Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
BACCIOLI
Attilio Manciano (Grosseto) 10 maggio 1933. Avvocato. «Uno che, a metà degli anni Ottanta, è arrivato a difendere 140 militanti delle Brigate Rosse: per star dietro a tutti
i processi passava le notti in treno e di giorno si presentava freschissimo
nelle Corti d’Assise. Nel carcere di Voghera c’è stato un momento in cui assisteva 40 detenute donne: quando andava per i
colloqui ne usciva a notte fonda, esausto. Tanti anni fa - è avvocato dal 1958 e Cassazionista dal 74 - probabilmente non credeva che
avrebbe vissuto una vita così. Sposato (ma si separerà quasi subito), insegnava Filosofia e Pedagogia alle magistrali di Grosseto e
difendeva sporadicamente qualche cliente. Poi, con il 68 è cambiato tutto. Raggiunta l’anzianità minima, ottenuto lo status di baby pensionato, ha indossato la toga sul serio. “In quel periodo ero vicino ai maoisti e ai marxisti-leninisti” racconta. Nessun feeling invece con il Pci (“mai stato iscritto”) e l’unico partito di cui ha fatto parte è il Pdup. “Sono gli anni della contestazione e comincio a difendere ragazzi e operai che
occupano università e fabbriche”. Difende personaggi come Moretti, Gallinari, Vallanzasca, Cutolo, Giorgieri e
Vendetti. Non prova imbarazzi a difendere brigatisti: “Non posso né condividere le idee delle Br, perché altrimenti entrerei a farne parte, né posso pubblicamente e in modo attivo sostenere idee diverse”. Se c’è da correre il rischio di essere associato ai brigatisti, lo corre volentieri: “Anche se la cosa in passato mi ha creato qualche problemino”. Ne ha fatti tanti di processi politici e le sue non sono state difese
tecniche: “Non lo sono mai, figuriamoci nei processi politici. Qui sono in gioco valori”» (Alessandro Trocino).