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 2011  luglio 04 Lunedì calendario

DSK LIBERO, AMANDA IN CARCERE LA GIUSTIZIA USA AMMETTE GLI ERRORI

Vale la pena riflettere sull´andamento di due processi in apparenza slegati tra loro: il caso di Amanda Knox in Italia e il processo per stupro dell´ex direttore del Fmi Dominique Strauss-Kahn. In tutt´e due i casi, le prove dell´accusa si stanno dimostrando fragili e i due processi, forse, stanno per saltare. Nel caso Knox, una perizia esterna chiesta dalla Corte d´appello ha rivelato che le prove del Dna - le uniche tracce materiali che legherebbero Amanda Knox e il suo fidanzato Raffaele Sollecito all´omicidio di Meredith Kercher, l´inglese compagna di stanza della Knox - sono del tutto inadeguate. Nel caso Dsk, la procura di New York ha scoperto seri deficit di credibilità della loro testimone chiave, la cameriera africana che ha accusato il politico francese di averla costretta a un rapporto sessuale nella sua stanza di albergo.
In apparenza, i due casi sono molto simili: polizia e magistrati troppo zelanti hanno formulato gravissime accuse senza essere sicuri delle prove. In tutt´e due i casi, c´è un imputato straniero accusato di un reato a sfondo sessuale che rischia di diventare capro espiatorio e vittima di stereotipi culturali. Ma le differenze sono, forse, più importanti delle similitudini. Nel caso italiano, gli accusati sono in carcere da quasi quattro anni e sono stati condannati sulle basi di prove che appaiono deboli, mentre la polizia e la procura di Perugia continuano a difendere a spada tratta le accuse. Nel caso Dsk sono gli stessi procuratori di New York ad aver rilasciato Strauss-Kahn in libertà e, addirittura, ora stanno considerando la possibilità di far decadere l´intero impianto processuale. L´accusatrice di Dsk si sta dimostrando una persona poco affidabile: ha mentito sul suo passato ed è stata intercettata mentre discuteva dei possibili vantaggi economici di una causa contro l´ex capo del Fmi. I procuratori di NY hanno agito così non perché siano angeli ma perché sono obbligati per legge a dare tutte le prove utili alla difesa e non hanno intenzione di istruire un processo che perderebbero. Tutto ciò non vuole dire necessariamente che Dsk non abbia commesso i reati di cui è accusato: la polizia americana ha trovato tracce del suo sperma sul pavimento e sulla parete e la donna continua a insistere sulla sua versione dei fatti. Può essere che, a volte, anche le bugiarde dicano la verità ma non si può distruggere la vita di un uomo sulla base di prove dubbie. Lo standard per una condanna nella giustizia americana è che l´accusa dev´essere provata «oltre ogni ragionevole dubbio» e nel caso Dsk al momento esistono dubbi ragionevoli.
E qui torniamo all´Italia e al caso Knox dove, fin dall´inizio, le prove dell´accusa dovevano suscitare fortissime perplessità ma la procura, al contrario, ha sempre tirato dritto. La polizia italiana ha cominciato a sospettare la giovane compagna di stanza americana della Kercher perché sul suo cellulare aveva un sms inviato a un immigrato africano di Perugia («ci vediamo più tardi»). Gli investigatori pensavano di aver trovato il loro imputato. E avevano ragione, come vedremo, sulla presenza di un immigrato ma in realtà, in questo caso, avevano sbagliato l´uomo. L´immigrato africano, Patrick Lumumba, era il gestore del bar dove lavorava la Knox per pagarsi gli studi. Lumumba l´aveva informata che il bar era chiuso quella sera e quindi non era necessario che andasse al lavoro. La Knox, nel suo italiano incerto, ha scritto «ci vediamo più tardi» per dire «ci vediamo presto». Ma gli investigatori italiani erano convinti che questo messaggio fosse la chiave di un delitto dove tre persone avevano partecipato a un gioco erotico diventato omicida. Hanno messo sotto torchio sia la Knox sia Sollecito, che si sono presentati con grande ingenuità senza avvocati. Dopo giorni e notti di interrogatori, Amanda dice di essere confusa e di avere una visione, forse un ricordo confuso di Lumumba nell´appartamento, le grida del delitto, ecc. E subito gli investigatori pensano di avere trovato gli assassini. Solo che la confessione si è rivelata molto presto falsa: Lumumba aveva un alibi solido, non poteva essere lui. A questo punto dovevano, soprattutto i magistrati, dubitare di tutto. Se metà della confessione è falsa è ragionevole pensare che sia falsa del tutto. Le false confessioni sono molto comuni e si verificano proprio in circostanze come questa: lunghissimi interrogatori con imputati stanchi e spaventati che raccontano quello che pensano che la polizia voglia sentirsi dire. Negli Stati Uniti ci sono tanti casi di persone condannate a morte perché rei confessi e poi scagionate da sicure prove del Dna.
