Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

ARGENTIN

Moreno San Donà di Piave (Venezia) 17 dicembre 1960. Ex ciclista. Campione del mondo nell’86, secondo nell’87, terzo nell’85. Ha vinto il Giro delle Fiandre 90, quattro Liegi-Bastogne-Liegi (85, 86, 87,
91), un Giro di Lombardia (87), tre Freccia Vallone (90, 91, 94). Terzo al Giro
d’Italia 84 (quello vinto da Francesco Moser). «Uno dei più fulgidi talenti del nostro ciclismo degli anni Ottanta. Un uomo da corse in
linea, un campione da grandi appuntamenti, capace di arrivare alle gare che
contano con la condizione giusta. Anche se questo vuol dire non essere sempre
all’altezza della propria fama, lasciare i tifosi delusi nelle classiche che non si
sono razionalmente preparate. Spunto bruciante soprattutto negli arrivi in
quota, abilità in pianura a scegliere le ruote giuste, intelligenza a leggere la corsa. È figlio di quel ciclismo di campagna fatto di fatica e voglia di emergere; sono
gli zii, mediocri corridori dilettanti, a piazzarlo sulla sella quando ha dieci
anni. In quel ragazzino vedono quello che non hanno potuto essere, gli
insegnano la capacità di soffrire, lui ci mette una classe cristallina, una pedalata elettrica, un
guizzo bruciante. Ma soprattutto ci mette la testa. Stupisce fin dall’inizio della sua carriera professionistica quel ragazzino che al suo primo anno,
nel 1981, centra due tappe al Giro d’Italia. È come un cobra, colpisce rapido, ma solo i bersagli che vuole lui. E poi, in un
ciclismo che ancora in Italia fatica a levarsi di dosso l’etichetta di sport povero, fa sfoggio di eleganza e mondanità: porta lo smoking anche quando non È obbligatorio, si fa spesso fotografare nella boutique della moglie, parla il
francese, si difende con l’inglese, non abbandona le sue radici ma trasferisce residenza (e conti) a
Montecarlo» (Beppe Conti).