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 2011  luglio 05 Martedì calendario

I MOMENTI DI GLORIA DELL’AUTORE SCOMPARSO

Il giovane Italo Calvino aspirava a diventare uno «scrittore minore» , perché i minori erano quelli che gli piacevano di più. Calvino non venne accontentato e rimane ancora oggi tra i maggiori del secolo scorso. Sciascia si chiedeva: «Ma chi non è minore?» . In effetti, valutando la poca considerazione di cui gode la letteratura, si potrebbe dire che non esistono altro che minori: ci sono sicuramente i «meno minori» (per esempio, quelli che vincono lo Strega) e i «più minori» (quelli che non lo vincono), ma pur sempre di minori si tratta, bisogna rassegnarsi. Non basta vincere lo Strega per essere qualcuno in eterno: ci sono scrittori usciti trionfalmente da Villa Giulia che con gli anni sono naufragati nel dimenticatoio: oggi chi si ricorda di Brignetti e di Prisco? Sono nomi come quelli di altri che non hanno mai messo piede al Ninfeo. Soldati, Cassola, Tobino, Cancogni vengono considerati un po’ «meno minori» di loro, ma pur sempre minori. A chi gli chiedeva di prefigurare la voce «Ennio Flaiano» in una eventuale enciclopedia del 2050, lo stesso Flaiano rispondeva così: «Giornalista e sceneggiatore, autore anche di un romanzo, Tempo di morire. Scrittore minore dell’Italia del Benessere» . Il vero titolo del romanzo è Tempo di uccidere, ma Flaiano prevedeva anche la citazione errata. Minori, minimi o inesistenti sono gli scrittori siciliani del Novecento che Salvatore Ferlita seleziona in un’antologia appena uscita, Le arance non raccolte (Palumbo). Vi dicono qualcosa i nomi di Antonio Russello, Livia De Stefani, Paolo Giudici, Nino Di Maria, Alfredo Menzio, Elisa Trapani? Probabilmente no, eppure hanno pubblicato presso grandi editori, sono stati recensiti da critici importanti e hanno vinto premi cospicui. Alcuni avrebbero meritato una sorte diversa. Come l’ex coglitore di arance Fortunato Pasqualino, almeno per il suo romanzo d’esordio Mio padre Adamo (1963), un racconto nero che Ferlita descrive come una sorta di Mastro don Gesualdo al contrario. O come Massimo Simili, il «catanese spelacchiato» , scrittore satirico presente nel catalogo Rizzoli con una decina di titoli, diversi dei quali fanno ancora ridere. Così come fa ancora sorridere la verve comica di Umberto Domina, molto più noto come pubblicitario che come autentico scrittore, inventore di battute a volte geniali, contaminatore di generi e manipolatore della lingua. E soffermatevi sulla folle visionarietà del terrorista di estrema destra Giuseppe Lo Presti, una specie di Dante Virgili dalla vita brevissima (nato ad Alcamo nel 1958 e morto nel ’ 95), passata per un decennio in carcere per attività sovversiva e poi per rapina: da Mondadori nel 1990 esce, grazie ad Aldo Busi, Il cacciatore ricoperto di campanelli e tutti gridano al miracolo dell’esordio (anche Giuseppe Pontiggia fu tra i suoi ammiratori). Infine provate a leggere qualche pagina di Nello Sàito, per verificare se da finalista Strega 1955 e da premio Viareggio 1970 merita ancora di essere ricordato. Oppure, come tanti altri, nel girone affollatissimo degli inesistenti che aspirerebbero a diventare minori o minimi.