Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
BENNATO
Edoardo Bagnoli (Napoli) 23 luglio 1949. Cantante. Autore. Fratello di Eugenio. Primo
album nel 73, Non farti cadere le braccia (con Rinnegato), ha subito un buon successo, che amplia con I buoni e i cattivi (74), Io che non sono l’imperatore (75), La torre di Babele (76), Burattino senza fili (77, con Mangiafuoco e Il gatto e la volpe) • «Lucido, caustico, graffiante, ha sbeffeggiato la mitologia dei cantautori, e poi
i dotti i medici e i sapienti, i maghi pifferai e i potenti. Continua a vivere
nella sua Napoli, di cui ha imparato a capire gli aspetti positivi e negativi» (Lucia Castagna) • «L’architetto Edoardo Bennato, diciamolo pure, non si è saputo vendere come tanti suoi meno illustri colleghi, ma questo non inficia la
sua importanza nella musica - diciamo così - “leggera” italiana. Bluesman vero, tanto da inventarsi un suo “doppio” in Joe Sarnataro, che il blues lo suonava con i partenopei Blue Staff, Bennato
- figlio dei fumi e degli acciai roventi dell’Italsider di Bagnoli - debutta nel 73 con Non farti cadere le braccia. è da allora che, nonostante lunghi periodi di silenzio, porta avanti la bandiera
dell’anarchia nella musica. Anarchia, come per De André e Guccini, per Bennato ha significato prendersela (sempre con sottile ironia)
con tutti i poteri: quelli “deboli” come la discografia e quelli “forti” come la politica. Senza mai avventurarsi in nuovi, e spesso asfittici,
territori musicali, ben fedele alle semplici note blues. La critica non lo ha
mai amato perché, da buon anarchico, non si è fatto etichettare, inscatolare; però bisogna dargli atto - in questo Paese di inani parolai - che nel 75 con
Io che non sono l’imperatore se la prese addirittura con il pontefice Paolo VI, nel brano Affacciati affacciati. E ci voleva, e ci vuole, un bel coraggio che molti suoi valorosi colleghi non
hanno mai avuto per scrivere e cantare un pezzo simile. Ma Edoardo come tutti
(o quasi) gli anarchici, non si è mai preso troppo sul serio, ha fatto musica e studiato, laureandosi con una
tesi sulla metropolitana napoletana, stando sempre hors de troupeau, come dicevano appunto gli anarchici francesi di fine Ottocento. Purtroppo
questo atteggiamento lo ha penalizzato moltissimo. Edoardo dal vivo è sempre una meraviglia perché è di quelli che non si risparmiano, non ha mai amato le luci fuori della ribalta,
non si è mai recitato come un personaggio: anche per questo non ha avuto i favori di
parte della critica, ma se si analizzano i suoi testi troviamo una grande
carica di amore, poesia, impegno. Oltre, naturalmente, a un ottimo rock’n roll, che ha sempre fatto l’occhietto a quello più classico degli esordi, sgangherato quanto divertente e deflagrante. A Napoli
sono nati molti musicisti moderni ma Bennato ha qualcosa in più: uno sguardo fatalista ma una volontà propositiva, il lasciarsi cullare dalla “napolitudine” ma la capacità di tenere - nel cuore e nel ritmo della sua chitarra - le sue radici musicali,
profondamente americane e inglesi nonché orgogliosamente meridionali» (Paolo Zaccagnini)
• «Il rock deve creare tensioni, dubbi, interrogativi, e dare buone vibrazioni a
tutti».