formenton s’era impegnato a vendere la sua quota a De Benedetti e cambiò idea, cedendola a Berlusconi, poco prima che il patto sottoscritto venisse a
scadenza); ingresso nel mondo della finanza (Mediolanum con Ennio Doris) e
della distribuzione (Standa); continuazione dell’attività edilizia. Berlusconi opera adesso attraverso un’imponente rete di società, le principali delle quali sono la capogruppo Fininvest, posseduta inizialmente
da 20 lussemburghesi (oggi dismesse), la Mediaset, dove sono raggruppate le
reti televisive, e Publitalia, incaricata di vendere gli spot da mandare in
onda su Canale5, Italia1 e Rete4 (in ordine di importanza)
• L’esplodere di Tangentopoli - l’inchiesta che mise in luce un vasto giro di corruzione politica - e la
conseguente scomparsa dalla scena di Bettino Craxi indussero Berlusconi a
intraprendere l’attività politica («scendere in campo», secondo la sua espressione). Esordio vero il 24 novembre 1993, quando,
interrogato da un cronista sulle prossime elezioni per il sindaco di Roma,
disse che tra Rutelli, candidato delle sinistre, e Fini, candidato della destra
e soprattutto segretario del partito fascista, avrebbe votato senz’altro per Fini. Si disse che, con questa risposta, Berlusconi aveva sdoganato l’Msi, partito erede del fascismo. E infatti, quando si presentò alle elezioni del 1994, Berlusconi guidava un cartello formato dal partito
Forza Italia, da lui fondato nel 1993, dal Msi-An, dalla Lega Nord - la
formazione di Umberto Bossi che predicava la secessione dall’Italia della Padania - dal Centro cristiano democratico e dall’Unione del centro democratico (due formazioni di risulta della Dc scomparsa a
causa di Tangentopoli) • Come mai Berlusconi, che pareva diventato un imprenditore molto ricco e
potente, sentì il bisogno di entrare in politica dopo la caduta di Bettino Craxi? Bruno Vespa:
«Nel 1993 la Fininvest aveva 3.500 miliardi di debiti e si può immaginare che se le elezioni del 1994 avessero spazzato via Berlusconi come un
fuscello, non tutti i banchieri sarebbero stati generosi con lui. Il Cavaliere
(
soprannome che la stampa adopera spesso con SB, per via della nomina ricevuta da
Leone - ndr) restò spiazzato quando la Banca Nazionale del Lavoro, sul cui appoggio contava, gli
chiese di rientrare. Enrico Cuccia voleva affondarlo» • L’annuncio della discesa in campo (26 gennaio 1994) provocò una eco enorme. Berlusconi registrò un discorso su una cassetta e la mandò a tutti i telegiornali. Si fece riprendere in una luce morbida, dietro una
scrivania, circondato dai libri e con le foto dei cari, incorniciate, bene in
vista. Sorridente, rassicurante, inappuntabile: «Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un paese illiberale, governato da forze immature e da
uomini legati a un passato fallimentare. Affinché il nuovo sistema funzioni, È indispensabile che alla sinistra si opponga un Polo delle Libertà capace di attrarre a sé il meglio di un paese pulito, ragionevole, moderno»
• Al voto del 27 marzo 1994, la coalizione di Berlusconi (detta appunto Polo
delle Libertà e del Buongoverno) vince col 42,9 per cento dei voti e Berlusconi diventa
presidente del Consiglio. Cade però dopo pochi mesi (22 dicembre 1994) per l’uscita della Lega, contraria a provvedimenti che colpiscano le pensioni e delusa
dal poco impegno della coalizione sul federalismo. Berlusconi non riesce a
tornare al governo prima del 2001. Nel frattempo rende chiari i fondamenti del
proprio progetto politico: maggiori poteri all’esecutivo, separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura
giudicante, federalismo. Discute queste riforme nella cosiddetta Commissione
Bicamerale presieduta da Massimo D’Alema, a quel tempo capo dei postcomunisti e da quel momento suo interlocutore
principale. Alle elezioni del 18 aprile 2001 Berlusconi si presenta avendo
rafforzato Forza Italia e riportato la Lega dalla sua parte. È pronto a investire 100 miliardi di lire nella campagna elettorale, basata su
enormi manifesti azzurri sui quali campeggiano il suo volto e slogan assai
facili («Meno tasse per tutti» ecc.). Inoltre fa stampare in 12 milioni di copie una sua agiografia intitolata

