Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
ARBORE
Renzo (Lorenzo Arbore) Foggia 24 giugno 1937. Deejay. Conduttore tv. Regista. Musicista. «Mi considero un jazzista della parola».
Ha rivoluzionato, con la trasmissione Alto gradimento (1970) il linguaggio della radio. Ha profondamente innovato, con L’altra domenica (1975) e soprattutto con Quelli della notte (1985) e Indietro tutta (1987) il linguaggio della televisione.
VITA Famiglia in vista di Foggia. «In casa, anzi a palazzo, c’è un padre dentista, uno zio sindaco, una nonna nobile, il ricordo di un avo
famoso come Carlo Cafiero, anarchico ricchissimo e pazzo, morto in manicomio,
Giangiacomo Feltrinelli di fine Ottocento» (Camillo Langone) • Il padre rappresentava l’autorità, la madre sbrigava le pratiche quotidiane ed era petulantissima con l’educazione: «Renzo, ringrazia», «Renzo, saluta», «Si fa un sorriso, quando si conosce una persona», «Mangia composto», «Non parlare col boccone in bocca», «Stai dritto», «Tagliati i capelli». Aveva anche il culto dei proverbi: «Chi troppo in alto sale, cade sovente», «Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te», «Chi va piano va sano e va lontano», «Chi troppo vuole nulla stringe», «Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi», «La farina del diavolo va tutta in crusca». «Noi la prendevamo in giro e mamma ci ammoniva: “Quando sarò morta, vi accorgerete che sono la saggezza dei popoli”» Una volta che Arbore le disse che andava in America in aereo, lei rispose: «Vai piano»
• «Mio padre aveva un carattere gioviale. Gli piacevano gli amici, le barzellette e
la musica» • Liceo classico al Vincenzo Lanza (vedi anche LIOCE Nadia Desdemona). Poi
Giurisprudenza a Napoli. «Sognavo di andare in una grande città e fare l’artista. Sognavo la radio, costruivo delle radio. Poi ho ricevuto in regalo il
mio primo strumento, una fisarmonica, ma ne ho suonati molti prima di fermarmi
al clarinetto. I miei genitori vedevano Roma come una città peccaminosa e quindi inadatta a un ragazzo. Erano gli anni della dolce vita.
Napoli sembrava più pacioccona e poi mio padre aveva studiato e lavorato proprio a Napoli. Avevo
affittato una stanza a casa di amici. Facevo grandi passeggiate per
risparmiare. C’erano molti americani a Napoli e il mio maggiore divertimento era farmi prendere
per un americano. Misi su un complessino che suonava nei locali durante i
matrimoni (
Arbore suona il clarinetto - ndr). Poi fummo scritturati in un locale riservato ai militari americani della Nato». Per laurearsi in Giurisprudenza a Napoli ci mise sette anni • Chiede al padre un anno di tempo per fare l’artista, il padre glielo concede e gli assicura che non avrà a disposizione un giorno di più. Va a Roma e, quando il periodo sta quasi per finire, partecipa a un concorso
come “maestro programmatore di musica leggera”. Arriva prima di Gianni Boncompagni (e ci tiene a farlo sapere) • «Comandava Bernabei, un uomo di cui ho ammirato la fede e l’impegno sul lavoro. Poi è venuto Biagio Agnes, e anche di lui ho un ricordo ottimo. Lo prendevamo in giro
in ogni modo. Davanti a dieci milioni di spettatori mettevamo in scena la
finestra del suo ufficio illuminata anche la notte, “come quella del Duce”. Telefonava in studio una bambina e scattavamo in piedi dicendo che era la
figlia di Agnes. Non abbiamo mai avuto una lamentela, né privata né pubblica. Non è mai venuto in trasmissione; un tratto di sobrietà che si è un po’ perso»
• «Bandiera gialla (realizzato alla radio con Gianni Boncompagni, che lo presentava - ndr) fu la
prima finestra per la musica giovane. Dai Beatles all’Equipe 84, passando per Otis Redding e i Rolling Stones. E il goliardico Alto gradimento è un po’ alle radici della mia tv» • «Intorno agli anni Settanta la tv era bigotta, seduta, tradizionale. Bastò dare uno scossone e il primo segnale fu l’urlo di Rocky Roberts che cantava la sigla di Bandiera gialla» • «Io sono quello che ha sempre inseguito l’altra tv e ha fatto tutto il contrario di quello che andava di moda. Anche
quando mi è stato offerto da Saccà e da altri di fare la prima serata del sabato ho detto di no. Io continuo a
fare l’altra tv, come faccio l’altra radio, l’altro cinema e persino l’altro spettacolo» • L’altra domenica fu il suo primo programma tv di grande successo: «Dal 76 al 79, l’Italia era negli anni di piombo, la gente di domenica stava in casa, il nostro
cazzeggio era salutare. Come scelsi i corrispondenti? Come un novello Mario
Pastore (anchorman del tg) scelsi Isabella Rossellini (New York), Françoise Riviere (Parigi), Michel Pergolani (Londra). Silvia Annichiarico per Milano
