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 2011  luglio 05 Martedì calendario

Perché i bimbi somari non possono essere una questione genetica - Più volte ho avanzato l’ipotesi ­che trova sempre ulteriori conferme - dell’esistenza di un’associazione dall’acronimo AIDS- la quale condi­vide con la nota malattia oltre al no­me soltanto la nocività - che sta per Associazione Internazionale per il Discredito della Scienza

Perché i bimbi somari non possono essere una questione genetica - Più volte ho avanzato l’ipotesi ­che trova sempre ulteriori conferme - dell’esistenza di un’associazione dall’acronimo AIDS- la quale condi­vide con la nota malattia oltre al no­me soltanto la nocività - che sta per Associazione Internazionale per il Discredito della Scienza. È dedita a propalare le «scoperte» più demen­ziali: che Chopin era romantico per­ché epilettico, che gli Impressionisti dipingevano in quel modo perché avevano la cataratta, che dopo sette anni le coppie entrano in crisi e quindi è una scelta «scientificamen­te » fondata divorziare preventiva­mente per evitare inutili liti; e così via. Un ricercatore francese ha «di­mostrato » che il rendimento scola­stico dipende dall’epoca di nascita e, in particolare, che i nati in dicem­bre vanno male a scuola per cui bi­sognerebbe alzare tutti i loro voti se­condo un coefficiente standard. Ora un rapporto della Confindustria spagnola (Confederación Española de Organizaciones Empresariales, CEOE) sostiene che i fattori ereditari sono determinanti nel rendimento scolastico. Non si spiega perché. Ci si limita a dire che non meglio preci­sati «lavori», che hanno posto a con­f­ronto i livelli educativi dei genitori e dei figli, avrebbero condotto alla conclusione che il fattore socioeco­nomico conta molto meno di quello genetico. Anzi, ci si azzarda addirit­tura a una stima quantitativa: il fat­tore genetico-ereditario conta più del doppio di quello socioeconomi­co. Come si misurino questi rapporti è un mistero che pare vada accettato come una verità di fede. È persino imbarazzante dover ricordare che nessuna persona seria può preten­dere di affermare che esista un rap­porto di causa-effetto tra fattori ge­netici e facoltà mentali. Il determini­smo biologico che sottende afferm­a­zioni del genere non soltanto non ha nulla a che fare con la scienza, ma neppure con il più elementare buon senso. Pertanto, propalare simili sciocchezze significa soltanto tra­stullarsi irresponsabilmente con il razzismo. Gli autori di questa bravata sono il sociologo Juan Carlos Rodriguez e un professore dell’Università Com­plutense di Madrid, l’analista socio­politico Víctor Pérez-Díaz, noto in Italia perché anni fa alcuni ambienti politici nostrani lo assunsero come un’icona nel cielo della teoria politi­ca. Il suo libro «La lezione spagnola» fu presentato come il manuale di ri­ferimento del modello spagnolo che l’Italia, manco a dirlo, avrebbe dovu­to copiare per salvarsi. Sarebbe inte­ressante riparlarne oggi alla luce dei recenti sviluppi della crisi economi­ca in Spagna. La CEOE ha commissionato a Pe­rez- Diaz la parte del rapporto sulle «riforme necessarie per potenziare la crescita dell’economia spagnola». Trattandosi quindi di un documen­to istituzionale, la domanda inquie­tante che si pone è: che uso farà la CEOE di questo risultato? Difatti, il determinismo biologico che esso propone lascia poco spazio al «recu­pero » culturale di coloro che fin dal­la nascita sono condannati all’insuc­cesso scolastico. Alla CEOE resta quindi soltanto la scelta di chiedere che i bambini vengano sottoposti all’inizio della carriera scolastica a un test genetico. I dotati potranno andare avanti, i predestinati asini sa­ranno condannati ai mestieri più umili. In tal modo, verrà garantito il potenziamento della crescita dell’ economia attraverso la selezione di una razza superiore. Questa si che è una «lezione spa­gnola » che vale anche per noi. In primo luogo, invita a guardare con sempre maggiore diffidenza l’AIDS. In secondo luogo, vale come ammo­nimento a farla finita con la medica­lizzazione dell’istruzione. Infine, ser­ve a ricordare a vari soggetti un po’ troppo intraprendenti in tema di istruzione e cultura - tra cui impren­ditori, manager, sociologi ecc. - l’au­reo detto latino «sutor ne ultra crepi­dam », calzolaio non andare oltre le tue scarpe.