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 2011  luglio 04 Lunedì calendario

ORDINI E PROFESSIONI QUANDO IL MERITO DIPENDE DA FAMIGLIA E AREA GEOGRAFICA

Lo studio della Fondazione Rodolfo Debenedetti sulle «Dinastie professionali» presentato oggi alla Bocconi Ordini e professioni, quando il merito dipende da famiglia e area geografica Esami di Stato, a Bari passa il 74% degli architetti, a Palermo 1118 I geologi hanno il 91% di chance a Napoli, solo il 36 in Puglia. Aspiranti commercialisti veneziani, portate un cero alla Madonna della Salute: avete il 92% delle probabilità di essere bocciati all`esame. Aspiranti commercialisti catanesi, stappate lo spumante: sotto l`Etna non bocciano nessuno. Lo dice uno studio della Fondazione Rodolfo Debenedetti sugli Ordini professionali. Che pare dimostrare quanto scriveva Indro Montanelli: così come sono servono solo a «difendere le mafie di interessi corporativi». Un`accusa che gli Ordini respingono sdegnosamente da anni. Ma contro la quale, come dimostra la riluttanza con cui molti hanno collaborato a questo studio sul familismo, che è durato tre anni e sarà presentato oggi pomeriggio alla Bocconi col titolo «Dinastie professionali», non fanno poi molto. Basti dire che alla richiesta dei ricercatori della Fondazione (Gaetano Basso, Andrea Catania, Giovanna Labartino, Davide Malacrino e Paola Monti) coordinati da Michele Pellizzari, docente alla Bocconi, l`Ordine dei editi ha riey osto di z; spiacenti ma «pur apprezzando le finalità della ricerca» l`elenco completo degli iscritti in suo possesso non lo dava: lo chiedessero uno a uno a tutti i centodieci ordini provinciali. Auguri. Che gli Ordini professionali italiani siano bloccati e debbano essere spalancati alla concorrenza l`Europa lo dice da anni. Ma la risposta è da sempre recalcitrante. Rileggiamo cosa disse, ad esempio, quando era ministro della Giustizia, l`ingegner Roberto Castelli: «La Commissione europea e l`Antitrust vorrebbero abolire gli ordini, noi invece siamo impegnati a difenderli perché pensiamo che gli ordini e tutto il ricco mondo delle professioni siano un patrimonio fondamentale della nostra società». Opinione condivisa, nonostante i proclami thatcheriani («Gli elettori devono scegliere tra liberismo e comunismo, liberismo e statalismo»), da Silvio Berlusconi: «Pensiamo che il sistema degli albi professionali regolato per legge sia molto meglio dei sistema delle libere associazioni di professionisti presenti nei Paesi anglosassoni». Questione di voti: «Rappresentiamo una massa di 3 milioni e 5go.ooo persone», intimò anni fa ai partiti il Cup, Coordinamento unitario delle libere professioni. Traduzione: chi ci tocca perde le elezioni. Perfino le innovazioni della legge Bersani del 2006 (via le tariffe minime e largo alla pubblicità comparativa per fare spazio ai giovani...) sono state accanitamente combattute e svuotate nonostante uno studio di Michele Pellizzari e Giovanni Pica (Università di Salerno) presentato al convegno bocconiano dimostri che prima del 2006 tra gli avvocati «la probabilità di la sciare la professione diminuiva con la produttività, ovvero lasciavano i più bravi. Dopo il 2006, questa relazione si inverte e sono ì meno produttivi a lasciare la professione». Un miglioramento qualitativo che evidentemente non interessa più di tanto i consoli e proconsoli della categoria, che siedono in massa alle Camere (134 avvocati su 952 parlamentari) e monopolizzano i consigli dell`Ordine al contrario di quanto accade ad esempio in Gran Bretagna dove ai vertici stanno dei rappresentanti anche degli studenti e più ancora dei consumatori, cioè dei clienti. Una situazione che il presidente dell`Antitrust Antonio Catricalà ha più volte denunciato parlando di «ingiustificati privilegi ai professionisti» e accusando gli ordini di essere «chiusi in se stessi» e di non fare «gli interessi dei consumatori». Per capirci, è più facile staccare in salita Alberto Contador sulle rampe del Puy de Dome che aprire le professioni ai giovani se gli