Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
BARZI Alberto Roma 1 marzo 1954. Chirurgo plastico. Nella clinica Santa Famiglia di Roma. Si è specializzato nella Casa della misericordia di Rio de Janeiro, alla scuola del celebre Pitanguy
BARZI Alberto Roma 1 marzo 1954. Chirurgo plastico. Nella clinica Santa Famiglia di Roma. Si è specializzato nella Casa della misericordia di Rio de Janeiro, alla scuola del celebre Pitanguy. Famoso anche perché fu lui a cambiare i connotati di Tommaso Buscetta (prezzo 20 milioni), che lo ringraziò con una dedica sulla sua biografia Addio a Cosa Nostra. «A contattarmi non fu Buscetta ma la polizia. Non era possibile dargli un volto nuovo, questo lo dissi subito: la chirurgia plastica non può cambiare volto a una persona. Quello che potevo fare era modificare i suoi lineamenti, facendo in modo che la gente non vedesse in lui Tommaso Buscetta, ma un uomo che gli somigliava. “Faccia lei: io sono disposto a tutto” mi disse. Quando lo vidi la prima volta mi misi le mani nei capelli. Era un uomo piccolo, ma con una testa enorme. I lineamenti del volto, inoltre, erano molto marcati: ossa grandi, zigomi pronunciati. Per giunta, anni prima si era sottoposto a un lifting facciale e all’inserimento di due protesi, una al naso e una al mento, che avevano ceduto. Gli ho modificato la struttura degli occhi, del naso, della bocca, del mento e del collo. Cinque punti chiave per garantire una nuova espressione al volto. Per quanto riguarda gli occhi, ho modificato subito il taglio. Aveva un taglio molto orientaleggiante, allungato verso l’alto. Io sono intervenuto spostando il legamento oculare e tirandolo quattro millimetri verso il basso, ancorandolo all’osso orbitale. L’obiettivo non era estetico. Non lo dovevo rendere più bello: dovevo solo renderlo diverso. Per fare questo gli ho ridotto anche l’arcata sopracciliare, che in lui era molto marcata, limandogli l’osso orbitale superiore di un paio di millimetri. Un altro problema erano le borse, che si accompagnavano a occhi molto incavati. Ho dovuto prendere le borse e rivoltarle verso il basso, in modo da riempire la parte inferiore dell’orbita. Inoltre, fu proprio lui a chiedermelo, gli ridussi la distanza tra il labbro superiore e la columella, che in lui era molto pronunciata. Il risultato fu straordinario, perché i denti così facendo si scoprirono, garantendo un’espressione diversa».