Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
BASSOLINO
Antonio Afragola (Napoli) 20 mar­zo 1947. Politico. «Prendiamo Eduardo. Per me Eduardo non è il cantore del fatalismo, della rinuncia. Il suo teatro è ambivalente... Ricorda il famoso “Add’a passà ’a nuttata”? Lei può dirlo in un sospiro, alzando le braccia al cielo. Oppure come lo dico io, con
rabbia: ADD’A PASSA’ ’A NUTTATA!!!!» (con pugno sul tavolo. Testimonianza di Riccardo Chiaberge).
VITA Diessino. Dal 2000 governatore della Campania (rieletto nel 2005). Nell’87 e nel 92 fu eletto deputato, dal 93 al 2000 fu sindaco di Napoli. Papà Gaetano era capo giardiniere del Comune di Afragola e votava liberale. Sognava
per il figlio un avvenire da medico: quando Antonio scelse la politica - era il
64 - si piantò a braccia conserte sotto il palco per impedirgli di parlare finché non vennero i carabinieri a portarlo via • «Questa è in breve la storia di Antonio Bassolino e dei bassoliniani. Sono entrati
giovanissimi nel partito dei senatori e fondatori: i Chiaromonte, gli Amendola,
i Napolitano; indiscutibili ma con un apparato modesto. I giovani della cordata
di Bassolino sono diversi, più colti, più cinici. Bassolino, che è arrivato da Avellino, punta ai posti direttivi, diventa il padrone della
commissione operaia e poi della segreteria regionale. Dice uno che lo ha
conosciuto allora: “Era un comunista vero, uno di quelli che ci credono, ma di un cinismo estremo,
il cinismo necessario per diventare un leader, capace di prendere una strada e
di svoltare senza mettere la freccia”. Il partito avrebbe preferito una personalità rappresentativa come Valenzi, ma Bassolino non aspettava le simpatie del
partito, aveva una marcia in più, era un capo. Lo capì Mauro Calise che fu suo consigliere e ne curava l’immagine. “Non è il programma che conta”, diceva Calise, “ma l’immagine di Antonio”. Aveva ragione: nella Napoli umiliata dal potere laurino e dalla rete
democristiana, Bassolino era il nuovo, specie per la Napoli laica di sinistra.
La Napoli progressista, riformista, che aspettava da sempre la sua occasione e
che la colse con entusiasmo. L’impossibile d’improvviso era a portata di mano, quello che fu chiamato il “risorgimento napoletano” coinvolgeva tutti, i grandi intellettuali borghesi come i Barraco e i Marotta,
come le avanguardie operaie dell’Italsider, i professori universitari, come i sindacalisti e gli imprenditori
moderni. Bassolino è il sindaco deciso e coraggioso di questa Napoli miracolata che si prova a
cambiare. Mancano i mezzi del trasporto pubblico, le officine sono piene di
autobus scassati? Bassolino va in America e compra trecento autobus. E c’è Bagnoli che risponde alle richieste del giovane capo arrivato dalla commissione
operaia. Vengono da ogni parte del mondo a vedere il miracolo del comunismo
napoletano, anche dal Giappone. [...] C’è molta aria fritta nel “risorgimento napoletano” ma c’è anche del nuovo, una buona edilizia popolare, nuove scuole, un minimo di
pulizia delle strade. Il primo mandato di Bassolino è comunque positivo. Poi la mossa sbagliata, la seduzione del grande potere: l’uomo del cambiamento di Napoli lascia la sua città e la sua grande impresa, va a Roma a fare il ministro del Lavoro nel gabinetto
D’Alema. Perché si è lasciato giocare da D’Alema che ha interrotto la sua salita al cielo? è stato lui a voler giocare la carta della politica nazionale? O non poteva dire
no al primo governo diretto da un comunista? Comunque capisce che quella è la sua morte politica e torna a Napoli dove la fortuna è ancora con lui e lo fa eleggere a governatore della Campania. E come
governatore fa di nuovo bene [...] Ha vinto o perso la sua partita Bassolino?
Vincerla certamente non poteva, a perderla con onore c’è quasi riuscito. Ha giocato molto, gioca molto nella sua vicenda il carattere.