Una storia italiana che spedisce a tutti i capifamiglia (21 miliardi di lire di investimento per la
stampa e 15 per la spedizione). Gli avversari, capitanati da Rutelli, gli
rispondono con una serie di attacchi in televisione: Daniele Luttazzi, Marco
Travaglio, Michele Santoro, Enzo Biagi lo accusano dal piccolo schermo, e in
genere nel momento di massimo ascolto, di essere un ladro, un evasore fiscale,
un corruttore, un capomafia, l’organizzatore degli attentati di Milano e Firenze e di quello a Maurizio
Costanzo. Berlusconi risponde sottoscrivendo nella trasmissione
Porta a porta di Bruno Vespa un contratto con gli italiani nel quale si impegna ad abbattere
la pressione fiscale, diminuire la criminalità, alzare le pensioni minime ad almeno un milione di lire al mese, creare un
milione e mezzo di nuovi posti di lavoro, aprire almeno il 40 per cento dei
cantieri previsti dal Piano decennale delle Grandi opere. Vince poi le elezioni
con una maggioranza schiacciante (Forza Italia da sola ebbe il 29,4% dei voti) • I suoi suoi cinque anni di governo si caratterizzano così:



Politica estera. Schierata senza esitazioni con gli Stati Uniti, di cui appoggia - anche mediante
l’invio di nostre truppe - gli interventi in Afghanistan e in Iraq. Tra le sue
frasi preferite c’È questa: «Io sono a favore di tutto ciò che È americano ancora prima di sapere che cos’È». Nettamente filoisraeliano e implicitamente antiarabo (contraddicendo con
questo una lunga tradizione di rapporti ambigui dei nostri governanti con i
paesi mediorientali. Tra le cosiddette gaffes di Berlusconi c’È una sua dichiarazione in cui proclama la superiorità della nostra civiltà su quella islamica). In Europa fa asse con l’Inghilterra e la Spagna di Aznar (governo di centrodestra che sarà poi sconfitto dal socialista Zapatero) e nega così una lunga tradizione di subordine a Francia e Germania con cui entra anzi in
rotta di collisione. Le autorità francesi e tedesche gli usano ogni sorta di sgarberie: Chirac non lo invita ai
festeggiamenti dell’anniversario dello sbarco in Normandia e gli intellettuali francesi non perdono
occasione per insultarlo anche in manifestazioni ufficiali, senza che vi sia il
minimo sussulto di solidarietà nazionale da parte dello schieramento italiano che gli È avverso; il cancelliere tedesco dà al suo capo delegazione Martin Schultz il compito di attaccarlo: costui al
Parlamento europeo lo insulta pesantemente per i processi che ha in corso (vedi
sotto) arrivando a dire che gira a piede libero solo per la protezione della
presidente Nicole Fontaine (Berlusconi risponde sgangheratamente: lei mi
ricorda i kapò dei film. E poi chiama “turisti della democrazia” i deputati che tumultuano: l’intera sequenza È riprodotta nel film
Il Caimano di Nanni Moretti). Si deve tener presente che l’attacco americano all’Iraq toglie ai tedeschi e soprattutto ai francesi un alleato economicamente
assai importante come Saddam. Polemico sull’euro, a cui imputa in molte occasioni le difficoltà incontrate nella gestione dell’economia, e polemico con l’assetto della Ue, a cui rimprovera l’esagerato burocraticismo, l’ossessivo legiferare in materie risibili, l’incapacità di procedere con atti che incidano davvero sui paesi della comunità. Attacca molte volte la rigidità economicistica della Comunità, ossessionata dall’inflazione, e apparentemente solo dall’inflazione, anche di fronte a urgenze che si manifestano su scala planetaria: la
caduta dei consumi, l’insorgere del terrorismo (dall’11 settembre in poi), l’emergere di una potenza come la Cina in grado di gettare sul mercato prodotti a
prezzi bassissimi e di distorcere la dinamica dei prezzi con una domanda
pressante sulle materie prime (il petrolio nel quinquennio passa da 30-35
dollari a 70-80, l’acciaio per alcuni giorni È addirittura sparito, ecc.).