e Milly Carlucci per lo sport. Tanti giornalisti: Gianni Minà, Fabrizio Zampa, Mario Marenco, Mimma Nocelli, Fiorella Gentile, Irene
Bignardi, Patrizia Schisa. Roberto Benigni era il cine-critico improbabile,
Luotto parlava da cugino italoamericano, Nichetti e Manuli erano i Gasad, Otto
e Barnelli sostituivano l’orchestra classica. Le Sorelle Bandiera, mai volgari, introdussero il tema dell’omosessualità con il “fatti più in là”. E riconoscetemi un merito: abolii le vallette mute. Con il femminismo capii
che era venuta l’ora delle vallette parlanti. Dora Moroni e Sabina Ciuffini, anche se
intelligenti, non le facevano parlare»
• «Negli anni di piombo persino i brigatisti rossi volevano telefonare in diretta a
L’altra domenica. Forse provarono, ma col successo del quiz “Da dove chiama?” devono aver trovato le linee occupate. Adriana Faranda di recente mi ha
rivelato che durante il caso Moro lei sentì che le br pensarono di chiamarci. Era nell’aria: io e Andrea Barbato valutammo questa eventualità. Io avevo paura che accadesse, lui era disposto a farli parlare» • Primo film il Papocchio, poi FF-SS, ovvero Che mi hai portato a fare sopra Posillipo se non mi vuoi più bene?: «Cominciava con me che raccoglievo un copione di Fellini che volava giù dalla finestra mentre Federico faceva pipì. Gli feci vedere la pellicola in anteprima; pensavo di farlo felice; ci restò malissimo» • Nel 1985, il successo della vita: la trasmissione tv Quelli della notte: in uno studio affollatissimo e arabeggiante (Andy Luotto dovette interrompere
la parodia dell’arabo per le minacce di alcuni membri della comunità islamica), Arbore presenta una serie di personaggi pressoché sconosciuti fino a quel momento e che diventeranno subito popolarissimi: Nino
Frassica, Simona Marchini, Andy Luotto, il professor Pazzaglia, Max Catalano,
Roberto D’Agostino, Marisa Laurito ecc. L’Italia è invasa dai tormentoni del programma: «Non capisco, ma mi adeguo», «Non è bello ciò che è bello, ma che bello che bello che bello», l’«edonismo reaganiano», ecc. In termini d’ascolto, la trasmissione (in onda tutte le sere sulla Raidue di Giovanni
Minoli), fa 800 mila spettatori di media la prima settimana, tocca il milione e
700 mila la seconda, il 22 maggio 1985 supera per la prima volta i 2 milioni,
che tiene di media fino alla fine della quinta settimana. Nella sesta e nella
settima, effetto valanga, si toccano i 3 milioni di spettatori con punte di
share del 51 per cento (7 giugno 1985. Si tenga conto che siamo in seconda
serata). Due anni dopo
Indietro tutta bissa il successo di Quelli della notte: uno sgangherato programma a quiz condotto da Arbore in veste di ammiraglio e
da Frassica come bravo presentatore vede contrapposti il popolo del Nord e
quello del Sud. Ballano le ragazze Coccodè, reclamizzano l’inesistente Cacao Meravigliao (qualcuno tentò davvero di lanciare sul mercato un Cacao Meravigliao e la Rai dovette
stopparlo). Nuovi personaggi: il ragazzino Mario Marenco, il mago Forest, il
notaio pignolo Nando Murolo • Dopo Indietro tutta, benché invocato molte volte, Arbore s’è praticamente astenuto dalla tv e ha girato il mondo con la sua Orchestra
italiana: «Uno fa il clarinettista, strimpella la chitarra, canta napoletano in giro per il
mondo, l’Italia e le isole, si occupa di jazz e lo canticchia cercando di eliminare la
pancia per non eliminare lo “swing” (nel 90% dei casi pancia e swing sono incompatibili), fa la pubblicità della birra e del caffé, viene nominato dal Consiglio Comunale di Barletta cittadino onorario insieme
all’amato Lino Banfi, arriva finalmente a New York e, già all’aeroporto John Fitzgerald Kennedy, incontra in fila alla dogana gli italiani di “ma insomma quando ritorna a farci ridere con
Quelli della notte?”. Si sa che per “ammazzare” un umorista basta questa micidiale frasetta: “Facce ride!”» • Nel 2005 discreto successo, ma non paragonabile a quelli del passato, con Speciale per me, sottotitolato - in polemica con le ossessioni da Auditel - Meno siamo, meglio stiamo. Qui per la prima volta Arbore - che sta attentissimo a non farsi nemici - ha
polemizzato con la Rai che lo mandava in onda troppo tardi • Lunga relazione sentimentale con Mara Venier. Matrimonio continuamente previsto
e mai realizzato (lei s’è sposata il 28 giugno 2006 con Nicola Carraro). La Venier ha raccontato di
essere rimasta incinta di Arbore nel 1990 e di aver perso il bambino al quinto
mese di gravidanza • è stato otto anni con Mariangela Melato, «la donna che ho amato di più e che mi ha insegnato ad amare Milano». Nel 2003, intervistato da Aldo Cazzullo, fece un bilancio di 7 innamoramenti e
3 grandi amori (senza soddisfare la curiosità dei lettori che volevano sapere in quale categoria mettere Mara Venier&C.).