Ordini, come ha scritto Tito Boeri, «continuano ad inserire nelle commissioni d`esame (quelle che decidono chi sì può iscrivere agli albi) persone che esercitano queste attività e che hanno tutto da perderci dall`entrata di professionisti più bravi e più competenti di loro». Questo è il quadro. Confermato dai dati dello studio presentato oggi alla presenza di Angelino Alfano e Pier Luigi Bersaní, dove si dimostra come «la probabilità dì superare l`esame non dipenda esclusivamente dalle qualità del candidato» ma anche da altro. La decantata valorizzazione del «merito», parola abusatissima (Mariastella Gelmini la invocò 37 volte in una proposta di legge), dipende insomma dall`area geografica: se sei un giovane architetto e fai l`esame a Bari hai 74 probabilità su ioo di passare, se lo fai a Palermo 18. Se sei un giovane geologo hai il 91% di possibilità di farcela a Napoli, il 36 a Bari. E così via. Sbalzi così clamorosi da imporre una alternativa: o tutti i geni di una determinata professione nascono in una zona e tutti somari in un`altra o i voti non dipendono dalla bravura dei candidati ma dal capriccio e dalle chiusure delle commissioni. Succedeva lo stesso, una volta, anche con l`esame degli avvocati. Col record, un anno, del 94% di bocciati a Milano e del 94% di promossi a Catanzaro. Finché, dopo lo scandalo scoppiato nei capoluogo calabrese (2.295 temi copiati su 2.301) fu deciso di far esaminare i temi di _ogni distretto giudiziario alla commissione di un altro. Ed è _cambiato tutto. Bene, incrociando i nomi degli iscritti agli 11 Ordini (notai, avvocati, architetti, farmacisti, commercialisti, consulenti del lavoro, giornalisti, geologi, medici, ostetriche e psicologi) dei quali i ricercatori sono riusciti a raccogliere la quasi totalità degli iscritti, salta fuori una quota altissima di familismo. Messi a confronto con i lavoratori autonomi, gli avvocati e i farmacisti figli o nipoti di avvocati e farmacisti sono oltre il triplo della media. I medici addirittura il quadruplo. Non sempre questa ereditarietà, si capisce, è negativa: talora «un bravo professionista insegna il mestiere al figlio, che diventa a sua volta un bravo professionista». Dati alla mano, è il caso delle ostetriche. E, spesso, anche dei medici. Non così di altri: nel caso dei commercialisti e dei consulenti del lavoro, si legge nel dossier, «troviamo evidenza, statisticamente significativa e robusta, di peggior qualità dei servizi professionali (..) dove il livello di familismo è più alto». Cioè? «Nelle province dove le omonimie incidono maggiormente sulle iscrizioni all`albo dei commercialisti, l`evasione fiscale è più alta». Quanto alle aree dove il familismo è più diffuso, non mancano le sorprese. I numeri dicono infatti che certo, lo spazio aì figli e ai nipoti, ai cognati e ai cugini nel Sud è nettamente maggiore rispetto al Centro e più che doppio rispetto al Nord-ovest. Ma al Nord-est, no: anzi, la «parentopoli» nelle professioni, per difendere le posizioni di rendita, è perfino più estesa che nelle regioni meridionali della fascia adriatica. Ahí ahi, la «razza Piave»...Fonte: Elaborazione Censis su dafi Ordini e Coliegi professionali nazionali (2909) Medici chirurghi e odontoiatri Infermieri 376.694 Ingegneri 21à .399 ! 70 Avvocati 144.000 eprocuratori- Architetti 138.390 ! i Commercialisti 109 470 ed esperti contabili Geometri 95.26iì Giornalisti e pubblicisti Farmacisti 7318 0 Psicologi 72,174 ! Penti industriali 45.382 Biolog i 42,137 _Assistenti sociali 36.582 Consulenti del lavoro 23.040 ~Agronomi e forestali 201993 Geologi 15.488 I - Chimici 9.966. Peso poliffico Cup, coordinamento unitario delle libere professioni, ha dichiarato il peso della propria rappresentanza: 3 milioni 590 mila persone tm Nel confronto con i lavoratori autonomi, gli avvocati e i farmacisti, figli o nipoti di avvocati e farmacisti, sono oltre il triplo della media Tito Boeri: «Nelle commissioni ci sono persone che hanno tutto da perderci dall`entrata di professionisti più bravi e più competenti»