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 2011  luglio 04 Lunedì calendario

VERNE, TOLKIEN, ROWLING: LO SCRITTORE È UN VISIONARIO DIGITALE

È stato Tolkien il primo «visionario digitale» , non la Rowling: un lettore ha «corretto» il «Financial Times» con una lettera che commentava l’articolo apparso a fine giugno sul quotidiano inglese, in cui si salutava la creatrice di Harry Potter, J. K. Rowling, quale «digital visionary» , cioè anticipatrice visionaria delle scoperte del digitale. Secondo il lettore è invece lo scrittore inglese nato nel 1892, J. R. R. Tolkien, a meritare la palma di primo profeta delle più moderne tecnologie. Se la Rowling ha certo «previsto» nella sua saga potteriana l’invenzione recente dei giornali su tablet e le mappe interattive degli smartphone, scrive il lettore, proprio l’autore de Il Signore degli Anelli ha invece immaginato, circa settant’anni prima, nientemeno che Skype, i sistemi di videoconferenze, le webcam e vari mezzi di comunicazione audio video a distanza: e lo ha fatto con il suo «palantir» , un globo usato ne Il Signore degli Anelli da Saruman e dai suoi, e immaginato da Tolkien addirittura come «portatile» . In effetti, pensare alla Rowling come «profeta tecnologico» senza considerare almeno qualche altro autore forse meno recente ma certo nodale per l’anticipazione tecnologica e digitale, appare un po’ eccessivo: anche senza risalire al geniale creatore della saga Hobbit, infatti, basti pensare all’epocale contributo del maestro del cyberpunk, William Gibson, con il suo «Neuromante» , dove prendono rilievo i temi del legame uomo-computer, e i collegamenti tra sistema neurale e Rete, Matrice e società, che il mondo «globale tecnologico» e «social» attuale ha solo iniziato a esplorare. Né si può dimenticare il più visionario degli scrittori americani, Philip K. Dick, noto per romanzi come Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (divenuto film con il titolo di Blade Runner) e racconti come Minority Report, in cui l’intreccio uomo macchina e lo studio dell’attività cerebrale «latente» dei «precognitivi» o «precog» anticipano moderne tendenze di studio su computer «senzienti» , tecnoprotesi e neuroscienze. E che dire della fantascienza tout court? Occorre ricordare Isaac Asimov, il padre della Saga dei Robot e dell’epopea della Fondazione, con la sua «psicostoria» , profetica suggestione dei più recenti sviluppi delle scienze sociali. O Arthur C. Clarke, autore di 2001: Odissea nello spazio, con la sua anticipazione (addirittura in un articolo del ’ 45) dell’utilizzo di orbite geostazionarie per il sistema satellitare terrestre. Ma l’elenco può continuare con il Frankenstein di Mary Shelley, in cui l’uomo ricucito e trapiantato come in una moderna sala operatoria torna a nuova vita, o con l’immancabile Jules Verne, con i suoi Viaggi straordinari tra il centro della Terra e la superficie della Luna. E va citato il troppo spesso dimenticato H. G. Wells, grande scrittore britannico nato nel 1866 e morto nel 1946 (quindi di una generazione precedente rispetto a Tolkien) le cui anticipazioni toccano la fisica, la genetica e la sociologia.