Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
BARICCO
Alessandro Torino 25 gennaio 1958. Scrittore. «Se qualcuno pensa che sono uno scrittore commerciale costruito a tavolino, lo
mando a cagare».
VITA Collabora con la Repubblica. Libri: Oceano mare, Castelli di rabbia, Novecento, Seta, City ecc. Ultime opere: una riscrittura, sollecitata dalla guerra in Iraq, dell’Iliade, dalla quale sono stati eliminati gli dèi. E un romanzo dedicato a Valentino Rossi («ma non occorre che Valentino lo legga»), intitolato Questa storia e che racconta la vita di Ultimo Parri, dall’inizio del Novecento fino agli anni Sessanta. Questa storia è stato pubblicato con quattro copertine diverse da un editore nuovo per Baricco
e che Baricco ha contribuito a far nascere, Fandango. Fino a quel momento
Baricco aveva pubblicato con Rizzoli • Baricco - che aveva scritto di musica per La Stampa e di letteratura per
Repubblica e aveva già pubblicato parecchio (tra l’altro il saggio Le mucche del Wisconsin e il romanzo Castelli di rabbia) - si è fatto conoscere dal grande pubblico col programma televisivo L’amore è un dardo, titolo che già denuncia un forte intento divulgativo («l’amore è un dardo» è l’ingenua traduzione popolare del dotto «l’amore ond’ardo» del secondo atto del Trovatore). Bello, riccioluto e in maniche di camicia (camicia bianca e maniche
arrotolate), Baricco raccontava al pubblico la musica lirica con un ottimo
ritorno in termini di share e di gradimento. Angelo Guglielmi, allora direttore
di Raitre, lo sperimentò quindi su un programma di seconda serata dedicato ai libri, chimera di tutti i
palinsesti televisivi, intitolato Pickwick: «Fare delle rubriche di libri in televisione è puro masochismo. Io affidai la materia ad Alessandro Baricco. Lui sì che era un vero sex symbol. Battaglioni di ragazze a cui non importava niente
dei libri seguivano il programma solo perché c’era lui. Era un grande affabulatore: modello insuperato». Baricco: «C’è tanta gente che sta in bilico, ai limiti della lettura: basta una spinta per
farli precipitare nei libri» • Nel 2006, con un articolo su Repubblica, ha reclamato il diritto a una vera
stroncatura, attaccando i critici che «ti stroncano tra parentesi», come Citati, che scrive d’esser così deliziato dalle Olimpiadi di Torino da «dimenticare tutto: le noie, le mediocrità, gli errori della mia vita, perfino l’Iliade di Baricco...» oppure Ferroni, che mentre sull’Unità elogia Vassalli, dice a un tratto: «Che distanza abissale dalla stucchevole e ammiccante epica automobilistica dell’ultimo Baricco!». Citati non gli ha risposto. Ferroni lo ha informato di averlo stroncato in
vari luoghi e da ultimo sul mensile Giudizio Universale. Il Foglio ha
disseminato l’intero numero del 2 marzo di frasi stampate in neretto che alludevano
sarcasticamente alla pretesa di Baricco di essere preso in considerazione. In
ogni caso il ritorno mediatico dell’articolo di Baricco è stato importante
• Ha fondato una scuola di scrittura (Holden) • Andrea Scanzi, sulla Stampa (18 ottobre 2005), l’ha messa tra gli intoccabili, quelli di cui non si può mai parlar male (insieme a Benigni, Muccino, Virzì, la Guzzanti ecc).
