Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
ANASTASI
Pietro Catania 7 aprile 1948. Ex calciatore. Con la Nazionale ha vinto il campionato
europeo del 68, segnando un gol nella ripetizione della finale vinta a Roma
contro la Jugoslavia per 2-0 (in tutto 25 presenze e 8 gol con la maglia
azzurra). Lanciato dal Varese, con la Juventus ha vinto tre scudetti (1971-72,
1972-73, 1974-75), poi ha giocato con l’Inter e con l’Ascoli. «Cresce nella Massimiana e si afferma a Varese: fra i suoi trofei, anche una
tripletta alla Juve heribertiana. Nel 1968, il grande passo. L’avvocato Agnelli lo strappa all’Inter. Un trasferimento clamoroso: mentre “Pietruzzu” sta disputando un’amichevole in maglia nerazzura a San Siro, l’Avvocato si accorda con il patron del Varese e della Ignis, Borghi, il signor
frigorifero. Di bassa statura e scatto anguillesco, Anastasi diventa subito l’idolo dei tifosi bianconeri, soprattutto di quelli meridionali che vedono in lui
una sorta di riscatto sociale. Pelle olivastra, ciuffo nero sulla fronte, ha un
istinto selvaggio che lo porta a segnare gol impossibili. Una scarica di
adrenalina. Contribuisce ai primi allori della Juve bonipertiana, con Furino,
Causio, Haller, Bettega» (La Stampa)
• «A Torino raggiunsi la maturità sia come uomo, sia come giocatore. La Juve è una scuola di vita e frequentare personaggi del calibro dell’Avvocato e di Boniperti mi ha dato moltissimo. Otto anni meravigliosi con un
unico neo, la stagione 1975-76, l’ultima per me in bianconero. Litigai col tecnico Parola, venni messo fuori
squadra e chiesi di andarmene. Tutto finisce, ma soffro ancora adesso se penso
che non un solo compagno mi telefonò per esprimermi solidarietà».