Politica interna. Le riforme più importanti sono sei: mercato del lavoro, pensioni, scuola, giustizia, riforma
dell’emittenza (legge Gasparri), devoluzione cioÈ federalismo • Mercato del lavoro: si tratta dello sviluppo e dell’applicazione delle riforme pensate nel suo Libro Bianco dall’economista Marco Biagi, ucciso dalle Brigate rosse il 19 marzo 2002 e
contrastatissimo dalla Cgil. Prevede una maggiore flessibilità nelle possibilità di impiego e punta a ottenere in questo modo un minor numero di disoccupati
assoluti (più occupazione e più precarietà) • Pensioni: l’età minima per il pensionamento È stata portata (dal 2008) da 57 a 60 anni, fino al 31 dicembre 2007 chi ritarda
il pensionamento potrà avere un bonus in busta paga pari al 32,7 per cento dello stipendio • Scuola: obbligo portato gradualmente da 9 a 12 anni, moltiplicazione dei
percorsi di studio • Giustizia: separazione delle carriere, tirocinio di due anni, divieto allo
scambio di ruoli, concorsi per gli avanzamenti (non automaticamente concessi
per anzianità di servizio) • Emittenza (legge Gasparri): stabilito un Sistema Integrato delle Comunicazioni
(Sic), nessun soggetto potrà controllarne più del 20 per cento • Devoluzione o federalismo: premier eletto dal popolo, che non ha più bisogno del voto di fiducia, leggi approvate da una sola Camera a seconda della
competenza, sanità, scuola e polizia amministrative delegate alle regioni, energia allo Stato,
entro tre anni attuazione del federalismo fiscale (questo complesso di norme,
approvate due volte con doppia lettura, È stato poi bocciato nel referendum confermativo del 25-26 giugno 2006).



Luca Ricolfi, politologo vicino al centrosinistra, alla fine del quinquennio di
governo berlusconiano ha calcolato che il contratto con gli italiani
sottoscritto durante il programma Porta a porta era stato rispettato al 60 per cento • Alle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006, l’Ulivo ha vinto di stretta misura, ottenendo però un numero sufficiente di deputati alla Camera grazie alla nuova legge
elettorale (un proporzionale con premio di maggioranza) voluta dal
centro-destra. È risultata in vantaggio di soli due deputati al Senato. Berlusconi - dopo aver
protestato per brogli elettorali non emersi, aver proposto, per superare il
pareggio di forze del Senato, un governo di coalizione - s’È adattato al ruolo di capo dell’opposizione, che una parte del centro-destra (in particolare Casini, leader dell’Udc) gli riconosce malvolentieri.



LE ACCUSE E I PROCESSI Contro Berlusconi, specialmente da quando ha annunciato la decisione di entrare
in politica, si È scatenata una pubblicistica di mole impressionante. I processi che gli sono
stati intentati dalla magistratura non si contano. Diamo qui la lista delle
imputazioni principali (giudiziarie e non):



• Le origini della ricchezza di Berlusconi sono misteriose e si sa comunque che,
ai tempi in cui faceva il costruttore, ha pagato un mucchio di tangenti per
costruire in deroga ai piani regolatori, per piazzare appartamenti altrimenti
invendibili, per far spostare le rotte degli aerei che davano fastidio agli
inquilini di Milano 2 ecc.;



• Berlusconi ha assunto come stalliere nella sua villa di Arcore un mafioso,
Vittorio Mangano, e questo - insieme con altri indizi - dimostra che È sempre stato alleato con la mafia. I contatti con la mafia li teneva il
palermitano Marcello Dell’Utri, suo braccio destro, che ha fatto per molto tempo la spola tra Milano e
Palermo;



• Berlusconi ha corrotto i parlamentari per farsi approvare la legge Mammì che, nel 1990, rese legali le sue reti televisive;



• Berlusconi ha corrotto i giudici che, nella vertenza contro Carlo De
Benedetti, gli assegnarono la Mondadori;



