GIANLUCA PAOLUCCI, SANDRA RICCIO, La Stampa 4/7/2011, 4 luglio 2011
I club segreti delle truffe a piramide (2 articoli) - La prima regola della Ruota dell’abbondanza è che non si parla della Ruota dell’abbondanza
I club segreti delle truffe a piramide (2 articoli) - La prima regola della Ruota dell’abbondanza è che non si parla della Ruota dell’abbondanza. Come il Fight club del fortunato romanzo di Chuck Palahniuk anche l’ultima versione della classica truffa piramidale, rivista e aggiornato dopo la grande crisi e spennellata con un po’ di new age, prevede riservatezza assoluta. Sara (il nome è di fantasia) ha 36 anni, non ha un lavoro fisso, vive di contratti a termine ma ha bisogno di un’auto nuova. E’ così che è entrata in contatto con “il Dono”, ha capito che si trattava di una truffa e ha deciso di rompere il muro di omertà raccontando a La Stampa la sua esperienza: «Una mia conoscente, di cui ho sempre avuto stima e fiducia, mi ha parlato della Ruota dell’abbondanza, un metodo veloce e sicuro per potere avere il denaro che mi serve, e mi ha chiesto di partecipare». Sara accetta l’invito: «La mia “referente” mi dà appuntamento in una casa privata, dove si tengono le riunioni circa due volte al mese. Ci sono una dozzina di persone, a cui viene spiegato il meccanismo della Ruota». Un grande pannello aiuta nella spiegazione: un disegno con vari cerchi concentrici di diversi colori, ogni colore rappresenta un diverso livello. Si avanza di livello solo se si versa la quota d’ingresso alla persona al centro (l’unica che riceverà effettivamente dei soldi) e se si portano altre due persone nel meccanismo, altrimenti si rimane bloccati nella casella in cui si è. «I partecipanti sono tutti di classe media, curati, ben vestiti, uomini in giacca e cravatta e donne eleganti, senza sfarzo eccessivo. Sono cordiali, simpatici, di cultura anche elevata. A tratti sembra che non abdanno si aggiunge la beffa, perché i truffati rischiano di essere citati dai truffatori per calunnia. Nelle denunce basta dire la verità, senza forzarla». Si sente dire che trasmissioni tv, tipo «Striscia la notizia» o «Le iene», abbiano reso la gente più attenta e i truffatori più timorosi. «Risulta anche a me. Però anche qui metterei una nota di cautela. Come avvocato, ho avuto per cliente una persona che è stata messa alla berlina in tv per una pretesa truffa immobiliare. In realtà, c’era una documentazione scritta che dimostrava che questa persona era innocente. Il programma televisivo ha poi trasmesso la smentita, ma ormai la reputazione era rovinata, e questa persona innocente al momento non lavora». biano la percezione di stare commettendo un reato, sembra che si consolino in un clima di “autoassolvimento” collettivo dicendosi “tanto per tenere i soldi in banca che li rubano” oppure “con quel che paghiamo già di tasse”». Si presentano solo per nome, niente cognomi è un’altra regola del Fight Club. Vengono enunciate le regole: i soldi, la quota da pagare con la promessa di ricevere otto volte tanto, viene chiamata “il Dono”. Il cerimoniere spiega che «chi entra versa il suo Dono e aiuta a realizzare il suo progetto la persona che è in centro, è un mutuo soccorso. E’ un processo semplicissimo, non ci sono cose complicate, non ci sono cose nascoste, non ci sono altri che tengono il denaro. Il Dono che date vi verrà restituito otto volte». «Bisogna entrare con un progetto, per arrivare rapidamente alla meta». Poi si passa alle istruzioni più concrete: «Non si può parlare della Ruota dell’abbondanza per telefono, via mail o via sms». Ancora: «E’ palese che stiamo generando del nero, perché qui sopra non si pagano le tasse». E infine: «Occhio a quando si prelevano i soldi in banca per fare il Dono, perché siete segnalati. Fate più di un prelievo, piccoli prelievi in banca durante il mese». Le parole più gettonate durante la serata, racconta ancora Sara, sono sogno, speranza, occasione, svolta. «C’è mischiata un pizzico di filosofia New Age, il concetto che, se ci si permette di attirare denaro, se ce ne si sente degni, questo denaro arriverà sulla propria strada. Ognuno dei partecipanti dà un nome al proprio progetto, quello per cui sta chiedendo dei soldi. C’è chi vuole