CRITICA «Scrittore preferito da Walter Veltroni. Autore di un romanzo discretamente
venduto e molto favorevolmente recensito, Oceano mare, ha raggiunto l’acme della popolarità sfoderando nel corso di un programma televisivo dedicato ai libri una candida
camicia con le maniche robustamente arrotolate, alla maniera del transalpino
Bernard Henry-Lévy. Buon conoscitore di musica classica, assiduo collaboratore prima della
Stampa e poi di Repubblica, si è molto impegnato nella campagna elettorale del 1996 a favore dell’Ulivo intervenendo più volte ai comizi del suo politico preferito: Walter Veltroni. Dopo la vittoria
dell’Ulivo, ha sostenuto durante una trasmissione televisiva condotta da Lucia
Annunziata di non amare l’idea del ministero della Cultura ma di essere rassicurato dal fatto che il
Minculpop sarebbe stato appannaggio del suo politico preferito. Ne è scaturita un’aspra polemica in cui è stato accusato di essere uno scrittore di regime» (Pietrangelo Buttafuoco)
• «La storia di Baricco è singolare. Esaltato in un primo momento da influenti critici e operatori
culturali, vincitore di premi prestigiosi come il Viareggio, era l’enfant prodige delle nostre lettere. Poi, a poco a poco, è diventato l’esempio negativo. Alcuni dei padrini di un tempo gli hanno voltato le spalle. Il
successo di pubblico continua e Baricco può addirittura lasciare le major e mettersi editorialmente in proprio (che sia una
delle ragioni di questo ostracismo ormai incontrollato?). Ma negli ambienti
colti o presunti tali è diventato ormai lo scrittore impresentabile, la puttana che tutti possono
permettersi di sbeffeggiare ricavandone status a poco prezzo» (Antonio Moresco)
• «Uno scrittore anomalo, e spiazzante. Una critica surciliosa tende a declassarlo
a intrattenitore di lettori non troppo pretenziosi, e magari sub-colti. Ad
abile sceneggiatore per pubblici di massa che sgranano gli occhi di fronte a un
“esotico” che li sprovincializza. Ma che sia davvero un declassamento non è affatto certo, così come non è certo che la narrativa non debba e possa avere, tra i suoi scopi, anche quello
di riempire bravamente il (lungo) spazio che separa un inizio da un finale. E
poi: non ci si può lamentare sempre dei bassi metodi e dei bassi linguaggi con i quali si tenta di
pascere gli appetiti allargati del pubblico, e poi prendersela con uno
scrittore-divulgatore che comunque riesce a cambiare, in molto meglio, i temini
del dibattito: non è la “scrittura popolare”, è la popolarità della scrittura ciò che preme al Baricco scrittore quanto al Baricco affabulatore televisivo. Ha
fama di star letteraria, e conseguentemente di scrittore narciso, per via di
certi trascorsi televisivi (ottima televisione e ottima divulgazione, tra l’altro) e di un aspetto fisico sinistramente adatto a compiacere il pubblico
della narrativa, che come è noto è in buona prevalenza femminile. Per paradosso (o forse per compensazione), nei
suoi libri la persona-scrittore è del tutto impercepibile. Ha la forza di fidarsi così ciecamente della storia che sta raccontando da lasciarle l’intero campo, e se così tanti lettori lo amano è forse perché giudicano amabile, e anche umile e intelligente, questo suo farsi puro
strumento del racconto. Il suo talento (alto) è nella capacità di catturare l’attenzione, convincere il lettore che non è tempo perso, e condurlo fino al termine di una storia. è un talento non comune, frutto di tecnica e di profonda conoscenza dei
meccanismi della narrazione» (Michele Serra)
• «Ho visto cose che groupie umane nemmeno osano sognare. Ho visto Baricco. Ho visto Baricco con una buccia
di banana in mano, e ho visto lettrici strapparsi i capelli per essere arrivate
troppo tardi, quando era trascorso il magic moment in cui Baricco la banana la
addentava» (Guia Soncini) • «Al giornalismo e alla vita pubblica Baricco è arrivato attraverso la tv e i grandi giornali - La Stampa, Repubblica -,
firmando reportage su soggetti veltroniani tipo la convention democratica del
2000 che incoronò lo sfortunato Gore, la finale della coppa d’Inghilterra con gol decisivo del piccolo Zola, l’amarcord di Italia-Germania 4 a 3 vista in pigiama e a piedi nudi accanto al
nonno. Le trasmissioni e i romanzi di Baricco portano nomi evocativi, Seta, Oceano mare, Pickwick. Uno come Baricco naturalmente non è tipo da arruffianarsi un politico. Semmai ambisce a comporre lui il codice
estetico, il pantheon eclettico, il catalogo delle figure o delle figurine del
progressismo non più comunista e neppure ex: la letteratura guida e la politica segue, come - mutato
il molto che c’è da mutare - avevano teorizzato gli einaudiani nei confronti del Pci, magari
senza riuscirci» (Aldo Cazzullo).