• Berlusconi ha partecipato all’opera di corruzione relativa alla mancata vendita della Sme da parte dell’Iri di Romano Prodi a Carlo De Benedetti (1985-86: Berlusconi intervenne
sostenendo l’offerta di una cordata concorrente per fare un piacere a Craxi che non voleva
far prendere la Sme a De Benedetti);



• Berlusconi, d’accordo con l’avvocato Previti che ha tradito in questo caso la sua cliente, ha circuito l’erede Casati Stampa per impossessarsi a poco prezzo della villa san Martino di
Arcore;



• Berlusconi ha corrotto la Guardia di Finanza e ha pagato in nero, con
complessi giri estero su estero, molti diritti su film, soap opera ecc.;



• Berlusconi si È iscritto alla loggia massonica P2 il 26 gennaio 1978 (tessera 1816) e ha poi
fatto lavorare per sé il faccendiere Flavio Carboni, coinvolto anche nell’affare Calvi;



• Da quando si È dedicato alla politica, Berlusconi È in perenne conflitto di interessi: controlla il 50 per cento dell’informazione televisiva e, quando occupa Palazzo Chigi, anche l’altro 50 per cento, attraverso la Rai. Essendo poi presente come imprenditore in
tutti i settori dell’economia, qualunque legge va a suo beneficio. L’esempio più lampante del conflitto riguarda la valorizzazione immensa del suo patrimonio
dal 1994 a oggi (vedi sotto). La sola legge Gasparri regala a Mediaset un
bacino di crescita potenziale di 1-2 miliardi (calcolo di Fedele Confalonieri).



Bruno Vespa: «Ho fatto una verifica presso gli uffici legali che assistono il Cavaliere e mi È stato detto che nel gennaio 1994 Berlusconi non aveva nessun procedimento a
carico [...] In compenso, dopo aver deciso di fare politica, Berlusconi fu il
destinatario, da parte della Procura di Milano, di 17 inchieste nel 1994 e di
altre 23 nel 1995 [...] Perché tutto questo È cominciato con la discesa in campo del Cavaliere, visto che qualche mese prima
non c’era niente a suo carico? Quando lo chiesi a Borrelli, il procuratore mi rispose
sostenendo che, quando una persona appare sul proscenio, È più facile che arrivino informazioni sul suo conto». Vespa, che È convinto della persecuzione giudiziaria, cita il caso del calciatore Lentini,
pagato in nero da Berlusconi che fu per questo rinviato a giudizio. A Gianni
Agnelli, che aveva fatto la stessa cosa per Dino Baggio, nessuno torse un
capello



VITA PRIVATA Due mogli, cinque figli. Prima moglie: «Berlusconi, una mattina, passa davanti alla Stazione Centrale. Lo attende l’imprevisto. Si chiama Carla Dall’Oglio. Sta aspettando l’autobus. Improvvisamente Berlusconi dimentica tutto. Si presenta, scherza, si
offre di accompagnarla a casa. Lei tergiversa e infine accetta» (da Storia di un italiano). Si sposano il 6 marzo 1965. Lei È genovese, nata nel 1940. Hanno due figli: Marina (1966) e Piersilvio (1969) • Seconda moglie, l’attrice bolognese Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario. La Lario: «Il caso volle che mi trovassi a Milano. Una persona, che lavorava nella
compagnia di Alberto Lionello e di cui ero amica, mi invitò a partecipare a una cena in casa del giovane imprenditore che da poco aveva
comprato il teatro Manzoni... Il padrone di casa ci accolse “scompagnato” e mi sembrò single nel modo di porsi ai presenti. Era la prima volta che lui entrava nella
mia vita e col tempo imparai che quel suo modo di voler apparire ‘solitario’ era una costante della sua personalità. Imparai che già era accaduto prima e negli anni sarebbe accaduto anche dopo... Anch’io, come le altre e numerose giovani ospiti della serata, ottenni un poco della
sua svolazzante e onnipresente attenzione. Nel suo sforzo appassionato non fu
ingeneroso di sorrisi... A parte i sorrisi, quella sera finì lì» (Latella) • Berlusconi e Veronica si frequentano benché lui sia ancora sposato. La sistema, con la madre, in un appartamento vicino al
suo ufficio. Nel 1984 nasce Barbara. L’anno dopo divorzia dalla Dall’Oglio che si trasferisce nel Dorset, in Inghiltera. Nel 1986, sempre dalla sua
relazione con Veronica, nasce Eleonora. Nel 1988, Luigi. Si sposano il 15
dicembre 1990, testimoni i coniugi Craxi (Bettino aveva già fatto il padrino di battesimo a Barbara), Fedele Confalonieri, Gianni Letta.