FRASI «Se usi la satira per rabbia e non per piacere, se tiri sempre fuori i denti,
vuol dire che stai impostando, e forse addirittura rovesciando, la storia
stessa della televisione. Che non nasce aggressiva, ma ci è diventata. A lungo andare hanno portato la gente a pensare che non ci sia altro
modo di farla, la tv. E ad un certo punto conta solo l’abitudine. è come fumare per anni un sigaro forte e poi un giorno ributtarsi su una
sigaretta light: non senti niente».
POLITICA «Sono cattolico, ho conosciuto padre Pio, ho vissuto la malattia dei miei
genitori nel suo ospedale. Anche quando abbiamo messo in scena Giovanni Paolo
II l’ho fatto con delicatezza e rispetto. Eppure Il Papocchio è l’unico film di tutti i tempi a non essere mai passato in tv» • «Da bambino servivo la messa alla chiesa di Gesù e Maria di Foggia, alle nove del mattino, e per me che ero già allora un nottambulo era una bella fatica. Continuo a seguire i precetti
cattolici ma ritengo che si possa comunicare con il Padreterno anche senza
seguire la messa. Putroppo col passare degli anni ci vado quasi solo per i
funerali. E quel rito mi fa sentire un po’ più protetto» • «Mi considero un liberale radicale. Non sono mai stato comunista, sono sempre
stato filoamericano; anche al tempo del Vietnam, anche nel 68».
VIZI «Non ho vizi, non fumo, non mi drogo, non bevo più, ma sono affetto da acquistomania» • Collezionismo sfrenato di ogni tipo di oggetti, frenetica caccia ai kitsch più improbabili, specialmente se di plastica: swatch, sveglie arabe col canto del
muftì oppure programmate per riprodurre dieci suoni naturali (uccellini, rumore del
mare), cibi conservati e congelati di tutto il mondo comprese le razioni degli
astronauti (buste contornate d’argento contenenti manzo liofilizzato e fagioli con la scritta Space dinner),
camicie hawaiane, cappelli e stivali da cowboy (un armadio pieno), bandiere
americane (ne ha una dietro la scrivania, se n’è fatta portare un’altra da New York con la scritta “God bless America”), occhiali da collezionare al mercatino di Borghetto Flaminio a Roma, al
Mercante in Fiera di Parma, da una vecchietta che li vende per strada a Soho,
New York (quelli da sole Oliver People con montature verdi e lenti sfumate a
Los Angeles, quelli da leggere con montature bianco latte o a scacchi o con gli
strass nei drugstore di Miami per 25 dollari), gli auguri di compleanno
registrati su lacca da Mick Jaegger (glieli manda direttamente lui, gli manda
anche i dischi dei Rolling Stones in anteprima) ecc
• Effetti strabilianti sull’arredamento, ogni stanza di casa è a tema: la cucina «sembra un bar su una spiaggia tropicale, “banana style”», il salotto l’ha voluto «nei colori del Mediterraneo, blu, bianco, giallo», su una parete della camera da letto, un trompe-l’oeil con un panorama del deserto (Donatella Bogo) • Smise di fumare quando, regista, vietò le sigarette all’intera troupe durante la lavorazione di un film: «Per 20 giorni sono riuscito a non sentire neppure l’odore del fumo. Ora, di tanto in tanto, mi concedo il lusso di un sigaro» • «Quello del bagno è un momento bellissimo. Più che un momento, a dire il vero: un’oretta. Ho dieci radio in bagno, ciascuna sintonizzata su una stazione diversa.
Le ascolto con attenzione mentre mi trucco. Cioè sono molto vanitoso, curo tantissimo la mia persona. Acquisto molti prodotti in
profumeria. Perché usare un dopobarba alcolico se posso usare una crema profumata che non secca la
pelle? Cerco sempre nuovi prodotti contro le rughe, per esempio»
• Gira voce che il telefono sia il più temibile avversario dei suoi manicaretti. «Questo potrebbe far vacillare la mia fama di gran gourmet, immagino. Ma sfiderò la sorte confessando i miei peccati: ho abbandonato pentole sul fuoco, pirofile
in forno, macchinette del caffè sul gas. Tutto per una saporita chiacchierata con un amico. Ma per un single
come me, il richiamo del telefono è irresistibile» • «La vacanza è l’unico sport che pratico».