Mario Margiocco, Il Sole 24 Ore 2/7/2011, 2 luglio 2011
SUL CASO L’OMBRA DEL DEBITO USA
Due note hanno subito stonato nella vicenda boccaccesca dell’ex direttore del Fondo Monetario, Dominique Strauss-Kahn, arrestato il 14 maggio a New York per violenza contro una cameriera dell’albergo dove alloggiava. Non convinceva che si fosse trattato di un brutale assalto, e non delle ricorrenti pesanti avances che in modo colpevole l’impenitente Strauss-Kahn ha più di una volta riservato a studentesse colleghe e collaboratrici. E, secondo, l’enfasi che le autorità americane decidevano di dare al caso. Due stonature oltre a quella, clamorosa e più che una stonatura, offerta da Strauss-Kahn stesso.
È sacrosanto che anche un potente venga fotografato in manette fiancheggiato da due poliziotti, se esistono elementi di colpevolezza che nel caso non sono ancora del tutto, neppure dopo le ultime ammissioni degli inquirenti rivelate dal New York Times, dissipati. Ma prudenza avrebbe suggerito, una volta scattata e distribuita la foto, di gestire l’episodio con maggiore riservatezza.
Invece, e questa è la seconda e più significativa nota stonata, le autorità di New York hanno deciso di dare al caso il massimo di pubblicità. Ammettendo le telecamere all’udienza preliminare, fatto non automatico negli Stati Uniti dove, dal processo del 1935 per il rapimento e l’uccisione di baby Lindbergh, il figlio del trasvolatore atlantico Charles Lindbergh, fotografie e cineprese e poi telecamere sono state prima sempre, poi in molti casi tenute lontano dalle aule giudiziarie, per non ripetere l’orribile atmosfera da circo in cui si concluse quel processo. Solo i disegnatori riproducevano e spesso ancora riproducono udienze e scene in aule giudiziarie. Varie altre misure adottate, dall’isolamento in carcere alla pesantezza della cauzione alle strette misure di libertà vigilata confermano la volontà di usare la mano pesante.
Possibile che fin dall’inizio nessuno degli inquirenti avesse nutrito qualche dubbio?
È inoltre certo che una volta resisi conto del ruolo pubblico del ricercato e poi dell’arrestato Strauss-Kahn le autorità di New York abbiano avvertito il ministro della Giustizia a Washington e questi il Tesoro, che del Fondo è negli Stati Uniti il diretto interlocutore ed era in passato, di fatto, il padrone.
Che il via libera per il trattamento di Strauss-Kahn sia venuto dai massimi livelli di Washington è più che un’ipotesi. Magistratura indipendente? Certo, ma non nelle procedure con un cittadino straniero di tale rango, possibile prossimo presidente della Repubblica francese. E allora non resta che chiedersi perché.
C’erano ruggini tra il direttore del Fondo e il Tesoro, anche per la gestione del caso del debito greco e degli altri paesi traballanti della periferia europea. A difesa dell’euro, con un occhio forse anche all’imminente propria partecipazione alle presidenziali francesi, Strauss-Kahn aveva schierato le migliori batterie del Fondo.
Poi tutto si è ricomposto con l’appoggio americano alla candidatura di Christine Lagarde, il ministro dell’Economia di Parigi, da cinque giorni successore di Strauss-Kahn al Fondo.
Questo non cancella però il fatto che, almeno dagli anni di Nixon, esistono nell’élite americana due scuole per quanto riguarda i rapporti con l’Europa. La prima considera gli europei più di impaccio che altro, spesso capaci solo di legare le mani all’America, e trovava la sua massima espressione nei primi anni di Reagan nella famosa, poco gentile frase attribuita al suo ministro del Tesoro, Donald Regan. A chi gli ricordava il gravoso peso per l’Europa della politica monetaria americana di aumento dei tassi, fino al 1982, rispondeva: «We upped ours, up yours», con un pesante doppio senso. La seconda scuola riconosce agli europei, nonostante frizioni, interessi diversi e spesso palese concorrenza, il ruolo di alleati utili e, in varie situazioni, non facilmente sostituibili, perché i più simili all’America.
Quanto alla posta in gioco oggi, è chiaro che più i guai dell’Europa e dei suoi grandi debitori sono dominanti sulla scena internazionale, meno attenzione si focalizza sulla situazione per nulla rosea delle finanze pubbliche americane. Sono su un binario altamente insostenibile. Ed è opinione diffusa a Washington che nulla di sostanziale verrà fatto fino al 2013, fino a dopo cioè le prossime elezioni presidenziali.
Si potrà aspettare fino ad allora? I mercati continueranno a finanziare il debito pubblico americano? Sì, se non c’è alternativa, che al momento può venire solo dall’area euro. No, se non a costi nettamente più alti, se l’Europa dell’euro potrà rappresentare un rifugio alternativo credibile, nel breve-medio periodo.
L’aver cancellato di colpo dalla scena Strauss-Kahn ha fatto temere per due o tre settimane che la strategia di intervento in Grecia, e altrove, fosse a grave rischio. Poi, gradatamente, e con comprensione anche delle buone ragioni di chi criticava l’esponente socialista francese e il suo approccio, si è trovata una ricomposizione.
Gli inquirenti di New York hanno alla fine dimostrato correttezza, ammettendo che il loro caso non poggiava su basi del tutto solide. I risvolti politico-finanziari del caso Strauss-Kahn potrebbero seguire.