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 2011  luglio 04 Lunedì calendario

FACEBOOK, VENDI LE AZIONI E SCAPPA

Chi ha già visto esplodere il mondo una volta, sa che nessuno può prevedere cosa capiterà da qui a un anno» . Sono parole pronunciate da un ex quadro di Facebook nel corso di una intervista anonima rilasciata al New York Times . L’esplosione di cui si parla è quella della bolla che travolse il mercato dei titoli tecnologici nel 2001, e l’intervista verte sul perché un centinaio di dipendenti della prima ora di Facebook abbiano deciso di lasciare negli ultimi mesi: essendosi impegnati a non cedere la propria quota di stock option prima dell’esordio in borsa, hanno preferito licenziarsi e passare all’incasso, nel timore che il mercato punisca dei titoli che, a loro parere, rischiano di risultare sopravvalutati. Si tratta di un comportamento che non riguarda solo Facebook: migliaia di quadri, dipendenti e investitori che hanno contribuito in varie forme al lancio di startup di successo — perlopiù appartenenti al settore dei social media — preferiscono giocare di anticipo e cedere le proprie stock option prima che la borsa vada a vedere il valore reale di certi modelli di business . Il fenomeno è di dimensioni tali da avere contribuito all’ascesa di società come Second Market e Felix Investments, specializzate nel brokeraggio di titoli di imprese che non hanno ancora fatto il proprio esordio ufficiale sul mercato borsistico. L’atteggiamento del venture capital tradizionale nei confronti di questi ultimi arrivati è ambiguo: da un lato, vengono giudicati severamente, in quanto lucrano sulle mode mediatiche che alimentano aspettative di successo nei confronti di alcune società senza analizzare l’effettiva consistenza dei loro progetti imprenditoriali, dall’altro lato, la loro esistenza fa comodo, in quanto sono disposti ad acquistare certi titoli a valori molto elevati. Replicando alle accuse di superficialità che sono state rivolte alla sua società, uno dei tre fondatori italoamericani di Felix Investments, Frank Mazzola, ha detto che, al contrario dei vecchi venture capitalist, lui e i suoi partner non vanno in cerca di posti da occupare in qualche futuro consiglio di amministrazione, ma si limitano a scommettere su quelli che considerano cavalli vincenti. Ma è proprio quel termine — scommettere — che fa drizzare le orecchie in un momento in cui crescono le preoccupazioni in merito al possibile lievitare di una nuova bolla speculativa. Un rischio che, a giudizio degli esperti più pessimisti, verrebbe alimentato soprattutto dall’entusiasmo con cui i media presentano ogni nuovo progetto di social network come la nuova killer application , salvo prendere atto in tempi brevi che si trattava di una bufala. Un esempio? Color, il network per la condivisione di foto tramite smartphone, lanciato con grande clamore dall’imprenditore di origine vietnamita Bill Nguyen, ha catturato un numero di utenti ridicolmente basso, lontano dal giustificare i 41 milioni di dollari raccolti dagli investitori. E se i flop di questo tipo raggiungessero una massa critica, i cacciatori di titoli virtuali che usufruiscono dei servizi di Second Market e Felix Investments potrebbero avere brutte sorprese, mentre i transfughi che si sbarazzano per tempo delle stock option rivelerebbero un intuito da topi che abbandonano la nave prima del naufragio.