FISICAMENTE Pesa 85 chili • Riguardo all’altezza, suo cruccio, ad Augusto Minzolini ha detto: «Lei quanto È alto? Un metro e 78? Non esageri. Venga qui allo specchio, vede, io sono alto
un metro e 71. Ma le pare che un uomo alto un metro e 71 possa essere definito
un nano?». Claudio Rinaldi riferisce la seguente osservazione di Berlusconi: «Ai miei tempi potevo dirmi abbastanza alto, oggi con le nuove generazioni
confesso di essere sotto la media. Ma non significa essere così nano come mi dipinge la satira». Corrado Guzzanti, che fece un programma intitolato
L’ottavo nano, gli ha risposto: «Chiariamo subito che l’ottavo nano non È Berlusconi. Lui non si È classificato ottavo». Giuseppe Ayala sostiene che Berlusconi non sa e non vuole sapere la sua altezza.
A Palazzo Chigi gli attribuiscono un 1,65. Valeria Paniccia racconta che Mario
Catalano, già regista di Buona Domenica e Risatissima, È l’inventore del “sopralzo”, un gradino posto dietro al podio che, adoperato per esempio alla Conferenza
Intergovernativa di Roma del 2003, lo fece sembrare più alto di Prodi e della stessa statura di Pat Cox. Alessandra Stanley, del New
York Times: «Misurando soltanto un metro e sessantasette, Silvio Berlusconi il problema della
statura lo sente. Nelle conferenze stampa i suoi collaboratori gli sistemano un
cuscino sulla sedia perché appaia alto come gli altri. E quando c’È una foto di gruppo, si alza sulla punta dei piedi subito prima del flash». Giorgio Dell’Arti nel 1994 ha parlato di due suolette in neoprene termodeformabile da un
centimetro e mezzo l’una, che mette sotto i tacchi delle scarpe, una all’esterno (alzatacco) e una all’interno (talloniere o
tallonette). In questo modo fra l’altro si distribuisce meglio il peso del corpo e ci si stanca di meno a stare in
piedi. Davanti ad Anna La Rosa, però, che lo aveva provocato con una domanda sull’alzatacco, «Berlusconi ha alzato il piede e ha detto: “Guardi, non È vero niente”» • Pippo Baudo ha testimoniato che ha capelli molto sottili, «capelli d’angelo». Ha combattuto la calvizie con i trapianti, realizzati nello studio del
professor Piero Rosati, via Piangipane 141, Ferrara. Per ripararsi il capo dal
primo intervento (aprile 2004), si coprì con una bandana, con la quale lo fotografarono a Porto Cervo. Avendo
passeggiato in quella foggia vicino a Tony Blair, gliene venne un successo
internazionale: nel grande magazzino Harvey Nichols di Londra le bandane
bianche e nere di John Galliano da 120 euro vennero esaurite in una mattina.
Ottomila tifosi del Livorno, volendo festeggiare il ritorno in serie A della
loro squadra, si fecero fare a Napoli delle bandane da 3 euro e con quelle in
testa affollarono gli spalti per la partita con il Milan (11 settembre 2004, 2
a 2). Dopo il secondo trapianto, avvenuto il 5 agosto 2005, Berlusconi ha
rinunciato alle bandane. I risultati sono stati notevoli: per tutta la campagna
elettorale ha sfoggiato almeno un centimetro di chioma in cima al capo,
risultando non più calvo, ma stempiato.



