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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BERARDINELLI

Alfonso Roma 1943. Saggista. Critico letterario. È stato docente universitario di Storia della critica e di Letteratura
contemporanea in varie università italiane. Si È interessato soprattutto di poesia moderna, della forma “Saggio” e dei rapporti fra intellettuali e potere. Nell’85 ha fondato con Piergiorgio Bellocchio la rivista satirica e autobiografica
Diario. Libri: Il critico senza mestiere, L’esteta e il politico, La poesia verso la prosa, L’eroe che pensa. Disavventure dell’impegno ecc. «Critico letterario brillantissimo, che l’anticonformismo non lo pratica soltanto a parole: qualche anno fa lasciò l’insegnamento universitario per dedicarsi semplicemente all’attività di saggista “senza posto fisso”» (Dino Messina) • «Non ho mai la certezza di avere un pubblico e, tantomeno, di conoscere le sue
caratteristiche. È un problema, sì. Ma anche uno stimolo perché È meglio l’incertezza che sapere in anticipo quale settore dell’opinione pubblica ti approverà. Un autore che scrive qualcosa di originale non conferma idee già acquisite. La cosa più interessante È rompere o superare certe preconcette divisioni ideologiche. Quando scrivo, mi
sento un individuo che parla ad altri individui» • «Penso che la critica sia un genere letterario che richiede immaginazione e
inventività. Oggi, come ogni altro scrittore, il critico deve ridefinire anzitutto davanti
a se stesso i termini della propria attività e del proprio stile intellettuale. La distinzione tra creativo e non creativo
mi sembra fuorviante. Francesco De Sanctis È stato uno degli scrittori più creativi dell’Ottocento italiano. Altrettanto si può dire, nel Novecento, di Erich Auerbach, di Walter Benjamin, di Giacomo
Debenedetti. Non sono molti i romanzieri che abbiano prodotto qualcosa di più originale e avventuroso dei saggi di George Steiner o, in Italia, di Cesare
Garboli…»
• «Tutti noi siamo nelle mani del sistema dei media. Possiamo cercare con qualche
astuzia di usarlo al meglio, ma modificarlo È quasi impossibile: ci trascende. Oggi poi nessuno domina intellettualmente la
realtà come poteva avvenire per certi intellettuali dell’Ottocento o anche del primo Novecento [...] Se George Orwell non avesse
pubblicato 1984, il suo ultimo romanzo, nel 1949, gli anni della guerra fredda, e non fosse
stato utilizzabile in funzione antisovietica, sarebbe rimasto uno scrittore di
scarsa fama. Se sei funzionale e utile a una parte politica diventi importante
e influente, altrimenti no [...]»