Simone Filippetti, Il Sole 24 Ore 5/7/2011, 5 luglio 2011
I WARRANT, L’ULTIMA BEFFA DI COLLECCHIO
In Parmalat lasciano i vecchi padroni e i arrivano nuovi. Ma il conto del mega-crack di Calisto Tanzi lo pagano sempre i piccoli risparmiatori. Giovedì scorso, il giorno precedente al primo cda francese della nuova Parmalat targata Lactalis, a Collecchio si è materializzato il "fantasma" di Emmanuel Besnier. Il signore del latte in persona, l’uomo più misterioso (in questo sarebbe un degno erede di Enrico Cuccia) di Francia (zero interviste, zero foto, nessuna informazione sulla sua azienda), uno degli imprenditori più ricchi e potenti del Paese è arrivato negli uffici di Parmalat, direttamente da Laval, la cittadina della Loira dove la famiglia da sempre risiede. Una visita irrituale, vista la ritrosia del personaggio a comparire, in cui avrebbe incontrato il management: il contenuto dell’incontro è rimasto top secret, ma il solo gesto pare un chiaro segnale per far capire chi comanda ora.
La notizia, però, non cambia la vita ai 121mila di risparmiatori italiani coinvolti nel default del 2003: a pochi giorni dalla chiusura dell’Opa, quando calerà definitivamente il sipario sul blitz di Lactalis in Italia, una nuova beffa cade sui truffati dal fallimento Parmalat. E sta montando la rabbia. I warrant del colosso alimentare, distribuiti a tanti piccoli investitori come risarcimento per il crack, stanno perdendo valore. Dimenticati da Lactalis, che li ha esclusi dall’Opa, impossibilitati a convertire i warrant in azioni, ora vedono anche deprezzarsi quegli stessi diritti: il titolo, salito fino a un massimo di 1,51 euro di fine aprile (sulla scia della speculazione per un take-over, come poi effettivamente successo), ha poi iniziato a imboccare la strada discendente proprio dall’inizio dell’Opa di Lactalis fino a un minimo di 1,29 euro (ieri ha chiuso a in calo dell’1,45%). Con il sottostante, ossia il titolo Parmalat, bloccato a 2,6 euro dall’Opa stessa, è il warrant a muoversi: per Marco Pedretti, presidente di Azione Parmalat, il derivato «sconta il futuro valore delle azioni di Collecchio post-Opa».
Nel 2003 a migliaia si ritrovarono coi risparmi di una vita evaporati in un solo giorno. L’ormai ex commissario straordinario Enrico Bondi riuscì a far ottenere ai truffati un risarcimento aggiuntivo: dei warrant, convertibili in azioni, ai titolari di azioni della vecchia Parmalat (uno ogni azione fino a un massimo di 600, 80 milioni di pezzi oggi scesi a 62). Ma ecco la prima beffa: i titoli, dalla convocazione dell’assemblea fino allo stacco del dividendo il 18 luglio, sono congelati. Non si possono convertire. Nel frattempo, è arrivata l’Opa che termina l8 luglio prima dello scongelamento: convertendo a un euro e poi consegnando a 2,6 euro, i truffati Parmalat avrebbero incamerato una plusvalenza di circa 800 euro (sul tetto massimo). Seconda beffa: in ogni caso Lactalis ha escluso i warrant dall’Opa. Terza beffa: calano in Borsa (-6% in 30 giorni). A questo punto, l’unica speranza per i risparmiatori è che, alla fine del congelamento, Parmalat quoti ancora attorno ai 2,6 euro. Ma pochi pensano che sarà così.