RICCHEZZA Forbes lo classifica tra i venticinque più ricchi del mondo. Patrimonio complessivo stimato in 15 miliardi di euro. Il
valore del patrimonio dal 1994 a oggi È triplicato. Il valore della quota Mediaset - di 2 miliardi di euro nel 1994 - È adesso di 6. Mondadori È raddoppiata, Mediolanum triplicata. Media dei dividendi incassati dal 1994 a
oggi ogni mese: 5,2 milioni. Hanno prodotto perdite le tv tedesche (Kirch), le
Pagine Utili e il Milan. Nel luglio 2005 le quote di Fininvest, strutturata in
otto holding (residuo delle antiche 20), sono state distribuite tra i figli così:



Holding I


Interamente di SB, ha il 15,27% di Fininvest


Holding II


Interamente di SB, ha il 15,27% di Fininvest


Holding III


Interamente di SB, ha il 7,83% di Fininvest


Holding IV


Interamente di Marina, ha il 7,65% di Fininvest


Holding V


Interamente di Piersilvio, ha il 7,65% di Fininvest


Holding VIII


Interamente di SB, ha il 20,48% di Fininvest


Holding XII


Interamente di SB, ha l’1,88% di Fininvest


Holding XIV


Un 31,33% a Eleonora, un altro a Barbara e un altro ancora a Luigi. Ha il
21,43% di Fininvest.



Un altro 2,06% di Fininvest fa capo direttamente a SB.



Nonostante queste disponibilità (a cui vanno aggiunte la otto ville in Sardegna, la villa di Arcore ecc.)
Berlusconi ha detto molte volte di detestare gli sprechi. «A Palazzo Chigi quando esco spengo io la luce in ufficio. E scrivo sempre sul
retro dei fogli di carta» (Vanity Fair).



LA TELEVISIONE «I colori sgargianti del mondo televisivo di Berlusconi, pur in tutta la loro
apparente stupidità e frivolezza, rappresentarono una rivoluzione nel mondo in bianco e nero della
vita italiana» (Stille); Berlusconi: «Ma lo vuoi capire che senza la televisione una cosa non esiste? Né un prodotto né un politico né un’idea?» (Corrias-Gramellini-Maltese); «Io non vendo spazi, vendo vendite» (Fiori); Confalonieri: «Dovevate vederlo discutere la programmazione per capire come siamo riusciti a
superare la Rai. Era in grado di prevedere i dati d’ascolto di qualsiasi programma. Si interessava della riscrittura dei copioni,
delle scenografie, del montaggio di tutte le produzioni. Dava suggerimenti agli
autori, ai registi, agli attori. Inventava i format, i titoli dei programmi,
gli slogan pubblicitari, le campagne promozionali. Era davvero l’Uomo Televisione» (Stille); Gerry Scotti: «Berlusconi prendeva il pennello e faceva vedere al pittore il colore che voleva.
Se la scenografia doveva essere arancione il colore lo dava lui: l’ho visto pitturare. Poi andava in sartoria e spiegava come voleva i costumi.
Aveva intuizione non pensando di averla. Un dono dei grandi capitani d’industria» (Fumarola).



MILAN «Il calcio È metafora di vita: dai successi del Milan la gente ha capito che la mia È una filosofia vincente, che lavorando si possono raggiungere risultati
ambiziosi». Durante una visita in Vaticano, una volta disse al Papa: «Cara Santità, mi lasci dire che lei assomiglia al mio Milan. Infatti lei, come noi, È spesso in trasferta, a portare nel mondo un’idea vincente». Altre versioni: «L’Italia dovrebbe sforzarsi di adottare il modello Milan»; «La mia missione politica È come costruire una squadra di calcio»; «Il professor Spaventa, prima di competere alle elezioni con me, provi a vincere
un paio di Coppe dei Campioni»; «Nel Polo manca collegialità, ci vorrebbe un Arrigo Sacchi…» (Stella); «Non sarò un presidente ricco e scemo» (Berlusconi nel suo primo giorno al Milan); «Sulle cronache sportive si parla del Milan di Sacchi, di Zaccheroni e di
Ancelotti, mai del Milan di Berlusconi. Eppure sono io che da 18 anni faccio le
formazioni, detto le regole e compro i giocatori. Sembra che io non esista» (Currò). Sulla questione dl Milan a due punte vedi ANCELOTTI Carlo.



