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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BANFI Lino (Pasquale Zagaria) Andria (Bari) 11 luglio 1936. Attore. Comico. «Sono di destra. Ho votato Veltroni»

BANFI Lino (Pasquale Zagaria) Andria (Bari) 11 luglio 1936. Attore. Comico. «Sono di destra. Ho votato Veltroni». VITA Il primo nome d’arte fu Lino Zaga: su indicazione di Totò, che riteneva malaugurante un cognome mutilato, Zaga venne sostituito da Banfi, pescato a caso in un registro d’alunni da un insegnante nonché impresario d’avanspettacolo e marito di soubrette. Esordì come cantante di feste musicali e attore di fotoromanzi (vinse in gioventù un concorso di bellezza e fotogenia…). A Roma dal 57, nella capitale cominciò la carriera di comico di spettacoli di varietà. Ha studiato Filosofia. Ha partecipato a circa 100 film tra cui Detenuto in attesa di giudizio (71), L’esorciccio (75), Bellifreschi (87). In tv ha condotto per Canale5 Risatissima (84) e per la Rai Domenica In (87). È diventato popolarissimo con lo sceneggiato Un medico in famiglia (98) • È cresciuto tra i fiori che papà Riccardo vendeva nel negozio aperto a Canosa per risollevare le finanze familiari (prima si era occupato di semi di porri e di cipolle per il mercato farmaceutico) • A 11 anni finì in seminario: era l’unico sistema per farlo studiare e fare contento papà che lo voleva impegnato con il liceo classico. Capì subito che non aveva nel destino l’abito talare: «Perché, ad esempio, tutti ridevano anche se recitavo nei ruoli drammatici di San Pietro o di Giuda?». Voleva diventare chirurgo, ma a 17 anni scappò con la compagnia di sceneggiate napoletane Arturo Vetrani. A convincerlo, più del palcoscenico, furono le ballerine • «...Banfi, nato ad Andria ma cresciuto a Canosa di Puglia, figlio di agricoltori e seminarista assai dubbioso, ha calpestato qualsiasi palcoscenico: fotoromanzo, radio, sceneggiata napoletana, avanspettacolo, cabaret, film di serie A, B e C, fino a Domenica in. Ha fatto la spalla a Noschese, Franco e Ciccio, a Montesano, a Villaggio. Dall’Esorciccio a L’onorevole con l’amante sotto il letto passando per Lisa dagli occhi blu; dai filmetti proto-sexy a base di docce al genere da caserma (tipo La soldatessa alle grandi manovre o La dottoressa ci sta col colonnello), dello spettacolo Banfi ha sperimentato i fondali più ineffabili. E tuttavia, o forse proprio per questo, l’altezza che gli si riconosce oggi, quel suo stare sopra la mischia amato e lodato da tutti, ecco, più che di una semplice metamorfosi sembra il frutto di una indicibile purificazione. Ne Il medico in famiglia Banfi era Nonno Libero ed era comunista. Gli autori gli avevano messo l’Unità in tasca e per questo si levò un tale parapiglia di polemiche da fare impallidire la vicenda della statua di Moro, anch’egli raffigurato con l’Unità in tasca. Non solo, ma quando il governo Amato ottenne che Nonno Libero facesse uno spot gratis per reclamizzare (si disse in realtà: per far conoscere) certi provvedimenti varati a favore della famiglia, be’, protestò Berlusconi in persona. Nessuno meglio e prima del Cavaliere aveva capito che, attraverso Banfi, il centrosinistra puntava al suo stesso pubblico, o elettorato che dir si voglia. E saranno pure valutazioni che lasciano il tempo che trovano, ma un sondaggio di Datamedia, pubblicato dal Giorno nel novembre del 2000, calcolò che lo spot di Zagaria-Banfi-Nonno Libero aveva il potere di spostare qualcosa come un milione e seicentomila voti» (Filippo Ceccarelli) • Sposato con Lucia