Nel caso Knox le tracce genetiche sembrano contraddire in pieno la teoria del complotto: sulla scena del delitto si trova il Dna di un uomo sconosciuto. Invece, stranamente, quello della Knox e di Sollecito non si trova. Hanno trovato invece il Dna di Amanda su un coltello nell´appartamento di Sollecito (e non è strano visto che i due hanno preparato la cena lì, la sera precedente). Sul coltello è stata trovata una quantità minima del Dna di un´altra persona e, mentre l´accusa sostiene che appartenga alla Kercher, i periti hanno determinato che il campione è assolutamente insufficiente per un´identificazione sicura. La magistratura italiana non comincia a dubitare neppure quando si scopre che le tracce del coltello trovate sulla scena del delitto non corrispondono a quelle del coltello di Sollecito. Pazienza, ci saranno stati due coltelli. E non dubitano neppure quando l´impronta del killer che sembrava di Sollecito non corrisponde alla vera scarpa del ragazzo.
Il caso subisce una svolta radicale quando si scopre che il Dna sulla scena del delitto, lo sperma trovato su Meredith e l´impronta della scarpa corrispondono precisamente a quelli di un giovane africano di nome Rudy Guede, con precedenti di furti. A questo punto si presenta uno scenario molto più probabile e perfino banale: Guede entra nell´appartamento della Kercher per rubare, viene sorpreso dalla ragazza, cerca di violentarla, quando lei resiste usa la forza e la uccide. Tristemente, è un delitto comunissimo. Invece gli investigatori si ostinano nel credere a una ricostruzione molto più bizzarra e improbabile: che la Knox e Sollecito, che si conoscono da due settimane, che hanno passato la sera facendo l´amore, fumando uno spinello e guardando un film, improvvisamente si siano alzati e si siano incontrati con il giovane africano Guede con cui non esistono prove di comunicazione telefonica. Che poi i tre abbiano ucciso la Kercher in un gioco erotico la cui logica rimane del tutto misteriosa. Infine che Guede sia scappato, lasciando dappertutto le sue impronte e il suo Dna, contrariamente alla Knox e a Sollecito. L´ipotesi del gioco erotico (e forse satanico) e il personaggio avvincente di una giovane americana con la faccia da angelo e il cuore da demone da sempre hanno affascinato sia la stampa internazionale sia i magistrati di Perugia.
Gli investigatori italiani sapevano che per la perizia ufficiale le prove del Dna trovate sul coltello di Sollecito e un secondo campione forse di Sollecito sul reggiseno della Kercher - raccolto con un ritardo imperdonabile di sei settimane - erano di una qualità inferiore agli standard internazionali. Ma per molto tempo hanno taciuto questa informazione. Per di più hanno rifiutato la richiesta (avanzata dalla difesa) di commissionare una perizia indipendente, esattamente quella che ora ha scartato le prove genetiche perché inadeguate e scadenti. Senza quelle prove che cosa rimane dell´accusa? Una teoria del delitto fantasiosa ma profondamente improbabile. Oppure finalmente si prenderà in considerazione l´eventualità (molto più sensata) che la persona il cui Dna è dappertutto sulla scena del delitto lo abbia commesso da solo. In teoria, il sistema italiano - con i suoi tre gradi di giudizio - offre molte garanzie ma di fatto due persone, forse innocenti (e sottolineo forse), hanno passato quasi quattro anni in galera.