INTER Giuseppe Ticozzi, ex calciatore dell’Edilnord (squadra allenata da Silvio Berlusconi quando faceva il costruttore),
giura che all’epoca (anni Sessanta) Berlusconi era un grandissimo tifoso dell’Inter • Sandro Mazzola: «Non ricordo la data precisa, ma confermo che durante una riunione per il
Mundialito, Berlusconi mi domandò: “Scusi, Mazzola, può chiedere a Fraizzoli se È disposto a vendermi l’Inter?”. Risposi che mi sarei informato e riferii. Sulle prime Fraizzoli non disse di
no. Anzi. Indicò una strada: “Potrei cedere a Berlusconi il cinquanta per cento delle azioni”. Trascorso qualche giorno ci ripensò: “No, niente Berlusconi”. Comunicai la risposta e la cosa finì lì. Berlusconi voleva comprare l’Inter e a volte mi interrogo: che cosa ne sarebbe stato del Milan se l’operazione gli fosse riuscita?» (Laudisa).



SEDUTTORE DI UOMINI Berlusconi alla forza vendita: «Ricordate che i nostri spettatori hanno più o meno la licenza media, e non erano i primi della classe» (D’Anna-Moncalvo) • «I venditori di Berlusconi erano fortemente disincentivati dal fumare, portare la
barba, i baffi o i capelli lunghi e disordinati, veniva detto loro di avere
sempre l’alito fresco, di stare attenti alla forfora e di non avere mai, cascasse il
mondo, le mani sudate» (Stille) • Berlusconi alla forza vendita: «I clienti stronzi sono quelli che si devono conquistare a tutti i costi, sono i
clienti che non dobbiamo assolutamente lasciarci scappare, quelli sono i
clienti che dobbiamo assolutamente raggiungere prima degli altri. Perché questi si alzano e tutte le mattine, guardandosi allo specchio, che cosa
vedono? Vedono uno stronzo. Giorno dopo giorno, mattina dopo mattina, quello
specchio riflette la stessa, drammatica immagine. E quindi i signori che
appartengono disgraziatamente a questa categoria si incazzano immediatamente e
restano incazzati per tutto il giorno. Questi uomini vengono sempre trattati da
stronzi, tutti li trattano da stronzi, perché logicamente, essendo tali, vanno trattati così. Però, fate attenzione, perché dovete entrare in campo voi, con la vostra arte e le vostre astuzie. Siccome lo
stronzo viene trattato da tutti come uno stronzo, se trova invece qualcuno che
lo tratta in maniera diversa gli sarà grato, anzi gratissimo, per sempre. Sarà disponibile, sarà aperto, sarà cordiale, sarà gentile, sarà riconoscente, insomma sarà meno stronzo. E quindi abbiamo anche reso un servigio all’umanità, l’abbiamo alleggerita. Quindi bisogna conquistare questi clienti principalmente
perché diventeranno gli amici più sinceri, i clienti più preziosi, in quanto vi saranno per sempre grati e riconoscenti» (D’Anna - Moncalvo, ripresi da Stille, il quale pensa che la descrizione del
cliente stronzo abbia come modello Craxi)
• Massimo Boldi: «Mi telefona spesso. Un giorno: “Ciao Massimo, come stai?”. Io ero emozionato anche se ci diamo del tu e siamo amici. Lui fa: “Senti Massimo, fra qualche giorno andrà in onda Un ciclone in famiglia. Volevo dirti che tra le tante famiglie che seguiranno questa fiction c’È anche la mia”. Accipicchia. Allora gli ho detto: “Silvio, sei veramente un amico”. E lui: “Ogni tanto vieni a trovarmi, ci facciamo quattro risate”» (Sabelli Fioretti) • Gigi D’Alessio: «Alla manifestazione del Vittoriano, io canto, lui È lì in prima fila e mi fa l’occhiolino. Due, tre volte. Allora vado a salutarlo e lui ferma la scorta e mi
fa: “Complimenti, hai scritto una bella canzone”. Qualche sera dopo, mi ha chiamato Maurizio Costanzo: “Puoi venire subito qui?” mi fa. “C’È un ammiratore che ti vuole salutare. Si chiama Silvio”. Ho preso mia moglie e siamo andati a casa sua. Apicella suonava la chitarra,
