Rita Querzé, Corriere della Sera 6/7/2011, 6 luglio 2011
DONNE: PARITA’ NEGLI STIPENDI, NON NELLE CARRIERE
Donne pagate meno degli uomini? Falso. Gli stipendi non fanno questione di sesso. Pari lavoro, pari retribuzione: è un fatto. Questo stabilisce un’indagine condotta dall’Osservatorio sul Diversity management (gestione delle differenze) della Sda Bocconi. E le ricerche che a più riprese negli ultimi anni hanno parlato di donne discriminate in busta paga (Eurostat, Istat, Unioncamere)? «Non abbastanza dettagliate per andare a fondo del problema» , osservano i ricercatori dell’ateneo milanese. L’indagine, condotta su dati Hay group, considera un campione di 8.000 dirigenti che lavorano in 222 grandi e medie imprese private. Chi non ne può più di sentir parlare di donne discriminate aspetti a tirare un sospiro di sollievo. E’ vero: la ricerca smonta uno stereotipo (quello delle donne malpagate). Ma nello stesso tempo punta il dito con forza su quella che viene considerata l’origine di tutte le frustrazioni delle italiane al lavoro: la carriera mancata. O, per dirla con i ricercatori che hanno condotto lo studio: «La segregazione orizzontale e verticale delle donne nel mercato del lavoro» . Tradotto, questo significa che le manager sono concentrate nei settori e nelle funzioni meno pagate. Presenti nel farmaceutico e nei servizi, mosche bianche nella chimica e nel manifatturiero. Ben rappresentate nelle funzioni di staff (amministrazione, personale, comunicazione, affari legali...) quasi assenti in quelle di linea (commerciale, direzione operativa, ricerca e sviluppo). «Ecco, questo è il vero problema— sottolinea Chiara Paolino, ricercatrice dell’Osservatorio —. In alcuni settori addirittura il numero di dirigenti donna è talmente limitato che anche fare confronti non è possibile» . Insomma, se una conclusione si può trarre, è la seguente: non ha senso interrogarsi sull’adeguatezza del proprio stipendio da dirigente se nessuno ancora ti ha proposto l’assunzione. «Troppi luoghi comuni hanno animato fino a oggi il dibattito sulla presenza delle donne nel mercato del lavoro— fa il punto Simona Cuomo, coordinatrice dell’Osservatorio—. Adesso è ilmomento di concentrarsi sui problemi veri» . Tipo? «Non si capisce perché le aziende paghino di meno chi si occupa di risorse umane e marketing rispetto a dirigenti di pari livello del commerciale» . «Le donne entrano ancora con difficoltà ai livelli e nelle funzioni in cui si gestiscono soldi e potere» , constata anche Elisabetta Oliveri, consigliere d’amministrazione di Snam Retegas. Una che a tutti gli effetti può essere considerata l’eccezione che conferma la regola. «Credo che il vero nodo sia la gestione del tempo, anche all’interno delle imprese— segnala Olivero—. Ai dirigenti le imprese italiane chiedono disponibilità h 24, sette giorni su sette, e cellulare sempre acceso. Un sistema poco produttivo. E non solo perché si ostacola l’avanzata delle donne in ruoli di responsabilità. Quanto può rendere una persona alla tredicesima ora in ufficio? Pochissimo. Non a caso gli anglosassoni considerano il nostro modo di lavorare altamente inefficiente» .