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 2011  luglio 04 Lunedì calendario

Il delirio del parroco anti Cav: pioggia d’insulti al cardinale - Rieccolo. Don Giorgio De Capitani, parroco di San­t’Ambrogio a Monte, provin­cia di Lecco, due anni fa riuscì a stento a non farsi sospende­re a divinis dopo avere defini­to dal pulpito «mercenari» e «maschioni fascistoidi» i sol­dati italiani morti in Afghani­stan

Il delirio del parroco anti Cav: pioggia d’insulti al cardinale - Rieccolo. Don Giorgio De Capitani, parroco di San­t’Ambrogio a Monte, provin­cia di Lecco, due anni fa riuscì a stento a non farsi sospende­re a divinis dopo avere defini­to dal pulpito «mercenari» e «maschioni fascistoidi» i sol­dati italiani morti in Afghani­stan. Lo salvarono l’amore dei suoi parrocchiani e una certa indulgenza del cardinal Tettamanzi per le sue intem­peranze da Savonarola brian­zolo. Ma ora Tettamanzi sta per andarsene. E don Giorgio ritorna a fare parlare di sé prendendone a male parole il successore: il patriarca di Ve­nezia Angelo Scola, che l’8 set­tembre a Milano si insedierà in Duomo. Colpevole, per don Giorgio, di un peccato ca­pitale: avere militato in Comu­nione e Liberazione. Ovvero nei «movimenti ecclesiali che parlano anche bene, ma raz­zolano nella m...». Onde per cui, «Angelo Scola, non dirci subito cretinate, non illuderci con parole accademiche e ro­boanti, non ci cascheremo». Stavolta, anziché quello del­la chiesetta di Monte, don Giorgio sceglie un pulpito me­no consueto: Micromega , la ri­vista di filosofia del gruppo Re­pubblica­Espresso . Ma in real­tà il suo pensiero sull’erede di Tettamanzi don Giorgio l’ave­va affidato già qualche giorno fa al proprio sito internet, e già allora c’era andato giù un po’ pesante. Tanto che il 29 giu­gno il vicario generale della Curia di Milano, Carlo Redael­li, gli aveva inviato una racco­mandata tra il severo e l’acco­rato. «Nonostante i ripetuti ri­chiami in questi anni da parte mia e dello stesso Arcivesco­vo Tettamanzi e nonostante l’impegno assunto nell’incon­tro del 28 aprile scorso a usare un linguaggio misurato e ri­spettoso », «constato con ram­marico sul sito www.dongior­gio. it la presenza di espressio­ni sconvenienti e ingiuriose, questa volta nei confronti del­la Santa Sede, dell’Arcivesco­vo eletto di Milano, di sacerdo­t­i e fedeli di un movimento ec­clesiale. Il tutto con l’incita­mento alla disobbedienza ri­volto ai fedeli». Tempo ventiquattr’ore, di­ceva la raccomandata, e don Giorgio doveva togliere gli ar­ticoli dal sito: pena procedi­mento penale canonico. Don Giorgio esegue. Ma ieri ecco l’annuncio di Micromega , con l’articolo in cui il don rin­cara la dose: «Lo Spirito Santo non ha soffiato, il Vaticano gli ha tarpato le ali»; «ci dobbia­mo ribellare a questo Vatica­no che ha conosciuto lungo i secoli, ma soprattutto in que­sti ultimi anni, la più blasfema prostituzione al potere più corrotto»; «del Cristo di don Giussani ce ne freghiamo, ci interessa il Cristo, quello radi­cale ». Contro la nomina del ciellino Scola, il parroco invi­ta i fedeli alla ribellione di piazza: «Troviamoci tutti in Piazza Duomo e gridiamo co­sì forte la nostra rabbia da far tremare il Vaticano e chiedia­mo allo Spirito santo che si ta­gli la testa ad una gerarchia che è ormai un mostro». E, nel caso non fosse chiaro, ecco spiegato qual è la colpa più grave di Comunione e libera­zione: «La cosa veramente bla­sfema di Cl è la sua scelta poli­tica: sostenere il governo di Berlusconi, addirittura soste­nere Berlusconi, è quanto c’è di più anti-evangelico, è quan­to c’è di più orrendo, è quanto c’è di più criminale». Eppure ieri sera, nel suo uffi­cio ingombro di carte e com­puter, don Giorgio ha l’aria candida di sempre: «Cosa ho fatto di male? L’articolo per Micromega l’avevo scritto pri­ma che mi arrivasse la racco­mandata. E le cose che penso sono quelle lì. Prima aveva­mo un grande cardinale, che secondo me sotto sotto la pen­sava come me: e infatti quan­do mi chiamava mi diceva «Eh, don Giorgio, cerchi alme­no di limitare le parolacce!». Adesso arriva Scola, e cambie­rà tutto. Ma Scola a Milano non ci doveva venire, era già stato scartato. Invece cosa è successo? Che Pisapia ha vin­to le elezioni, e allora in Vatica­no hanno detto: «“Mandiamo Scola, così bilanciamo”...».