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 2011  luglio 05 Martedì calendario

MUORE OTTO, ULTIMO EREDE DELL’IMPERO ASBURGICO

Il suo corpo sarà sepolto nella cripta imperiale di Vienna accanto a Francesco Giuseppe e a sua moglie Sissi. Ma il suo cuore verrà conservato in Ungheria nell’Abbazia benedettina di Pannonhalma. Così Otto d’Asburgo, morto ieri nella sua residenza in Baviera all’età di 98 anni, ha riunito simbolicamente l’impero che vide dissolversi quando aveva soltanto sei anni, alla fine della Prima guerra mondiale. Da quelle ceneri lui, però, risorse diventando uno dei più profondi sostenitori di un’Europa unita e democratica. Lui che per due volte disse di no ad Hitler mandandolo su tutte le furie, che salvò migliaia di austriaci dalla furia nazista, che fu grande amico di Roosevelt «un uomo di grande intelligenza, brillante ma anche presuntuoso e incline alle illusioni» , che sotto sotto aveva simpatia per Franco «un dittatore di tipo sudamericano, non totalitario come Stalin e Hitler, che aiutò molti esuli anche repubblicani» e che alla fine riuscì a coronare un suo sogno: quello di vedere l’Ungheria e la Slovenia nell’Unione e la Croazia a un passo dall’obiettivo. Un sogno che era cominciato il 19 agosto 1989 quando fu tra gli organizzatori del Picnic paneuropeo al confine austro ungarico, una manifestazione in cui, come gesto simbolico, le due nazioni aprirono un varco e 600 tedeschi dell’Est si lasciarono alle spalle la dittatura mesi prima del crollo del muro di Berlino. Ieri il Parlamento ungherese ha osservato un minuto di silenzio per onorare la memoria dell’erede degli Asburgo. E il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, ha voluto ricordare Otto come «un grande europeo che ha aiutato a far cadere la cortina di ferro e a riunire il nostro continente che è stato diviso per troppo tempo» . Nato nel 1912 a Reichenau, in Austria, Otto d’Asburgo divenne Principe Reale quando suo padre, l’Arciduca Carlo, ascese al trono nel 1916 in seguito alla morte del prozio, l’imperatore Francesco Giuseppe. Due anni dopo, nel 1918, i vincitori della Prima guerra mondiale, imposero l’esilio degli Asburgo e la costituzione della Repubblica austriaca. Una scelta che non ha mai convinto Otto: «So molto bene — scrisse nel 1937 — che gran parte della popolazione austriaca mi vorrebbe come successore di mio padre sul trono. Ma accetto il mio destino anche se credo che l’ora del ricongiungimento tra me e il mio popolo avverrà presto» . In quegli anni, nel 1935 e poi nel 1938, l’erede al trono tentò di negoziare il suo ritorno in patria e si offrì persino di diventare cancelliere nell’estremo tentativo di sbarrare il passo ad Hitler. Ma Otto dovrà aspettare il 1966 per rimettere piede a Vienna. Ricercato dai nazisti nel 1940 trova rifugio per quattro anni a Washington. Alla fine della guerra negozia il destino dell’Austria sconfitta con Churchill, De Gaulle e il suo ormai grande amico Roosevelt. «È stato una delle grandi personalità della storia moderna europea — ha detto ieri Karl Hafen della Società internazionale per i diritti umani —, un difensore della libertà e delle minoranze» . Deputato europeo della Csu bavarese per venti anni, in patria è stato a volte criticato per essere troppo di destra e per aver sempre sostenuto che gli austriaci furono vittime e non complici di Hitler. Ora il suo testimone viene raccolto dal figlio primogenito Carlo, anche lui parlamentare europeo, che già nel 2007 aveva ereditato lo status di Capo della casata d’Asburgo: «Mio padre — ha detto ieri — aveva una personalità torreggiante, con lui abbiamo perso un grande uomo che ha influenzato tutto quello che facciamo oggi» . A lui il compito di seguirne le orme.