Lagrasta, ha confidato che la sua fedeltà alla moglie, tra i colleghi attori, gli ha sempre creato qualche imbarazzo: «Ho lavorato con le più belle attrici europee, ma non c’È stata mai nessun’altra donna nei miei pensieri». Ha una figlia, Rosanna, che fa l’attrice: «È stato il classico padre severo, rompiscatole. E geloso. Il giorno del mio matrimonio si È fatto venire la febbre alta. Però, splendido, ha voluto assistere alla nascita dei suoi nipotini» • «Quando mia figlia Rosanna si doveva sposare le dissi: “Vuoi bene a questo ragazzo? Bene, allora prima vivete insieme, fate l’amore, vi conoscete meglio. Poi vi sposate”. Le ho preso la casa perché fosse libera di sperimentare. Uno non se lo aspetta da un padre di Andria, ma l’ho anche invitata a dirmelo, quando faceva l’amore la prima volta. Per festeggiare: È una cosa bella» • «La sinistra mi adora. E a Roma ho votato per Veltroni» • «Io sono fortemente di destra» • In tasca sempre un’immagine di Padre Pio: «Non c’È un motivo preciso per la mia affezione al Beato di Pietralcina. Io non ho mai sentito profumo di rose. So solo che recarmi mezza giornata dove lui È nato mi dà molta serenità. Figurarsi che da bambino quasi quasi ero un po’ seccato se papà voleva portarmi da Padre Pio». CRITICA «Ma da quando in qua gli attori danno corpo, voce e priorità ai problemi sociali, e lo fanno accumulando su di sé, fiction dopo fiction, una tale abbondanza di consenso da poter esercitare non solo un ruolo politico, ma addirittura una sorta di magistero morale? Al problematico interrogativo la risposta può suonare altrettanto opinabile. E dunque: tale sovraccarico di compiti si realizza forse quando gli attori vengono clamorosamente scambiati con i personaggi che essi interpretano. O almeno: da questo particolare punto di vista Lino Banfi, più che un caso, È un fenomeno. Nulla che possa essere paragonato con figure di attori, pure assai significativi sul piano della vita pubblica, come Sabina Guzzanti, Dario Fo o Roberto Benigni. E tanto per incominciare: a differenza di Benigni, Fo e Guzzanti, Lino Banfi non si chiama Lino Banfi, ma Pasquale Zagaria. Ma questo nome d’arte, pare suggeritogli da Totò, sempre più spesso si evolve gloriosamente nell’identità dominante del nonno bipartisan della Repubblica. Detto altrimenti: più che un attore, maturatosi e affinatosi fino al punto di mettere in scena una naturalezza che con qualche azzardo potrebbe avvicinarsi perfino a quella del grande Eduardo, Banfi È oggi una delle pochissime figure sopra le parti. Un’autorità pontificale e a tratti perfino miracolistica, un super-personaggio, un’icona indiscutibile, una specie di santo della società degli spettacoli. Ma non È così semplice, perché Banfi lo È divenuto, poco a poco, dopo essere stato prima una macchietta dialettale (“Porca puttena”, “checchio”, “Madonna sentissima”) e poi un’incarnazione della commediaccia trash, debitamente scollacciata e disimpegnata. Colui che aveva sconfitto Carotenuto e mortificato Alvaro Vitali nell’atto di spiare Edwige Fenech dal buco della serratura. Davvero un incredibile destino. Ieri “ricchione” barese o bidello infoiato ne La liceale nella classe dei ripetenti (ma sono dieci i film della “serie scolastica”, da L’insegnante va in collegio a La ripetente fa l’occhietto al preside). Oggi GoodWill Ambassador dell’Unicef, pubblicamente lodato dalla signora Franca Ciampi e predicatore a Porta a porta sui temi controversi dell’adozione. Un altro po’ e potrebbe diventare sul serio in odore di senatore a vita» (Ceccarelli) • Tifoso della Roma.