Berlusconi cantava canzoni francesi. Era molto musicale. Come autore È un romanticone. Mi piace soprattutto
Colpa mia colpa tua. Una volta al Maurizio Costanzo Show ne ho accennato una strofa e gliela ho
dedicata. Lui ha telefonato subito per ringraziarmi» (Maragnani) • Raimondo Vianello: «Un giorno si presenta a casa nostra. Ci dice che È pronto a darci un programma, che ci aspetta a braccia aperte. Ha uno stile
asciutto, convincente. È un venditore. In quegli anni la Rai È un ministero, non si capisce con chi parlare di nuovi progetti, nuove idee.
Avremmo dovuto realizzare un unico programma a Canale5 e poi tornare a Viale
Mazzini. Berlusconi offre patti chiari. E soldi. Insomma, ha argomenti
convincenti. A un certo punto gli chiedo se vuole bere qualcosa. Lui mi
risponde: “Non avrebbe un panino?”. Mi assale un dubbio: ma questo È davvero miliardario?» (Santini)
• Linus: «Nell’ultima stagione ci ricevette ad Arcore per la benedizione, ci aspettò sulla porta ed ebbe una parola per tutti» (Romagnoli) • Mike Bongiorno: «In Rai guadagnavo 20 milioni l’anno e mi dovevo fare il mazzo con le serate per racimolare qualche lira. Lui mi
ha offerto 600 milioni ed È stata la svolta» (Moliterni) • Fiorello: «Venne allo Sporting di Montecarlo per la serata di gala di Publitalia. Mi disse
che ero bravo, che avrei fatto tanta strada se avessi tenuto la testa sulle
spalle. Mi disse: impara da Mike. Poi si bloccò, stava passando una bellissima ragazza e mi disse: chi È quella bella gnocca?» (Corrias) • Giancarlo Magalli: «Ho incontrato Berlusconi una volta in un ristorante. Si alzò in piedi per salutarmi e io gli dissi: “Stia comodo, la prego”. E lui: “Ci mancherebbe altro”» (Sabelli Fioretti) • Filomena Esposito ha aspettato Berlusconi all’uscita del Palazzo di Giustizia di Milano, dove si era recato per il
procedimento sulla Guardia di Finanza. L’ha fermato e, piangendo, gli ha detto: «Berlusconi, non ce la faccio più, mi aiuti lei». «Dica, signora, che posso fare?». «Ho paura che mi tolgano il mio bambino di cinque anni. Ho bisogno di lavorare,
non ho una casa». «Bene, dia numero e indirizzo a questo signore e stia tranquilla. Per lei questo È un giorno fortunato, alle nove io la chiamerò». «Non mi staccherò un attimo dal telefono». Filomena ha in seguito detto ai giornalisti: «Berlusconi prima di salutarmi mi ha chiesto se avevo bisogno di soldi, ma io ho
detto di no, non È quello l’aiuto di cui ho bisogno, io voglio lavorare». La telefonata È arrivata puntuale alle nove. Berlusconi ha invitato Filomena e la sua famiglia
ad Arcore. Durante il loro colloquio, durato poco più di un’ora, Berlusconi le ha regalato dieci banconote da cinquecento mila lire. Le ha
anche garantito che le troverà presto un lavoro ed una casa, e le ha messo a disposizione il suo segretario,
Valentino, per ogni eventuale altro problema. «Il Natale È arrivato anche per noi. E Babbo Natale io l’ho già visto». Berlusconi ha regalato al bimbo di cinque anni di Filomena l’orologio del centenario del Milan e un pallone (Colaprico)
• Commento ascoltato in strada dopo la firma del Contratto con gli italiani: «Carmelì, quello ha firmato, l’ho visto io!» (Ceccarelli).


VIZI Dorme poco di notte. Legge i giornali alle due del mattino. Guarda i dossier col
«dottor Letta» alle due e mezza. Qualche volta compra oggetti alle televendite • Detesta l’aglio • Passione assoluta per il giardinaggio, di cui È grande intenditore: a Villa Certosa in Sardegna ha realizzato, senza badare a
spese, un parco di grande bellezza (per esempio un agrumeto contenente 140
specie di aranci, cioÈ tutti quelli esistenti, ecc.).