Bassolino è un uomo onesto ma pronto ai compromessi della politica, con la giustificazione
o l’aggravante di essere un napoletano individualista convinto che se un intrallazzo
lo fa lui sarà a fin di bene e riuscirà a controllarlo [...]» (Giorgio Bocca)
• «Per molti napoletani è un viceré. Qualcuno ricorda che, appena eletto, si muoveva a disagio nel nuovo mondo che
stava cominciando a beatificarlo, quello della borghesia colta napoletana che
nascondeva l’argenteria per apparire austera quando lo invitava a casa (poi si capì che a lui l’argenteria piaceva), e delle famiglie nobili dai grandi cognomi che per lui
significavano poco. Nel 1994 ci mise un po’ a imparare il nome del funzionario che a Palazzo Chigi si occupava dell’organizzazione dei G7: era un Visconti di Modrone. All’inizio il sindaco lo chiamava Mondragone, finché la segretaria non gli passò al telefono l’omonimo comune. Allora passò al semplice Visconti e si ritrovò a parlare con il commissario Luciano Visconti del distretto di San Ferdinando» (Denise Pardo)
• «Ha scelto come slogan “passo dopo passo” e sempre lo ripete. è il suo tormentone, un logo propiziatorio, al punto che, assistendo al film Il collezionista di ossa, i napoletani, come a teatro, hanno lungamente applaudito l’eroe nero che sentenzia incolpevole: “Ci riusciremo, passo dopo passo”» (Francesco Merlo) • Polemiche perché Bassolino ha voluto che a New York si aprisse una sede di rappresentanza della
Regione Campania. Nel 2001 (5 agosto) Newsweek pubblicò sotto il titolo Non ridete un servizio sulle ambizioni di Bassolino che voleva fare di Napoli una Parigi e
progettava col sindaco Giuliani una crociera speciale da New York per far
vedere ai figli degli emigranti newyorchesi di un tempo come Napoli fosse
cambiata • L’8 febbraio 2005 ha sposato Anna Maria Carloni, con cui viveva da vent’anni, nella sede circoscrizionale di San Giovanni a Teduccio. Cerimonia tenuta
segreta e scuse di Bassolino, attraverso il suo blog, agli amici rimasti all’oscuro. Sia Bassolino che la Carloni venivano da precedenti esperienze
matrimoniali con figli
• Nel 2001 suoi mocassini usati sono stati venduti all’asta alla mostra d’Oltremare per 200 mila lire.
VIZI «Terrorizzato dal malocchio, sfrega cornetti rossi, è convinto che accendini e cerini gli portino male e dunque usa solo fiammiferi
di legno per le sue Winston, e ogni 19 settembre bacia la teca di San Gennaro
con uno schiocco superstizioso, vibrante ed esagerato, e ha costretto pure il
console americano: “Kiss it, kiss it and we’ll drive away the Taliban” (“Bacia, e ci sbarazziamo del talebano”)» (Francesco Merlo) • Si è preso un personal trainer per partecipare all’ultima maratona di New York • «è un elegantone “marinellizzato” (dal nome del negozio Marinella, fornitore ufficiale di Carlo d’Inghilterra e Claudio Velardi, consigliere di D’Alema), molto vanitoso (racconta che a Milano gli chiedono l’autografo, cita spesso Bill e Hilly e si pavoneggia con gli articoli esteri che
lo riguardano) e determinato nella gestione del potere. Superstizioso, fa
sapere di non prendere nessun impegno importante il 17 del mese; e di tagliarsi
i capelli, più curati di quelli di Mario Merola, solo di venerdì e solo alle 19 dal barbiere Antonio a Posillipo (perché così fece alla vigilia della sua elezione). Non nasconde nemmeno il suo terrore nei
confronti delle automobili. Il sindaco della città nota in tutto il mondo per i suoi problemi di traffico non ha mai guidato e non
sa cosa significhi avere il problema del parcheggio» (Denise Pardo)
• Nino D’Angelo: «Senti un po’, ma perché tieni la testa piegata verso un lato?». Bassolino: «Sono un po’ sordo da questo orecchio, quindi tendo ad avere una posizione che mi aiuti».