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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BENETTON

Alessandro Treviso 2 marzo 1964. Figlio di Luciano. Erede designato della dinasty imprenditoriale di Ponzano
Veneto. «Fascinoso rampollo della dinastia trevigiana cresciuta con la maglieria, ex
presidente di Benetton Formula 1, consigliere nella holding di famiglia e
finanziere alla testa di una società di partecipazioni industriali da lui fondata, la 21 Investimenti. Piace alle
donne: prima di mettere su casa e famiglia con Deborah Compagnoni è stato fidanzato con Carolyn Bessette (non ancora Kennedy). Uno sguardo verde
alquanto timido» (Mariella Boerci)
• «L’Inghilterra è importante nella sua formazione. Aveva 13 anni quando fu spedito lassù, da solo, in aereo. Prima tappa, Londra. Seconda tappa: Victoria Station. Terza
tappa: un villaggio sperduto da qualche parte più o meno identificabile col suffisso “shire”. Se deve imparare l’inglese, fu il ragionamento di papà Luciano, lo faccia lontano dai college frequentati da italiani fighetti. “Quel viaggio me lo ricorderò sempre, ero un bambino ed ero terrorizzato all’idea di ritrovarmi all’estero, tra sconosciuti, solo all’aeroporto, solo in una stazione ferroviaria. Mio padre voleva che me la cavassi
e me la sono cavata. A ripensarci, aveva ragione lui”. D’estate, a 12 anni, col fratello lavava le caldaie del primo stabilimento
Benetton. In cambio, lo pagavano. “Ma non perché spendessi e spandessi. Sempre in quell’estate, mio padre portò me e mio fratello a comprarci le scarpe. Ne scegliemmo due o tre paia a testa,
lui ci lasciava fare. Al momento di pagare non tirò fuori il portafoglio: ‘i soldi li avete, pagate voi’”. Luciano Benetton ha programmato con cura l’istruzione di Alessandro. Prima un liceo scientifico pubblico della propria città, utile per far crescere non solo le basi culturali ma anche le radici
affettive. Poi l’università negli States e l’inevitabile master a Harvard, con un grande professore, l’economista Michael Porter. Dietro il sorriso morbido, è un tosto che cura i suoi interessi anche con una certa spietatezza» (Maria Latella).