sovvenzionare il figlio che si è appena laureato e non trova lavoro, chi vuole cambiare vita e licenziarsi, chi ha bisogno di soldi per coprire i debiti della propria attività commerciale. Chi semplicemente, come me, vorrebbe potersi permettere un’auto nuova, o chi ha gli alimenti da versare e cerca un po’ di sicurezza finanziaria». A questo punto, i partecipanti si salutano. Chi deciderà di partecipare cercherà il suo referente e gli verserà la quota in contanti, in privato. Chi resterà fuori tacerà, per non rovinare un’amicizia, non guastare il rapporto col capoufficio, perché magari funziona davvero e si può entrare al prossimo giro della ruota. Sempre che ci sia ancora. GIANLUCA PAOLUCCI *** Frodi piramidali con soldi veri e solidarietà finta - Le prime segnalazioni arrivano dalla Svizzera, anche se secondo qualche partecipante è stata inventata in Germania, nel 2008 o forse nel 2007. In Italia la «ruota dell’abbondanza o della solidarietà» arriva poco dopo, con un messaggio di reciproco aiuto nel momento del bisogno, del «dono» da dare che torna indietro moltiplicato per otto. Le versioni in circolazione sono molte. Qualcuno la chiama anche «scatola magica» o «scatola della fortuna». E’ solo l’ultima versione della vecchia truffa a piramide: finché siamo in pochi va bene e funziona, poi quando si diventa troppi o il meccanismo s’inceppa lo schema crolla. E’ successo in Albania nel 1997, quando il crac dei sistemi piramidali ha fatto cadere il governo. O in Colombia nel 2008, quando per la stessa ragione si ebbero tumulti di piazza in alcune città del Paese. L’ultima versione, adattata al momento storico, si maschera da mutuo soccorso e fa leva sulla reciproca solidarietà. Ogni partecipante ne deve portare altri due, ma per «incassare» ne servono un numero variabile tra otto e sedici. Questo significa che in cinque o sei passaggi, grazie alla progressione geometrica, il numero dei partecipanti necessari per far girare la ruota o le ruote è pari al numero degli abitanti di una città come Torino. Se ne parlava già nel 2009 nelle Marche dove, ad Ancona, si tenevano le riunioni per proporre questa catena. Viene segnalata lo scorso anno in Sardegna, con quote di 500 euro per partecipante. In Piemonte e Lombardia è arrivata da poco, ma si sta diffondendo rapidamente, con ruote ben più sostanziose: tra 5 e 10 mila euro, con la promessa di incassarne 80 mila alla fine della ruota. La novità sta proprio nel fatto di accompagnare alle solite modalità anche un progetto di solidarietà che in questo modo sposta l’attenzione dei partecipanti su un meccanismo di aiuto reciproco che, nella teoria, è stato pensato per portare ricchezza a tutti e che allo stesso tempo si oppone a un sistema economico corrotto che non aiuta chi ha bisogno. Entrando invece in questo «progetto» è possibile dare una mano a chi oggi ha bisogno e un domani arriverà la ricompensa. Per fare un esempio, su Facebook Cristina racconta delle riunioni nelle Marche e spiega che «gli organizzatori cercavano di convincerti i presenti a partecipare dicendo che i cinesi riescono a comprare i loro negozi, gli immobili e quant’altro, proprio grazie a questo sistema di prestito solidale e che quindi funziona bene». Nei blog specializzati non mancano i difensori – anonimi - della «ruota»: gli argomenti vanno dal «non c’è niente di male, ci stiamo solo aiutando», fino al più duro «ce l’hanno con noi perché diamo fastidio alle banche che perdono guadagni». Abbondano però anche gli avvertimenti di chi direttamente o indirettamente si è ritrovato in questo tipo di meccanismo. «Conosco un sacco di ruote che sono sciolte, e altre che invece sono ferme da anni», spiega un utente della rete a chi è in cerca di aiuto per capire in che razza di «affare» si stia per cacciare. In molti Paesi queste piramidi sono vietate. Da noi l’alt è arrivato nel 2005 con la norma che ha messo fuori legge gli schemi piramidali e le Catene di Sant’Antonio. Per chi li organizza e per chi cerca nuovi adepti è previsto un anno di carcere. Il divieto è pensato però soltanto per le società e non per le persone fisiche. E così il vuoto legislativo lascia spazio ai tanti furbi sempre a caccia dei polli pronti ad abboccare. SANDRA RICCIO