Varie, 6 luglio 2011
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Weylandt Wouter
• Gand (Belgio) 27 settembre 1984, Mezzanego (Genova) 9 maggio 2011. Ciclista. Suoi principali successi: la 4ª tappa dell’Eneco Tour 2007, la 17ª tappa della Vuelta 2008, la 3ª tappa del Giro 2010. Morì per una caduta durante la 3ª tappa del Giro 2011 • «Una curva maledetta. Un accenno di frenata, un impatto violento. Il corpo che rimbalza contro un muretto, una delle tante “spallette” che cingono i tornanti di montagna. Wouter Weylandt, 26enne belga di Gand che corre per la Leopard Trek, rimane esanime a terra: una maschera di sangue. Non doveva nemmeno correre, l’infortunio del compagno Daniele Bennati aveva fatto scattare la sua convocazione all’ultimo istante. Aveva lasciato a casa Anne Sofie, la moglie incinta che lo avrebbe fatto diventare padre a settembre. Probabilmente non ha avuto il tempo di accorgersi di nulla. Il suo cuore è passato dal pulsare frenetico nella discesa del Bocco, nel tentativo di risalire il plotone, all’arresto quasi immediato. In un attimo il Giro ed il ciclismo piombano nella tragedia. A nulla servono i soccorsi prontissimi. “I primi al massimo entro una ventina di secondi”, spiega affranto il dottor Tredici, che era appena dietro il plotone. “Come si diceva una volta: morto sul colpo. Abbiamo tentato la rianimazione per 45 minuti come vuole il protocollo in questi casi, ma sapevamo da subito che era una situazione disperata: aveva una grave frattura frontale, e altre fratture in varie parti del corpo, più un pneumatorace bilaterale. Anche l’intervento dell’elicottero del 118 ligure, subito accorso, sarebbe stato inutile. Per questo lo abbiamo fermato. Casi gravi come questo al Giro non mi erano mai capitati”. Il giovane belga ha battuto violentemente il volto, [...] Sembra che si sia voltato indietro un attimo prima della curva. Forse questa distrazione fatale lo ha portato ad abbordare il tornante in grande velocità con una traiettoria male impostata. [...] Le immagini dell’incidente, del volto devastato sono [...] spaventose. [...]» (Eugenio Capodacqua, “la Repubblica” 10/5/2011).