ANGELO AQUARO , la Repubblica 4/7/2011, 4 luglio 2011
SALVIAMO LA CASA DOVE È NATO IL JAZZ
Salvate la casa dell´Amore Supremo: salvate la casa di John Coltrane. «Era un giorno di fine estate o inizio autunno: il tempo era così mite a New York», ricorda la moglie Alice nelle sue memorie. Il sax più famoso del jazz si era appena trasferito con lei e i bambini in quella casetta a due piani di Dix Hills nel lontano 1964. Cercava il riposo assoluto dopo una stagione massacrante passata dormendo sui treni da Philadelphia a San Francisco: un concerto dopo l´altro. Eppure la sua ossessione per il lavoro non riusciva a sedarlo. Così si chiuse per cinque giorni e cinque notti nell´abbaino: solo con carta, penna e sassofono. Quando riapparve Alice notò quell´inconsueta serenità. «Era come Mosè ridisceso dalla montagna. Era così bello. Gli dissi: "sono cinque giorni che non ti vediamo". E lui: "è la prima volta che sento di aver ricevuto tutta la musica che volevo registrare. Tutta la musica in una sola suite"». Tre mesi dopo John Coltrane entrerà in studio per incidere il capolavoro concepito – o meglio "ricevuto", come diceva lui, Mosè nero – nell´abbaino di quella casetta di periferia.
"A Love Supreme" non è solo uno degli album più famosi della storia del jazz. È un lavoro che miscela avanguardia e sperimentalismo. E apre la strada a quella contaminazione tra arte e spiritualità che caratterizzerà buona parte della cultura non solo americana dagli anni Sessanta in poi. Proprio la spiritualità è una chiave fondamentale del lavoro di Coltrane. Che da subito ebbe negli Usa una dimensione letteralmente di culto: a San Francisco c´è perfino una chiesa benedetta nel suo nome. Ma questo era quaranta e passa anni fa.
Coltrane visse nella casetta di Dix Hill, Long Island, a un tiro di schioppo da New York, fino alla sua morte, nel 1967, a soli 40 anni. Da allora il mondo è cambiato. E la casa del "Love Supreme" stava per essere abbattuta. Come la casa natale di Louis Armstrong demolita per ripulire New Orleans. Ma qui incomincia un´altra storia: quella di un altro amore supremo. Uno storico e amante del jazz di Dix Hill scopre che in quella cittadina in cui si è appena trasferito aveva vissuto proprio il suo eroe. «L´illuminazione venne da una biografia: cominciai a sognare che potesse essere addirittura la mia casa...», racconta Steve Fulgoni. Nessuno ricordava più dove il grande jazzista aveva vissuto. Finché Steve non si imbattè nel vecchio articolo di una rivista. Art Rice raccontava la sua visita a casa Coltrane: descriveva la casa, il giardino, la vita di famiglia. Neppure Rice ricordava l´indirizzo ma le sue descrizioni permisero allo storico di ritrovarla. Con quella sorpresa: in vendita. Tutta la zona era finita nelle mani di un immobiliarista per cui Coltrane era il nome di un cliente come un altro. L´unico amore supremo che sentiva era quello per i soldi: ed era deciso a demolire la casa ormai quasi a pezzi per dividere la proprietà.
Da allora è cominciata la battaglia di Steve. Che otto anni dopo è riuscito a far riconoscere quella casetta patrimonio artistico. E a farla acquistare dal Comune. Ma non è finita. Ora servono un milione di dollari per realizzare il sogno: trasformare l´abitazione in un centro dedicato alla memoria di John e della musica nera. L´aspettativa è altissima. Ma nell´attesa di fare cassa, dice Steve in un appello subito ripreso dal New York Times, si può aiutare con poco. E anzi se c´è qualche falegname o muratore amante del jazz e delle cause perse, dice, si faccia intanto avanti. Anche quello è Amore: e Supremo davvero.