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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BAGARELLA

Ninetta La moglie di Totò Riina. «Lui aveva ventisei anni e lei appena tredici, quando a Corleone si conobbero nel
vicolo sotto la montagna dei Cavalli. Si innamorarono subito, si fidanzarono in
casa, poi fuggirono insieme. E in segreto diventarono marito e moglie. Del loro
matrimonio si seppe qualcosa quando venne ucciso un povero maresciallo di
polizia che aveva trovato una partecipazione in un covo di Palermo: Totò Riina e Ninetta Bagarella annunciavano le loro nozze. Era il 16 aprile del
1974. Da quel giorno non si lasciarono più. Nella buona e nella cattiva sorte Totò e Ninetta sono sempre stati una cosa sola. Nonostante la latitanza lunga un
quarto di secolo. Nonostante la caccia degli sbirri. Nonostante gli ergastoli
che hanno sepolto l’ex capo dei capi di Cosa Nostra. Un amore infinito. Il matrimonio fu sempre
felicissimo, ma portò tanti problemi. Anche nelle piccole cose, come allestire un altare dentro un
casolare in mezzo alla campagna tra Cinisi e Terrasini. Si sposarono là dentro Totò e Ninetta nel 1974 e le nozze furono celebrate da un terzetto di sacerdoti
amici loro. Uno era don Agostino Coppola di Partinico, degli altri due non si
conobbero mai i nomi anche se più di un sospetto condusse a pezzi grossi della Curia di Monreale. Dopo l’arresto dello “zio” Totò nel 1993 il vincolo non fu riconosciuto, il boss risultava scapolo all’ufficio anagrafe di Corleone, Ninetta ebbe inizialmente difficoltà a vedere il suo uomo in carcere perché per legge non era sua moglie. Quell’unione religiosa certificata in latitanza non bastava più. Dopo varie peripezie legali (fu interessante in un certo senso constatare che
il boss si stava rivolgendo allo Stato per risolvere un suo problema) Totò e Ninetta annunciarono per la seconda volta il loro matrimonio. Testimone per
lo sposo il suo vecchio avvocato, l’unico che poteva incontrarlo in una cella nel reparto super blindato di un
carcere di massima sicurezza. Dietro le sbarre ridiventarono marito e moglie.
Poi nell’ottobre del 2000 la sentenza della Corte di Appello che invitava Ninetta ad
abbandonare l’amatissimo marito in cambio di un bollo. Non era solo una sentenza: era
soprattutto uno dei tanti modi per rendere antipatica l’antimafia» (Attilio Bolzoni).