Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
ANGELUCCI
Antonio Sante Marie (L’Aquila) 1943. Detto Tonino. Immobiliarista. Patron della Tosinvest, che
controlla un impero di sei cliniche e altri investimenti immobiliari di 1000
miliardi. «Se fosse nato in America la sua sarebbe la tipica storia dell’uomo fattosi da sé. Nascita in un paesino abruzzese, inizi all’ospedale da portantino e consacrazione, dopo anni di fatiche, come re delle
cliniche. Verrebbe quasi da raccontarla come la storia di un Ross Perot
nostrano, quella di Angelucci da Sante Marie, provincia di L’Aquila. Poi scopri che la sua scalata non comincia nei corridoi dello
Spallanzani ma dalle stanze della Uil e ti chiedi: ma Perot era iscritto alla
Uil? Inizia la sua avventura assieme ad alcuni sindacalisti che poi perderà per strada. Personaggi come Corrado Cilio, che oggi di quegli anni non vuole
parlare. Sotto l’ala del potente segretario confederale Bruno Bugli, i ragazzi della Uil fanno
strada. Lui è il più in gamba e, con l’appoggio dei socialisti che si succedono all’assessorato alla Sanità del Lazio, riesce a trasformare alcuni cronicari in crisi in cliniche di
riabilitazione con tanto di convenzione. Poi con Tangentopoli i referenti
politici cambiano. Se provassimo a mettere in partita doppia il rapporto tra la
famiglia Angelucci e i Ds, al dare troveremmo molte cose. La partecipazione
suicida (con una quota del 24,5 per cento) agli ultimi mesi di vita dell’Unità. I 3 miliardi 250 milioni versati ai Ds e i finanziamenti alla fondazione
Italianieuropei di Massimo D’Alema. Nell’avere, però, Angelucci ha molto di più: il via libera all’acquisto del San Raffaele con un guadagno di 45 miliardi» (Marco Lillo).